Agrisoil Research: costituire anche in Italia varieta' strategiche di uve senza semi
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Tralci di uva Apulia Rose Seedless. (Foto: Agrisoil Research)
I pionieri del miglioramento varietale dell'uva da tavola
"Era il 1911 - ricorda Preziosa - quando il genetista Prof. Alberto Pirovano ottenne, dall'incrocio delle cultivar Bicane e Moscato d'Amburgo, il primo vitigno di uva Italia, tra le principali e più famose varietà di uva del mondo, che per anni ha dominato i mercati internazionali grazie alla bellezza e al gusto dei suoi acini dorati (vedi foto qui accanto). E gli esempi non finiscono qui."
Se c'è una data fondamentale nella storia di Agrisoil Research - fondata nel 1985 - è infatti l'anno 1987: allora si svolse il primo Convegno nazionale dell'Uva da Tavola, con la presenza di alcuni "mostri sacri" nella storia della viticoltura, come il Prof. Angelo Gargiulo del CRA, costitutore di diverse varietà apirene e ora operante in Argentina, il Prof. H.P. Olmo (Università della California), costitutore delle varietà Centennial e Red Globe e il Prof. P. Manzo dell’Istituto Sperimentale di Frutticoltura di Roma, costitutore della varietà Matilde (Italia x Cardinal).
"Proprio insieme al professor Manzo approfondimmo alcuni aspetti della viticoltura, in primo luogo l'esigenza di allungare lastagione produttiva, con applicazione di coperture per l'anticipo della maturazione. Diffondemmo la varietà di uva Matilde nel nostro territorio, anche se questa fu poi soppiantata dalla Vittoria, favorita proprio dall'anticipo produttivo che si riusciva a ottenere in Puglia e in Sicilia rispettoad altre aree di coltivazione".
L'alba dell'era delle uve senza semi
"Già a quel tempo - spiega Pietro Preziosa - cominciava ad affacciarsi, grazie all'attività di Angelo Gargiulo, l'interesse per le uve senza semi. Provammo allora ad introdurne alcune nel nostro territorio, ma i primi approcci dei produttori con queste varietà furono molto deludenti. Non si comprese subito, infatti, che non era possibile applicare le stesse tecniche colturali dell'uva con seme a quella apirena. Le uve senza semi sono meno fertili di quelle con i semi e necessitano di tecniche produttive adeguate. Inoltre, l'uva apirena presentava acini di diametro minore, mentre all'epoca i commerciantichiedevano soprattutto merce con acini grossi. Insomma: purtroppo il contesto non fu propizio all'introduzione di queste cultivar. Doveva però arrivare il mercato a capovolgere la situazione".
Ben presto, infatti, interessanti cultivars estere, provenienti da Argentina (grazie alla "scuola" di Gargiulo, trasferitosi in quel paese), Sudafrica, California, Israele e altri hanno cominciato ad affacciarsi sul mercato e a riscuotere un crescente successo.
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(Foto: Agrisoil Research)
"A quel punto, verso la fine degli anni Ottanta - racconta Preziosa - la domanda è sorta spontanea: Perché non costituire noi stessi uve apirene?". E' così che Agrisoil Research, mossa dalla passione di un team dalle competenze complementari l'una all'altra, si è incamminata lungo la laboriosa strada dell'ibridazione, individuando le varietà genitrici che potevano essere interessanti e andando avanti, passo dopo passo.
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Il team di Agrisoil Research. Da sinistra a destra: Pietro Preziosa (coordinatore). Luisa Ruggeri (esperta in tecniche di coltivazione fuori suolo), Stefano Somma (breeder), la collaboratrice Paola e Marco Preziosa (esperto aspetti fisionutrizionali). (Foto: FreshPlaza Italia). Clicca qui per una breve videointervista con Pietro Preziosa, sul lavoro di selezione svolto in questi anni.
Il meticoloso lavoro del breeding varietale
Come spiega il breeder dell'azienda, Stefano Somma: "Nell'uva, il lavoro di ibridazione è estremamente lungo: occorrono anche 12 anni per individuare una varietà promettente. Il processo di ibridazioneè completamente naturale. Si parte dal fiore, che viene privato dellecomponenti maschili, lasciando soltanto la parte femminile, che vieneimpollinata dall'altro genitore. Una volta ottenuto il seme dell'ibrido, c'è tutto il processo di allevamento in serra idroponica, di innesto per l'impianto in campo, di individuazione del giusto apporto nutritivo da fornire al terreno, della corretta tecnica colturale e via dicendo."
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Dettaglio di fiori di uva aperti. Al centro, la parte femminile, tutto intorno, gli stami maschili. Questi ultimi vanno accuratamente rimossi se si vuole procedere ad impollinare il fiore incrociandolo con un'altra varietà di uva. (Foto: Agrisoil Research)
"Ma non finisce qui - sottolinea Pietro Preziosa - in quanto una varietà apirena, per essere interessante, deve rispondere non solo e semplicemente al requisito dell'assenza dei semi, ma anche a tutta una serie di considerazioni di carattere più propriamente "commerciale", quale per esempio la resa in campo, la resistenza alla frigoconservazione, il grado di gradimento da parte del consumatore finale e così via".
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Stefano Somma. (Foto: FreshPlaza Italia)
Le varietà su cui Agrisoil Research sta focalizzando la propria attenzione sono quelle medio-tardive, che siano idonee alle caratteristiche del territorio produttivo pugliese. "Stiamo comunque riscoprendo alcune cultivars che erano state del tutto abbandonate dai produttori pugliesi e che invece, a nostro avviso, potrebbero costituire una buona opportunità per coloro che volessero specializzarsi in segmenti di nicchia o di produzione controstagionale".
Per maggiori informazioni:
Pietro Preziosa
Agrisoil Research
Via Vittorio Veneto 89
Bisceglie (BA)
Tel.: +39 080 3964011
E-mail: info@agrisoilresearch.it
www.agrisoilresearch.it