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Partiti i primi test anche nel modenese

Drosophila suzukii: ora si cerca l'insetto-killer

Sommiamo un inverno particolarmente mite a una primavera che specie nelle ultime settimane è stata altalenante, con piogge e elevati tassi d'umidità, e il risultato è facile da prevedere: numerosi voli di Drosophila suzukii, il moscerino d'importazione che tanto preoccupa i cerasicoltori (cfr. FreshPlaza del 29/02/2016 e cfr. FreshPlaza del 17/05/2016). Per intenderci siamo su livelli paragonabili a quelli del 2014, l'anno che ad oggi è stato quello con il danno più elevato nella seppur breve storia dell'insetto in Italia. Eppure stavolta, quando siamo nel pieno della stagione di raccolta delle ciliegie, l'epilogo potrebbe essere diverso.


Una Drosophila suzukii in una ciliegia.

"Non sappiamo ancora come andrà a finire il 2016; c'è una grossa presenza di Drosophila suzukii, già dall'inverno sapevamo sarebbe stato così, ma finora i produttori sono riusciti a controllarla (nel senso di controllarne e limitarne i danni, ndr) con i trattamenti", spiega Giacomo Vaccari, del Consorzio Fitosanitario di Modena. Ieri era a Vignola (MO), nel corso di un incontro aperto ai produttori per fare il punto sulla situazione voli e danni dell'insetto.

Da quando l'insetto è in Italia si è imparato a conoscerlo sempre di più e a contrastarlo sempre più efficacemente: per citare un caso, il Consorzio Fitosanitario di Modena ha iniziato a redigere e pubblicare settimanalmente un bollettino dedicato alla Drosophila suzukii, indicando anche quando e come trattare. "E' uno strumento letto e seguito dai produttori", ci confida Vaccari.

Il risultato, almeno nell'areale vignolese, sono trattamenti in contemporanea: "trattamenti contemporanei in un vasto territorio – riprende il ricercatore modenese – aiutano a contenere la Drosophila suzukii: il territorio fa da trappola per contenerne la popolazione". La prova del nove la si è avuta negli areali più piccoli e più isolati, dove a parità di trattamenti il contenimento dell'insetto è stato più difficile.


Danni da Drosophila suzukii.

Sulle sostanze impiegate per i trattamenti, i cerasicoltori usano sostanzialmente quel poco che è permesso: "Spinosad, che quest'anno è stato autorizzato in deroga; Cyazypyr; poi sostanzialmente dei piretroidi. In pochissimi qui usano il Phosmed, che dà problemi di fitotossicità, mentre in Veneto e Trentino lo usano con più successo", spiega Vaccari. Quest'anno non è arrivato nessun uso in deroga del dimetoato (e anzi si è assistito in Europa a un giro di vite, con la Francia che non solo l'ha vietato ma ha messo al bando le ciliegie d'importazione così trattate, cfr. FreshPlaza del 18/04/2016) Ad oggi di prodotti registrati specificatamente contro la Drosophila suzukii non ce ne sono.


Danni da Drosophila suzukii su una pianta non trattata.

Intanto la ricerca va avanti e su questo fronte stiamo assistendo a un cambio di paradigma; lo rivelano diversi elementi. Il primo: quantomeno nel mondo della ricerca pubblica non si parla più di sviluppare dei prodotti fitosanitari ad hoc perché, riprende Vaccari, "uno dei timori principali è che la D. suzukii, avendo così tante generazioni in un anno, sviluppi resistenze". Un team di ricercatori dell'Università Di Modena e Reggio Emilia sta studiando proprio quest'aspetto dell'insetto. Il secondo è che, sebbene continui la ricerca per difendere i frutti sulla pianta dai danni (vedi le reti antinsetto, ndr), ora si apre un filone completamente nuovo. "La popolazione (di D. suzukii) che supera l'inverno è fondamentale", chiosa Vaccari; lo dirà più volte nel corso della giornata di ieri.


Un momento dell'appuntamento di ieri. Il secondo da sinistra è Santolo Francati, del dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna.

Tutto questo si traduce nella sperimentazione di parassitoidi autoctoni. Nelle scorse settimane è partita la sperimentazione in campo nel modenese e prove analoghe sono in corso in altri areali. "Abbiamo cercato quali potessero essere gli antagonisti naturali della D. suzukii e abbiamo rinvenuto alcune specie", commenta Santolo Francati, del dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna, che sta seguendo la sperimentazione nel modenese. Si parla di specie autoctone, del territorio, perché come noto in Italia è vietata la sperimentazione con insetti d'importazione, a differenza di quanto avviene invece in altri paesi europei: "Ci si sta muovendo, a livello di organizzazioni agricole, per rimuovere questo divieto tout court solo italiano", è stato spiegato ieri.


Danni da Drosophila suzukii.

Sulle prime sono stati individuati sostanzialmente 3 insetti papabili nella lotta alla D. suzukii: Leptopilina spp., Pachycrepoideus vindemiae e Trichopria drosophilae. Il primo, nelle due specie individuate, si è dimostrato efficace solo sulle Drosophile autoctone e non sulla suzukii. Il secondo invece, lanciato in campo in Trentino, essendo un polifago ha attaccato sì l'insetto nocivo, ma anche gran parte di quelli utili che erano in campo.


Francati mostra la 'trappola' che serve per testare l'efficacia della Trichopria drosophilae.

Più interessante il caso della Trichopria drosophilae, un imenottero che si è dimostrato in grado di adattarsi alle pupe della Drosophila suzukii e di ucciderle. Al momento, riprende Francati, "abbiamo solo dei dati di laboratorio, che però sono positivi. Da 3/4 settimane è iniziata la sperimentazione in campo. L'insetto ha un ciclo di 2 settimane e in questi giorni dovremmo vederne i risultati". Nel concreto, in un campo prove a Vignola (MO), a distanze crescenti dal punto di partenza della Trichopria drosophilae (distribuita dalla Bioplanet - cfr. FreshPlaza del 17/05/2016), sono state posizionate alcune trappole contenenti banane e insetti di Drosophila suzukii che non possono scappare: l'analisi delle trappole (quante drosophile sono state uccise, quante Trichoprie sono state trovate, etc etc) determinerà la bontà dell'insetto utile.


Una delle 'trappole' piazzate nel ceraseto per testare l'efficacia della Trichopria drosophilae.

Nel breve periodo "la speranza – riprende il ricercatore dell'università bolognese - è che possa contrastare lo sviluppo continuo della D. suzukii finché c'è frutta sugli alberi. Potrebbe avere un effetto già da subito". Ma la speranza maggiore è che abbatta la popolazione dell'insetto nocivo in due momenti ben precisi: quando entra nella fase di svernatura, tra metà e fine autunno, e quando invece dalla svernatura ci esce. Soprattutto la popolazione in quest'ultimo momento è quella che determina quanto l'insetto sarà presente nel resto dell'anno.


Dettaglio della 'trappola' usata in campo.

Scartata invece l'ipotesi di poter combattere l'insetto con la cattura massale, vuoi perché andrebbe fatto a livello di territorio e non di singola azienda, vuoi perché, come noto, gli attrattivi attualmente in commercio non sono molto selettivi nei confronti della D. suzukii, inoltre hanno una bassa persistenza (la ricerca oggi punta anche ad attrattivi più persistenti e selettivi).


Danni da Drosophila suzukii.

Intanto, però, due note negative. La prima viene dalla Puglia dove, riferiscono produttori presenti ieri a Vignola, "nel 2014 abbiamo avuto le prime segnalazioni. L'anno scorso abbiamo avuto delle catture importanti, ma zero danni per via del caldo. Quest'anno invece D. suzukii ci sta dando dei problemi: si sta affacciando con prepotenza". La seconda è dello stesso tenore, ma viene stavolta dalla Toscana: "ci sono stati danni sulle precoci, mentre ora, sulle tardive, la situazione è migliorata raccogliendo rapidamente e usando dei tempi serratissimi tra i trattamenti", commenta un cerasicoltore toscano.