Fa della freschezza un suo punto di forza: la pitaya commercializzata dalla ditta 2M, in soli tre giorni riesce a passare dal campo al banco del supermercato. "La varietà che apprezzo di più e che commercializzo - spiega il titolare Luca Bernardini - è quella con polpa rossa e il colore rosso che la caratterizza anche eternamente. Il sapore di questa varietà è, secondo me, superiore alle altre".
La provenienza è Brasile o Repubblica Dominicana. "Porto un esempio. Se il campo di raccolta non è distante dall'aeroporto di partenza, come potrebbe essere a Rio de Janeiro, il lunedì gli agricoltori raccolgono, il martedì le pedane sono in aeroporto e il mercoledì mattina sono in Europa, a Madrid o Fiumicino. E il giovedì il prodotto può già essere nel supermercato in Spagna o Italia. Per il nord Europa servono un paio di giorni in più".
In Italia, il consumo di pitaya non è ancora elevato. "I consumatori non lo conoscono molto, il percorso per farlo diventare più comune è ancora lungo. invece in Europa, ad esempio in Francia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, le richieste sono piuttosto elevate e nettamente superiori rispetto all'Italia".
I prezzi della pitaya sono piuttosto costanti e Bernardini dice che "avendo contatti diretti con i produttori, siamo molto competitivi".
La pitaya, o frutto del drago, è molto rinfrescante e solitamente viene mangiata durante la stagione estiva, all'interno di una macedonia o anche da sola. Il modo migliore infatti per gustarla è mangiarla così com'è. Basta rimuovere semplicemente con un coltello la buccia, e affettare la polpa interna. Oppure si può usare un cucchiaio e scavare la polpa direttamente, senza rimuovere la buccia esterna. Spesso questo frutto viene servito all'interno di un'insalata ricca di colori comprendente lattuga, pomodoro e arance o con il mandarino come valido sostituto dell'arancia.
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Luca Bernardini
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