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Prospettive per i frutti tropicali? In Sicilia sono presenti fin dal 1957

Ancora un interessante seminario, quello organizzato dal CREA - OFA di Acireale (CT), in collaborazione con il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania e il Lions club di Acireale, al centro del quale sono state poste "Le prospettive di sviluppo dei fruttiferi tropicali e subtropicali nell'areale jonico-etneo" e non solo.


In piedi Paolo Rapisarda, direttore CREA - OFA di Acireale

"L'occasione è atipica rispetto alla nostra attività consueta - ha detto in apertura Paolo Rapisarda, direttore del CREA - poiché ci occupiamo principalmente di agrumicoltura, ma riteniamo importante veicolare stimoli sempre nuovi e aprire un dibattito per dare risposte a chi vuole investire in questo settore dei frutti tropicali, che in Sicilia non arriva oggi".


A sx. Salvatore Luciano Cosentino, direttore del Di3A dell'UniCT

"L'importanza che abbiamo dato a questo particolare settore dell'Agricoltura è testimoniata dall'apertura di un corso di laurea in Scienze Agrarie tropicali e subtropicali a Ragusa Ibla, anche se nel frattempo l'abbiamo dovuto chiudere", ha detto dal canto suo Luciano Cosentino, direttore del Di3A dell'UniCT, portando i saluti istituzionali dell'Ateneo.


Alfredo Borzì

Mentre Alfredo Borzì, presidente del Lions club di Acireale, ha sottolineato come il territorio della Sicilia Orientale sia sempre stato vocato all'agricoltura. "Qui è possibile coltivare anche un gran numero di frutti non autoctoni - ha aggiunto Borzì - a partire da avocado, mango, papaya, litchi e altri. Forse l'idea di spostare l'asse dell'economia sul turismo non è stata delle più felici e bisognava insistere sulla strada della buona agricoltura".

A seguire gli interventi programmati, a cominciare da quello del docente presso il Di3A dell'UniCT, Stefano La Malfa, che ha relazionato sul tema 'Evoluzione della frutticoltura meridionale'.


Stefano La Malfa, docente presso il Di3A dell'UniCT

Cosa si intende per fruttiferi tropicali e subtropicali?
"Non parliamo genericamente di fruttiferi esotici - ha detto La Malfa - perché il termine esotico non fornisce nessun riferimento, né dal punto di vista geografico né dal punto di vista climatico. Ci riferiamo invece a fruttiferi che hanno origine in zone del pianeta che sono caratterizzate dal clima tropicale e subtropicale, quindi la classificazione climatica viene ancor prima della classificazione geografica. In funzione della loro origine, hanno genericamente una scarsa resistenza alle minime termiche e non presentano alcuno sviluppo al di sotto dei 10 gradi".



"Tra questi, poi, vi è una suddivisione tra le cultivar prettamente tropicali e quelle subtropicali che dipende dalla temperatura delle zone in cui sorgono. In un'ottica climatica che attiene più alla Sicilia ve sono alcune molto interessanti, oggetto dell'odierno seminario, come mango e avocado. Altrettanto interessante è la noce macadamia che probabilmente esploderà come coltivazione, visto la domanda crescente nel segmento della frutta a guscio".

Inoltre, La Malfa ha snocciolato i contenuti di un'analisi SWOT del settore, ponendo come punti di forza il contesto favorevole della Sicilia per alcune produzioni, paragonabile al sud della Spagna, "poi viene la vocazionalità ambientale di alcuni microaree per condizioni climatiche e la disponibilità idrica, oltre che la possibilità di diversificare l'offerta frutticola in un'ottica di filiera".

Le opportunità elencate dal docente indicano un interesse da parte del mercato europeo, soprattutto per i prodotti 'reday-to.eat' (cioè al giusto grado di maturazione per un immediato consumo) e la possibilità di adottare metodi di produzione biologica (particolarmente fattibili nel caso dell'avocado).

Tra i punti di debolezza invece, La Malfa ha citato le condizioni logistiche e di struttura organizzativa meno efficaci rispetto a quelle di altre aree e un ritardo cronico di individuazione e capacità di sfruttamento delle novità.

Di prospettive di sviluppo in Sicilia per mango e avocado, invece, ha parlato Alberto Continella, anch'egli docente presso il Di3A dell'Università degli Studi di Catania.


Sopra Alberto Continella, docente presso il Di3A dell'UniCT

"Tra i motivi che possono indurre a iniziare la coltivazione di frutti tropicali - ha detto Continella - vi è senz'altro la domanda crescente, a livello internazionale, per queste referenze. Anche l'Istat rileva tale cambiamento, avendo inserito mango e avocado nel proprio paniere 2018. Negli ultimi 10 anni, si è registrato l'aumento del 150% dell'import in Europa di queste referenze, provenienti da un po' tutti i Paesi che li producono: una crescita che non ha pari in ambito ortofrutticolo".



"I maggiori Paesi produttori di mango e avocado che risiedono in centro e Sud America - continua il docente universitario - non riescono a soddisfare la crescente richiesta da parte dei mercati europeo e statunitense. Si riscontra oltretutto che la produzione europea nel 2017 è di 65.000 tonnellate, contro le 486.000 tonnellate commercializzate in Europa. Ciò significa che neanche il 15% della produzione consumata è di provenienza europea (sostanzialmente spagnola). Analoghe le proporzioni per quanto riguarda il mango. Le maggiori aree di produzione livello mondiale rimangono Perù e Cile. Interessante anche osservare la rilevazione dei prezzi in campagna per le produzioni spagnole: l'avocado è andato da 0,75 / 1 euro fino a 2,50 o 3 euro al produttore nel periodo da settembre a giugno. Il mango si è attestato su valori da €1,25 a €2 o poco più al kg".


Nella slide, una foto di Francesco Russo

Continella poi parlato anche del know how tecnico agronomico già presente in Sicilia, visto che l'avocado è stato introdotto nel 1957 da Francesco Russo il quale, l'anno successivo, ha realizzato il primo impianto sperimentale. Da quel momento, l'avocado si è sempre più propagato in Sicilia sulla scorta del successo economico e dei nuovi trend salutistici e nutraceutici che favoriscono questo prodotto.

Ciò ha introdotto di fatto l'intervento successivo, a cura di Andrea Passanisi di Sicilia Avocado, il quale ha portato la sua testimonianza imprenditoriale nel settore. Abbiamo colto uno stralcio del suo intervento, a margine dei lavori, in una videointervista che qui di seguito proponiamo.

Videointervista ad Andrea Passanisi


Avocado in Italia: 260 ettari, di cui 200 nella sola Sicilia.
Le conclusioni dei lavori sono state affidate a Giovanni Continella, Ordinario di arboricoltura generale e coltivazioni Arbore che, in un excursus, ha ripercorso le tappe della coltivazione di avocado in Sicilia.


Giovanni Continella tiene in mano il Tropical Fruit Yearbook 2018, distribuito al Macfrut di Rimini

"L'importanza che le coltivazioni di frutti subtropicali e tropicali ha oggi in Italia - ha detto tra l'altro il docente - è testimoniata dall'organizzazione di un apposito evento a respiro internazionale che si è tenuto nel corso di Macfrut 2018 e che ha dato la dimensione di un settore dalle potenzialità molto promettenti".
Data di pubblicazione: