Manca poco più di un mese all'inizio della stagione dei meloni siciliani che, verosimilmente, sono quelli in assoluto più precoci d'Europa. Allo stato, un'analisi sulla prossima stagione risulterebbe prematura e fare delle previsioni attendibili sull'andamento della campagna sarebbe azzardato, perché vi sono dei trapianti che ancora debbono essere effettuati.
Maurizio Bartolini
Quel che è possibile fare, senza scadere in approssimazioni, sono alcune considerazioni sulle semine più precoci. Per avere uno spaccato della situazione attuale, abbiamo intervistato Maurizio Bartolini, responsabile commerciale della Master Fruit, nota azienda siciliana di produzione e commercializzazione di referenze ortofrutticole.
"I trapianti effettuati nel mese di dicembre risultano essere buoni e con una buona allegagione - dice Bartolini - I frutti più grossi, al momento, hanno le dimensioni di una pallina da ping pong e si presuppone che vadano a maturazione per essere disponibili nella prima settimana di aprile. Mentre i trapianti eseguiti a gennaio sono in fase di allegagione, quindi non possiamo prevedere come saranno".
Melone retato
"Ci aspettiamo un aprile con una presenza di meloni fin dai primi giorni del mese - spiega il manager - ma con quantitativi non elevati. Il resto della stagione non si può prevedere ma, in base alle informazioni sui programmi di trapianto di molte aziende agricole, ci aspettiamo buone quantità di melone dopo il 5 maggio".
"Grazie alle particolari condizioni del territorio - continua Bartolini - da noi il melone comincia con l'arrivo della primavera. Il primo tipo di melone a essere raccolto è il retato e la campagna si conclude a settembre inoltrato, con il gialletto.
"L'anno scorso, la produzione di meloni non ha lasciato dubbi - spiega il responsabile commerciale - vista l'eccezionale qualità che si era prospettata con la raccolta del melone retato, fin dalle prime battute. Si tratta di una varietà molto precoce, che ci consente di anticipare l'arrivo sui mercati rispetto al resto d'Europa. Ma sono diverse le varietà che coltiviamo e sono tutte piuttosto apprezzate dai mercati".
"Per quanto attiene la qualità dei nostri prodotti, facciamo leva sulla nostra italianità che, nel panorama dell'ortofrutta mondiale globalizzata, gioca ancora un ruolo fondamentale. Una primizia coltivata alle nostre latitudini non può essere confusa, neanche ad aprile, con merce stanca proveniente da oltremare. Basti pensare ai tanti giorni di viaggio cui sono sottoposti i frutti transitati da altri continenti, senza contare i metodi di coltivazione".
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