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Socio Apofruit, e' stato anche precursore nel biologico

Produce fragole da 50 anni: ecco i miei segreti per una qualita' ottima

Coltiva fragole dal 1967: 50 anni d'esperienza che rappresentano uno spaccato di come la coltura si è evoluta. Lui è Pietro Bastoni, 67 anni, produttore che ha un'azienda agricola di 3 ettari nel territorio di Cesenatico (Forlì-Cesena) ed è socio Apofruit.


Pietro Bastoni

"Ho iniziato a 17 anni - esordisce Bastoni - quando a lavorare si cominciava presto. Oggi coltivo poco più di 6000 piante, ma negli anni d'oro, negli anni '90, sono arrivato anche a 45mila. Non posso dire di essere stato il primo in Romagna a dedicarmi alla fragola in maniera professionale, ma di certo sono fra i primi".



Bastoni è sempre stato proiettato all'innovazione, alla ricerca, in collaborazione con gli enti pubblici che si sono succeduti negli anni, fino al Crpv negli ultimi decenni. Quando abbiamo visitato la sua azienda, pochi giorni fa, siamo stati colpiti da un telo di copertura rosa. Rientra in un progetto sperimentale che vuole verificare l'efficacia di un telo fotoselettivo a favore di una maggiore qualità dei frutti rispetto a quelli coltivati con il tradizionale film plastico bianco/trasparente. La prova vuole verificare anche se il telo colorato aiuti ad aumentare il grado brix e a precocizzare la maturazione.


Le serre con telo fotoselettivo

"Sono un nostalgico - afferma Bastoni - nel senso che secondo me le vecchie varietà erano molto più buone. Dobbiamo tornare a varietà che privilegino il sapore, l'aroma, il gusto e non solo il peso".


Minitunnel sperimentali

L'agricoltore dal 1991 produce fragole biologiche e su questo fronte di certo è stato un precursore. Ecco la sua tecnica colturale: rotazioni lunghe tipo fragola, lattuga, melone, sovescio e ritorno della fragola dopo 4 anni. Il sovescio con un misto di orzo, veccia e favino. Lavorazione non troppo profonda, uso di sostanza organica, irrigazioni con bassi volumi ma effettuate spesso. Un altro segreto è quello di non togliere le vecchie foglie dalle piante prima di marzo.


Favino, orzo e veccia per il sovescio

Non ha mai effettuato fumigazioni. Le serre, di tipo cesenate quindi basse e con pareti apribili lateralmente, vengono chiuse molto tardi la sera e presto al mattino, per non anticipare troppo la maturazione. Il podere è circondato da una siepe per aumentare la biodiversità.



"Tramite questi accorgimenti - aggiunge - io non effettuo trattamenti di difesa sanitaria. Lo so, molti non ci credono, ma normalmente è così. Io ci credo sul serio al biologico. Chi si lancia nel bio solo perché crede di guadagnare di più, parte con il piede sbagliato. Occorre credere nel biologico e poi i risultati arriveranno. E' una mentalità, un aspetto culturale".


La siepe per la biodiversità

Quest'anno le varietà coltivate da Bastoni sono Clery, Nandi. "La tecnica colturale secondo me ha molto più peso della varietà, per ottenere un prodotto di qualità" sostiene l'agricoltore. Coltiva sia in bine, sia in monofila. Nel caso della bina, vi è la doppia manichetta al fine di irrigare con precisione ogni pianta. Poca acqua ma che vada a bersaglio, insomma.



Le rese non sono elevate. In media ogni pianta produce 500-650 grammi. "La qualità è inversamente proporzionale alla quantità. Su questo non si discute".


Indispensabile monitorare costantemente la temperatura

"Quando ho iniziato a coltivare col la tecnica biologica - conclude Bastoni - molti miei colleghi mi prendevano in giro. Non capivano che, anche se producevo meno, il bilancio aziendale traeva vantaggio dal non spendere in concimazioni e trattamenti tradizionali. Gli agricoltori, troppo spesso, non fanno bene i conti in campagna".