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In 10 anni i prezzi di vendita sono aumentati del 6,8%. Cresce il peso dei discount

Frutta e verdura, consumi stabili. Pesche in calo, salgono gli asparagi

I consumi di ortofrutta, bisogna riconoscerlo, latitano. Dopo un decennio di continui cali, in Italia nel 2015 c'è stata un'inversione di tendenza con un +3%, ma nel 2016 la variazione dei consumi, pur rimanendo nel campo positivo, è stata pari solo all'1,4%. Di questo passo, ci vorranno diversi anni per tornare ai livelli pre-crisi.

Frutta e verdura sono commercializzati per il 62% dalla Gdo con un grande balzo in avanti dai discount. In generale, la frutta registra +2,1% dei volumi, mentre gli ortaggi +0,6%.



I dati sono di GfK elaborati da Cso Italy per Macfrut Consumers' trend, l'osservatorio sui consumi promosso da Macfrut, la fiera dell'ortofrutta in programma alla Fiera di Rimini dal 10 al 12 maggio 2017 prossimo.

Lo stesso Renzo Piraccini, presidente di Macfrut, pur guardando con ottimismo al secondo anno di fila del segno "+", commenta con prudenza: "Non siamo di fronte a una dato brillante come nel 2015, ma almeno continua la tendenza positiva. E' difficile, ma vorremmo monitorare anche i consumi extradomestici: sono sempre più numerose, infatti, le persone che pranzano fuori casa con un'insalata di quarta gamma, magari arricchita con frutta secca e pomodoro. Ad ogni modo non possiamo prescindere dall'idea di esportare non solo in Europa, ma in tutto il mondo, le nostre produzioni".


Renzo Piraccini, presidente di Macfrut

Il presidente nei prossimi giorni partirà per la Colombia, per presentare Macfrut in quel paese sud americano che può rappresentare anche un mercato d'arrivo per certi articoli a lunga conservazione, oltre alle tecnologie in cui l'Italia è leader.

Frutta
Tornando ai dati di consumo 2016, c'è poco da stare allegri su alcune tipologie. Le pesche perdono l'1% dei consumi (attestandosi a 267mila tonnellate) e questo è un trend che non conosce inversione. Forse sarebbe ora di seguire i consigli di alcuni esperti che, pur dicendo una cosa molto semplice, forse hanno trovato la chiave di volta (cfr. FreshPlaza del 6/02/2017) per rendere acquistabili le pesche e le nettarine con più entusiasmo.

Vanno ben peggio le arance, in termini generali. Da un lato nell'ultimo anno si vede un recupero del 2% e questa è una nota positiva, ma negli ultimi 10 anni la flessione è stata pari al 12%. Sul fronte agrumi, note positive dalle clementine che compiono un importante balzo in avanti per i volumi acquistati di quasi 21mila tonnellate in più per il 2016 rispetto ai dodici mesi precedenti (+8,5%).



Nota positiva dalle pere, che hanno aumentato le vendite di un discreto 4%.
Le mele sono l'articolo più acquistato con 825mila tonnellate e un +2% nei consumi. Al secondo posto le arance con 550mila tonnellate consumate e, al terzo, le banane con 453mila tons. pari al 10% totale dei consumi.

Piraccini non nasconde il fatto che specie come le pesche continuano a soffrire. "E' un trend, gusti che cambiano – afferma – così come nel comparto mele abbiamo varietà tradizionali in forte calo e nuove varietà, tipo quelle bicolore, che aumentano in maniera netta. E penso anche alle fragole o all'uva apirena. Cambiano i gusti, cambiano le tendenze, ma quello che non deve cambiare è la volontà di innovarsi".



Continuando la carrellata troviamo i meloni che pareggiando i quantitativi del 2016 arrestano l'ascesa degli ultimi anni. Anche il kiwi con 118 mila tonnellate si scosta leggermente rispetto al 2015. L'annata degli agrumi è confermata anche dai limoni (+8%). L'uva prosegue la sua lenta salita aggiungendo un altro punto percentuale sul 2015. Ad eccezione delle pesche, le altre drupacee migliorano sul 2015: nettarine +1%, albicocche +2%, susine +7% e ciliegie +9%.



In termini assoluti nel 2016 l'acquisto di ortofrutta è stato pari a 8,27 milioni di tonnellate generando una spesa totale di oltre 13,7 miliari di euro (+1,4% sul 2015), a fronte di prezzi stabili nell'ultimo triennio.

Allungando la serie storica di riferimento, da 10 anni a questa parte, i cambiamenti non si sono avuti nei volumi (+0,4%), ma nei prezzi medi di acquisto che sono passati da 1,55€/kg agli attuali 1,66€/kg (+6,8%). Un cambiamento negativo per il mondo produttivo, dato che le remunerazioni ai produttori sono costantemente diminuite su quasi tutti i fronti.



Rispetto ai canali di vendita dell'ortofrutta, il 62% degli acquisti avviene nella Grande distribuzione organizzata (Gdo), con i discount che evidenziano un +13%, a fronte di un +1% dei supermercati e un -3% degli ipermercati.

Ortaggi
Sul fronte ortaggi la situazione è leggermente più movimentata. L'ortaggio più acquistato, ossia le patate chiudono il 2016 con un +3% sul 2015, mentre i pomodori si fermano al +1%. Le insalate perdono il -1%, ma il 2015 era stata un'annata record. Contrazione anche per le zucchine -2%.



Le carote nell'ultimo quinquennio hanno ingranato un buon passo ed anche per il 2016 incrementano con un +1%, andatura ancor più sostenuta per le cipolle +4%. Fra le specie da segnalare gli asparagi con il +13% raggiungono le 23 mila tonnellate, anche i radicchi continuano l'ascesa con un ulteriore +4% sul 2015.
 
Canali di vendita
Nel corso del 2016 l'ortofrutta fresca è stata acquistata per il 62% in un punto vendita della GD, esattamente come nel 2015. Nello specifico la suddivisione delle quote per canale commerciale vede primeggiare i supermercati con il 35% dei volumi, seguiti dai discount al 14%, quindi ipermercati all'11% e superette 2%. Per le fonti tradizionali i fruttivendoli accentrano il 22% dei quantitativi di frutta e verdura fresca e gli ambulanti il 13%.



In termini assoluti nel raffronto con lo scorso anno, i supermercati incrementano il volume movimentato del +1% salendo a oltre 2,85 milioni di tonnellate, gli ipermercati scendono del -3%, ma la vera conquista del settore è data dai discount: +13% con un volume totale di 1,17 milioni di tonnellate nel corso del 2016.

Triennio positivo anche per i dettaglianti tradizionali attualmente con quantità veicolate di 1,81 milioni di tonnellate incrementano sul 2015 del +9%. Fra le fonti tradizionali sorte diversa per il mercati rionali ed ambulanti che non superano l'1,1 milioni di tonnellate e si fermano al di sotto dell'annata scorsa del -13%.

In termini di prezzo medio di acquisto nel 2016 si conferma la chiusura della storica "forbice" di differenziale fra ambulanti e supermercati. Nel raffronto con lo scorso anno, salgono tutti i prezzi medi della grande distribuzione, discount compresi, mentre sul fronte dei canali tradizionali si equivalgono come nel caso degli specializzati, o calano come per ambulanti.


Per maggiori info:
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