Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
L'interrogativo e' di Stefano Lugli sperimentatore dell'università di Modena e Reggio Emilia

E' giunta l'ora di pensare a una frutticoltura solo in coltura protetta?

Le gelate della scorsa settimana, che si sono sommate a quelle del 18 marzo 2021, hanno causato pesantissimi danni al potenziale frutticolo del nord d'Italia. A questo proposito Stefano Lugli, sperimentatore dell'Università di Modena e Reggio e costitutore di alcune delle più rinomate varietà di ciliegio, lancia una provocazione, che troppo provocatoria, poi, non è.

"Credo che sia giunto il momento di pensare a produrre frutta in ambiente protetto onde evitare brutte sorprese anche sul fronte gelate. Si è partiti anni fa per ovviare ai danni da grandine, poi si è passati alla protezione contro la pioggia e, infine, contro gli insetti parassiti. Si deve pensare in maniera totale, comprendendo anche sistemi di protezione contro le gelate tardive, che ormai sono una consuetudine, non una rarità".

Dal ciliegio al kiwi, dal pesco all'albicocco, anche al nord è tempo di pensare a tunnel che fungano da ombrello e protezione contro pioggia, insetti, grandine e gelo. Quindi non tanto per anticipare la raccolta, ma come garanzia per portare a casa il raccolto.

Irrigazione sopra i teli, azienda Christian Schwarzer (Treviso)

Lugli ha reso noti due sistemi di protezione antibrina utilizzati di recente in due frutteti al nord. Nel primo, un telo speciale protegge dall'esterno e l'irrigazione sottochioma aiuta a mantenere la temperatura di qualche grado (2,5 °C) più alta rispetto al campo aperto. Nel secondo caso, l'irrigazione sovrachioma si effettua sull'esterno del telo, in modo da creare una sorta di "igloo" a protezione delle piante (differenza fra fuori e dentro di 6,5 °C), previa progettazione precisa per sopportare il peso del ghiaccio. 

Gli investimenti da fare non sono da poco, ma le risorse europee, e quindi regionali, devono andare in questa direzione. "Fra l'altro - afferma un agricoltore che preferisce non pubblicare il proprio nome - il sistema assicurativo prevede che lo Stato paghi la maggior parte del premio alle Compagnie, ma non vi è alcun ritorno per la società e per l'economia del territorio, se non per l'agricoltore, in parte, e per le Compagnie. Se quei fondi fossero utilizzati per finanziare gli investimenti a protezione fisica della frutta, potremmo garantire il lavoro a tutta la filiera, con un ritorno economico importante anche per lo Stato. Mediante le assicurazioni, invece, sono soldi buttati rispetto ad ottenere il raccolto, mantenere i propri clienti, e garantire tutto il lavoro agli operai, alla logistica, a chi crea imballaggi. A tutta la filiera, insomma".