Negli anni '50 era una delle pesche più diffuse, poi è totalmente sparita a causa di una scarsa resistenza nel post raccolta: è la Bella di Cesena, varietà oggi ritenuta antica ma che, in realtà, è la madre (o la nonna) di tante attuali cultivar. Un progetto del CRPV, avviato parecchi anni fa, ha portato a 'salvare' questa e altre tipologie di pesche, e diversi agricoltori hanno con esse realizzato degli impianti remunerativi.
E' il caso dell'azienda Rossi di Cesena, guidata dai fratelli Maurizio, Monia e Lucia. "Quest'anno il calibro non è molto elevato - esordisce Maurizio - ma la Bella di Cesena non è una tipologia che offra frutti molto grossi; il loro punto di forza è il buon sapore. La gestione della pianta non è difficile, ma serve molta attenzione. In totale abbiamo 4 ettari aziendali, di cui 3 a frutteto".
Da sinistra: Maurizio Rossi, Giulia Bertozzi, Lucia Rossi, Claudio Buscaroli e Monia Rossi
Lucia si occupa della commercializzazione: "Una varietà come questa, così buona da mangiare ma che non sopporta le manipolazioni, la vendiamo presso i mercati rionali delle cittadine turistiche della riviera romagnola, come Bellaria e Cesenatico. Se le portassimo presso i magazzini tradizionali della frutta, come facciamo con altre varietà, non sarebbe neppure ritirata, perché non conforme agli standard di un certo modo di lavorare. Invece presso i consumatori va a ruba".
Attualmente, il prezzo di vendita è sui 2,30 euro/kg, ma con picchi anche di 3 euro, se il calibro fosse maggiore. "Spesso si legge - continua Lucia Rossi - che i consumatori mangiano meno frutta e non vogliono spendere. La mia esperienza è tutt'altra: la gente acquista, paga, assaggia e torna a comprare. Segno che il prodotto di qualità è ancora molto apprezzato".
Claudio Buscaroli
Uno dei fautori del recupero di varietà come la Bella di Cesena è Claudio Buscaroli del Crpv. "Per raccogliere queste varietà, così delicate, serve molta attenzione. I frutti vanno manipolati il meno possibile e raccolti al momento giusto, affinché possano esprimere tutte le potenzialità di sapore e profumo. A questi agricoltori, e in Emilia Romagna ce ne sono tanti, va riconosciuto il merito di aver scommesso su un progetto di recupero e valorizzazione, dimostrando di poter fare reddito anche con queste varietà, troppo frettolosamente considerate superate".
Reti monofila a protezione del frutteto
La raccolta è iniziata il 14 luglio e sta per terminare. Maurizio sottolinea che "grazie ai fondi del PSR-Piano di Sviluppo Rurale della regione Emilia Romagna abbiamo potuto proteggere i nostri frutteti con reti anti insetto, salvando il raccolto dalla cimice e dalla grandine. Abbiamo effettuato molti trattamenti in meno, a vantaggio della salubrità e con minori costi da sostenere".
Lucia afferma che in passato assicuravano la produzione, ma ora preferiscono proteggere i frutteti con le reti, per potersi comunque garantire la produzione e continuare la propria attività, mantenendo i clienti.
"E' una grande soddisfazione - concludono i fratelli Rossi - riscontrare che i clienti tornano e si congratulano per il gusto ritrovato e la soddisfazione nel mangiare frutti di qualità. Crediamo che in tanti, troppi casi, agli abitanti delle grandi città non arrivi frutta abbastanza buona".