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Mutazione di ficodindia con piccoli semi masticabili. Un caso di tendenza alla partenocarpia?

"Negli anni, abbiamo implementato la coltivazione di fichidindia biologici, ottenuti da una pianta che presenta un frutto con una caratteristica peculiare: la presenza di piccoli semi masticabili. Si tratta di piante che non risentono dei fenomeni climatici avversi - come per esempio la siccità prolungata - perché la maturazione dei frutti è tardiva". Così Massimo Palidda, titolare dell'azienda agricola siciliana a conduzione familiare AgriNopal. 

"Iniziamo la raccolta ai primi di ottobre, proseguendo fino a dicembre inoltrato quando il clima - già particolarmente mite nell'areale di San Cono (CT) - non riserva particolari problematiche. Parliamo di una piccola produzione di ficodindia biologico certificato, che coltiviamo su un'estensione di 10 ettari che entreranno in piena produzione tra un paio d'anni".  

Circa dieci anni fa, l'azienda AgriNopal ha selezionato questa nuova coltivazione da una singola pianta di ficodindia, trovata - quasi per caso - tra migliaia di piante in un'estensione di 80 ettari di ficodindieto di proprietà. Le particolari caratteristiche riproduttive di questa pianta riguardano la presenza di frutti a polpa gialla, di pezzatura medio- piccola, con presenza nella polpa di pochi semi masticabili.

Per maggiori delucidazioni sul fenomeno della partenocarpia - cioè di frutti totalmente privi di semi (apireni) o, nello specifico di particolari fichidindia caratterizzati dalla polpa con pochi semi rispetto alle piante comuni, FreshPlaza ha raggiunto telefonicamente il Prof. Paolo Inglese, del Dipartimento di Scienze agrarie dell'Università di Palermo.

"Nel caso del ficodindia caratterizzato dalla presenza di pochi semi - ha spiegato il docente - potrebbe trattarsi di frutti con spiccata tendenza alla partenocarpia. Questo è un tema di cui mi occupo da dieci anni, trattandosi di un fenomeno complesso che interessa varie tipologie di bacche. A seconda della tipologia del frutto, ciascuna bacca può contenere anche 100 semi, come il kiwi o il pomodoro: si tratta, in entrambi i casi, di bacche polispermiche, come nel caso del ficodindia con semi molto piccoli".

"L'assenza dei semi - prosegue il Prof. Inglese - può migliorare certamente la qualità stessa del frutto. Sul come procedere nel caso del ficodindia, le strade scientifiche percorribili sono due: o ridurre il numero dei semi oppure ridurre la dimensione dei frutti, come succede in frutti esotici simili come la pitaya (Dragon fruit). In natura si verificano diverse mutazioni spontanee, come quella che probabilmente è accaduta nei terreni dell'azienda in questione. Nell'ottica dell'innovazione varietale, è certo che solo una ricerca mirata potrebbe, nel lungo periodo, far chiarezza su cosa è accaduto esattamente, anche nell'ottica di risultati spendibili per l'evoluzione del comparto".

L'azienda storica condotta da Massimo Palidda e dai suoi soci coltiva in Sicilia piante di ficodindia tradizionali da più generazioni. L'azienda sorella, la Nopalvet, nasce come startup innovativa nel 2019, in risposta alla crescente domanda di prodotti biologici. Tra le referenze di punta, figura proprio il ficodindia, commercializzato sia come prodotto fresco che trasformato in succo e derivati ottenuti dai cladodi.

"L'operazione agraria che ci ha consentito di mettere in produzione gli attuali impianti è stata quella di propagare le talee di una pianta storica di ficodindia che si trova nei nostri terreni - come emerge dalla memoria di mio nonno - su un limite di tre contrade, almeno dal 1880. Una decina di anni fa, abbiamo deciso di effettuare la scozzolatura di questa pianta i cui frutti, benché generosi, erano di pessima qualità. Ebbene, dopo questa operazione di diradamento abbiamo osservato che i nuovi frutti ingrossavano normalmente, assumendo una colorazione tipica giallo-rosacea!"

"Fu l'inizio di una piccola rivoluzione perché, al momento della raccolta, fummo quasi increduli nel vedere che i frutti contenevano dei semi totalmente masticabili! Dieci anni fa, abbiamo deciso di piantare i primi 2 ettari utilizzando delle talee a una sola pala, per riuscire a piantare più piante possibili! Dal punto di vista scientifico, non conosciamo la genesi di questa mutazione. Come avviene in molte altre piante esotiche, potrebbe essersi trattato di un processo del tutto spontaneo".

"Commercializziamo il frutto fresco presso il mercato ortofrutticolo all'ingrosso francese di Rungis, dove le nostre produzioni biologiche sono molto apprezzate rispetto al ficodindia comune. Si tratta di frutti con caratteristiche nobili, di gusto e dolcezza intensi, che vendo a prezzi quasi quasi tripli rispetto al ficodindia tradizionale e cioè tra i 2,50 e 2,70 euro/kg. Basti pensare che la grande distribuzione ritira il convenzionale sfuso in campagna a 0,40/cent e il confezionato a 1,40 euro/kg".

"Per quanto riguarda il trasformato - conclude Massimo Palidda - ci stiamo muovendo su più fronti, il succo di ficodindia, in particolare, assume oggi un ruolo cruciale nella strategia di ampliamento del portafoglio prodotti/mercati dell'azienda, che si propone la promozione di prodotti salutari spendibili anche nel settore della nutraceutica e della cosmetica. Tra i prodotti di nicchia lavorati con questo particolare frutto, ci sono i canditi di ficodindia, che trasformiamo in sinergia con la cooperativa sociale Arcolaio, che li trasforma e li distribuisce al canale pasticceria".

Per maggiori informazioni:
Massimo Palidda
AgriNopal Srl
Viale Don Luigi Sturzo, 13
95040 San Cono (CT) Italy
+39 331 530 0452
contatto@agrinopal.com
www.agrinopal.com