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Manca una regia unica per la ricerca, e gli agricoltori si sentono abbandonati

Moria del kiwi: a Verona situazione drammatica, ma in pochi se ne interessano

"In luglio sono apparsi i sintomi su 5 piante di kiwi. Dopo pochi mesi ho dovuto abbattere 4,5 ettari di impianto". La testimonianza è di Giuseppe Arzenton, agricoltore della provincia di Verona.



"Non me l'aspettavo - dice sconsolato il produttore - in quanto l'impianto, varietà Hayward di 10 anni, aveva tutti gli accorgimenti di cui si parla oggi, tipo la baulatura accentuata e le scoline efficienti".



Gli agricoltori si sentono abbandonati dalle istituzioni
. La ricerca pare procedere in maniera troppo frammentata. "Manca una regia che raccordi la ricerca - afferma Renzo Bonizzato, agricoltore e consigliere di Coldiretti - in modo che si possano richiedere fondi consistenti agli enti pubblici. Non è possibile che ogni singolo Sindaco si muova in autonomia per il proprio, piccolo territorio".



Sono circa 1200 gli ettari già abbattuti in provincia di Verona. E alcune segnalazioni di fenomeni di moria sono giunti anche da Piemonte e Friuli Venezia Giulia. A Verona, i comuni più colpiti sono quelli di Pescantina e Bussolengo e tutta la zona Ovest del territorio provinciale.



Come riferiscono i ricercatori Gianni Tacconi del "Crea" e Lorenzo Tosi di Agrea, il campo sperimentale allestito sta dando alcune parziali risposte. Ma un solo anno di risultati non fa testo, occorre raccogliere dati per almeno tre anni.

"Pur senza poter dare risposte definitive - precisa Tosi - alcune indicazioni sono emerse. Ad esempio accentuare la baulatura, apportare sostanza organica sotto forma di compost e gestire in maniera maniacale l'irrigazione".



Per gestione maniacale si intende solo quando serve, senza una goccia d'acqua in più. La moria infatti è causata da asfissia radicale e, come sostiene Bonizzato, "i terreni pesanti e morenici sembrano essere quelli più soggetti alla moria, meno quelli alluvionali".

C'è anche qualche privato che si sta muovendo: Ceradini Group, di Verona, sta sperimentando un nuovo portinnesto che, dai primi riscontri, pare fornire ottime risposte.