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Kiwi: le prossime due settimane daranno un primo segnale sull'evoluzione della stagione in corso

Cenni positivi sul fronte della domanda invernale di kiwi italiano, nonostante la concorrenza dell'offerta greca.

Questa la testimonianza resa a FreshPlaza da un operatore del settore ortofrutticolo, il quale ci riferisce che la richiesta è stata abbastanza attiva a novembre e dicembre.

Ciò ha avuto un visibile effetto: al 31/12/2016, le giacenze sono state inferiori del 26% rispetto alla stessa data del 2015 (ampliando quindi il gap rispetto 2015) seppure con prezzi leggermente inferiori agli obiettivi sperati (per presenza di partite non idonee a una lunga conservazione).

La pressante presenza a prezzi più contenuti sul mercato europeo di merce greca nonché e la prolungata (oltre le previsioni) presenza in tutta Europa di merce neozelandese - due tendenze che stanno ormai diventando costanti nei mesi di novembre e dicembre - hanno indotto gli esportatori italiani a privilegiare le destinazioni oltremare (Taiwan, Cina, Australia, Brasile, USA, Canada), in grado di garantire prezzi più elevati.

La domanda da oltremare, tra l'altro, ha combinato bene la richiesta di calibri grossi (da Asia e Australia) con quella di calibri medio–piccoli (proveniente da Brasile e Nord America).

Come sempre, comunque, le spedizioni oltremare dal 15 dicembre fino a circa 15 gennaio di ogni stagione (per una serie di condizioni) hanno subito un rallentamento, cui - secondo l'operatore - dovrebbe seguire una nuova accelerazione fino almeno a fine febbraio per poi decelerare ancora (in relazione a una maggiore domanda europea prevedibile da marzo in poi).

La prima decade di gennaio 2017, nonostante la continua presenza di merce greca, sembra segnalare una lieve e anticipata (rispetto 2016 stesso periodo) maggiore richiesta anche da Europa (UK, Scandinavia, Germania).

E' opinione dell'operatore che le prossime due settimane daranno un primo segnale circa l'evoluzione della stagione in corso: "Qualora i consumi mantenessero gli stock ad un quantitativo di almeno il 25% inferiore al 2016 (a parità di periodo) per tutto gennaio con prezzi non in flessione - ci spiega - si costituirebbe la prima 'base' per consolidare i prezzi per tutto febbraio e poi prepararsi/ programmare possibili aumenti di prezzo nei mesi di marzo e aprile".

L'esperto si dice abbastanza ottimista che il mese di marzo (complici le minori quantità disponibili da Grecia e Piemonte) possa consentire alle maggiori organizzazioni di valorizzare di più il prodotto e prepararsi alle promozioni pre-pasquali con ulteriori aumenti (soprattutto nei calibri elevati).

"Ormai è prassi delle maggiori aziende di testare e dividere la merce con percentuale di sostanza secca superiore a 16 (con buona percentuale anche oltre 17%), il che consente di prolungare la commercializzazione fino a giugno inoltrato. Intonazione e aspettative di mercato sono quindi orientate a un cauto ottimismo".