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Il PSR che divide l'agricoltura siciliana

"Dopo 14 mesi dall'avvio del Psr Sicilia 2014/2020, lo stato della spesa è del 13% e ad oggi risultano messe a bando risorse per 1.059.459.999 Euro, circa la metà dei fondi previsti per l'intero programma siciliano." A dirlo, a giugno, era stato l'assessore all'agricoltura dell'Amministrazione precedente. In un apposito comunicato stampa, diramato in occasione della presenza contestuale a Palermo del capo dell'Unità della Direzione generale Agricoltura della Commissione Europea Filip Busz, dei vertici dell'Assessorato all'Agricoltura, dei rappresentanti del Ministero delle Politiche Agricole e del partenariato (sindacati, organizzazioni di categoria), si parlava anche di altri 675 milioni di euro di previsioni di spesa.



I bandi emanati prima dell'estate sarebbero stati 33 e, per alcuni di essi, erano state definite le graduatorie definitive in attesa dei decreti di finanziamento.
A distanza di sei mesi, però, come stanno le cose? A dirci la sua è l'on. Orazio Ragusa che in una missiva al neogovernatore siciliano, Nello Musumeci, ha chiesto di fare chiarezza, non appena sarà possibile, sulle pratiche legate proprio al Psr.

"Chi, nelle ultime settimane, ha presentato le richieste per finanziamenti riguardanti la misura 4.1 sui miglioramenti fondiari - spiega Ragusa - ha dovuto fare i conti con tutta una serie di problematiche che ne hanno determinato una pesante penalizzazione. Da quello che ci risulta al direttore generale dell'assessorato regionale all'Agricoltura, sono arrivate migliaia di pratiche, circa 2.600, tra cui molte provenienti anche dalla nostra provincia. Rispondendo ai contenuti del bando, gli agricoltori hanno presentato istanze specifiche per innovare il parco macchine, le serre e tutto ciò che riguardava le previsioni contenute nella suddetta misura".

"Nonostante all'ex assessore regionale fosse stato chiesto di intervenire per rivedere in parte i bandi prima della pubblicazione - prosegue il parlamentare - ciò, purtroppo, non è avvenuto. Una circostanza che ha comportato tutta una serie di anomalie nell'espletamento dell'iter. A cominciare da quella che, ad esempio, penalizza le aziende agricole che hanno presentato delle pratiche sulle necessità energetiche aziendali firmate da agronomi quando, invece, secondo le interpretazioni dell'assessorato, avrebbero dovuto essere sottoscritte da altri tecnici, come ingegneri o con affinità analoghe".

Tra l'altro, sarebbe stato richiesto, in proposito, un parere al Conaf, il Consiglio dell'Ordine nazionale degli agronomi, che avrebbe dato ragione ai professionisti locali. Il fatto, però, è che, adesso, si rischia di andare incontro a una notevole perdita di tempo oltre a una penalizzazione, almeno per ora, delle aziende che hanno presentato le istanze in quella maniera. Insomma, una gran confusione che non aiuta affatto il comparto e che, anzi, sta determinando situazioni sempre più complesse e critiche cui speriamo il nuovo governo regionale possa, in qualche modo, porre rimedio visto e considerato che questo settore, già alle prese con notevoli difficoltà, ha bisogno di notevole supporto.

E con la fiducia, sempre rinnovata, per la politica di tutte le stagioni, abbiamo preferito non entrare - conformemente alla linea editoriale del nostro giornale - nella polemica politica, indipendentemente dalle responsabilità, vere o presunte che esse siano. Quel che invece ci è sembrato più logico fare è stato chiedere lumi, come è nostro costume, agli addetti ai lavori.

In questo caso abbiamo interpellato il presidente dell'Ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia Ragusa, nonché vicepresidente della Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Sicilia, Francesco Celestre.

"Il PSR, fatto sulle indicazioni dei regolamenti CEE - dichiara Celestre (nella foto accanto) - è un libro dei sogni che l'Assessorato regionale all'Agricoltura Siciliana non è riuscito a rendere perfettamente operativo".

L'Assessorato, come è noto, ha il compito di emanare le disposizioni attuative generali, quelle specifiche e i criteri di selezione dei bandi. Le modalità con cui questi passaggi sono stati effettuati, a partire dall'assegnazione dei punteggi, sono stati oggetto di dibattito e discussione perché ritenuti incongruenti, dai tecnici, e talora finanche contraddittori.

"Un esempio concreto, ci viene proprio dall'ortofrutta ovvero la misura 4.1 a valere sul miglioramento fondiario - prosegue il presidente provinciale degli agronomi - una misura, quest'ultima a dir poco anacronistica, visto che il bando, la cui dotazione finanziaria è pari a 100 milioni di euro, prevedeva la possibilità di presentare progetti fino a un massimo di 5milioni di euro ciascuno per un impegno di spesa da parte dell'amministrazione regionale fino al 70% a fondo perduto per ciascun progetto: una cosa assurda, data la bassa dotazione finanziaria. Infatti ciò è stato un danno per l'agricoltura siciliana che a visto la possibilità di finanziamento solo per circa 100 progetti, sui 2600 presentati. Progetti, questi, tutti di grandi imprese agricole, a discapito delle migliaia di piccole e medie imprese che costituiscono l'ossatura dell'agricoltura siciliana e che, grazie alla miopia dell'amministrazione regionale, rimarranno al palo".

"Un altro esempio di discrasia sono i punteggi - continua Celestre - qui il cavillo, senza un apparente e riscontrabile senso motivabile, sta nel fatto che la Regione, per l'attribuzione di 14 punti, chiedeva alle aziende di dotarsi della filiera completa di un prodotto, cioè produzione, trasformazione e commercializzazione fino al consumatore finale. Alcune aziende, incentivate per anni, ad aggregarsi in OP, si sono viste negare il punteggio, perché il conferimento del prodotto all'OP è considerata prima vendita e non vendita diretta al consumatore finale. Un palese controsenso, vista l'incentivazione alla disgregazione delle OP; un fatto gravissimo, perché in un mercato globale come quello attuale, ciò renderà le aziende agricole siciliane non competitive sui mercati nazionali ed europei, a vantaggio delle altre realtà europee a noi vicine, come ad esempio quella spagnola che da anni incentivano le aziende agricole ad associarsi in grandi OP o cooperative, in modo da essere molto competitive sui mercati".

"Molte aziende, a causa delle presunte storture nel sistema - conclude l'agronomo - non sono pertanto riuscite ad ottenere tale punteggio o sono state costrette a dimettersi dalle OP per creare delle mini aggregazioni con un potere contrattuale sicuramente minore sui mercati".