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Pinoli, l'Italia rischia di restare senza prodotto nazionale

A rischio la pasta con il pesto e moltissime altre ricette della tradizione culinaria italiana, che tra qualche anno potrebbero essere soltanto un vago ricordo. Un danno potenzialmente enorme.

"Ebbene, il rischio è più che concreto per colpa di un insetto della famiglia dei Coreidi (Rhynchota Heteroptera) - ha detto Daniele Ciavolino, amministratore di una importante azienda del settore - si tratta del Leptoglossus occidentalis anche detta la cimice dei pini: un insetto alieno proveniente dal Sud America. L'insetto fitofago inietta veleno nella pigna bruciandola quando è appena nata o compromettendone appunto la produzione di pinoli".

Il problema è sorto 12 anni fa e interessa molti Paesi del bacino del Mediterraneo e anche asiatici. Negli anni, la progressiva riduzione del prodotto ha lasciato campo libero al pinolo di importazione che adesso ha letteralmente invaso il nostro mercato, pur avendo caratteristiche qualitative meno pregiate. Del resto, la pesante flessione della produzione italiana ha determinato una crescita del prezzo dai 50 Euro/kg di pochi anni fa a 80 Euro/kg di adesso (prezzo al consumatore finale).

Quali le soluzioni?
"Al momento l'unica strada percorribile - continua l'esperto - sembrerebbe l'introduzione di un insetto antagonista. Si tratterebbe di una vespa la cui efficacia sarebbe stata testata, fin qui, per quanto ne sappiamo, in laboratorio".

Ma i problemi per i pinoli sono più d'uno. Come se non bastasse, a danneggiare i pini c'è anche una cocciniglia (Toumeyella parvicornis) che provoca una lacrimazione degli aghi. Questa specie di resina, scendendo sul tronco dell'albero, impedisce alla pianta di respirare; essa, con il passare del tempo, tende dunque a rinsecchirsi. Dalla stima degli esperti, qualora non si corra ai ripari, nel giro di due o tre anni l'Italia rischia di restare senza prodotto nazionale.

Nel complesso della produzione e commercializzazione delle referenze ortofrutticole italiane, i pinoli costituiscono una super nicchia di soltanto 200 ton annui, e tuttavia rappresentano un ingrediente assai prezioso per la cucina tradizionale italiana. Il consumo di pinoli in Italia ammonta a circa 4000 ton/anno, provenienti sia dal Bacino del Mediterraneo, sia da Pakistan e Cina (per la maggior parte).

I pinoli, ricchi di proteine, vengono consumati in Europa da sempre, ma in Italia sono essenziali per preparazioni gastronomiche come il pesto alla genovese e svariati altri piatti, ma moltissimo anche in pasticceria. I pinoli sono ricchi di vitamine (in particolare E, B, K e PP), calcio, magnesio e ferro.

"A contribuire alla produzione dei pinoli, in Italia - conclude Ciavolino - concorrono le pinete demaniali che, fino a quando le cose andavano bene, permettevano allo Stato di introitare somme derivanti dalle concessioni. Dato il continuo calo di produzione determinato dalla fitopatia, non vengono operati gli investimenti necessari e ciò, complessivamente, si traduce in perdita di posti di lavoro e di ricchezza stimata in 60 milioni di Euro annui".