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Ma le domande su come sconfiggerla sono ancora tante

Sharka dell'albicocco: dal progetto Mars scoperti quattro nuovi marcatori per la resistenza

Si stima che negli ultimi 30 anni siano stati spesi in Europa oltre 10 miliardi di euro per combattere Plum Pox Virus (PPV), meglio nota come Sharka, la virosi che colpisce pesche, nettarine, albicocche e susine. Archiviato il progetto SharCo, che per l'albicocco permise di scoprire tre marcatori di resistenza alla malattia vegetale, da dicembre 2013 l'Unione Europea finanzia un altro progetto di ricerca, sempre sull'albicocco: il progetto Mars, acronimo di Marker Assisted Resistance to Sharka. Il nuovo progetto di ricerca genetica riunisce e mette insieme l'attività di ricerca di istituti di tutta Europa, Turchia compresa, e raccoglie l'eredità di SharCo.

Venerdì 10 luglio, in un evento organizzato dal Crpv - Centro Ricerche Produzioni Vegetali, a Cesena, si è fatto il punto della situazione a quattro mesi dalla conclusione del progetto (che si chiuderà il prossimo novembre).

"Gli approcci classici – spiega Luca Dondini, ricercatore del dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna, coinvolta nel progetto Mars – non hanno ottenuto gli stessi risultati avuti con altre patologie. La Sharka è più complessa da studiare: ha tempi di latenza lunghi e più ceppi; ci sono tante variabili e quando ce ne sono così tante diventa difficile trovare un minimo comune denominatore".


Un momento del convegno. Da sinistra a destra: Daniele Bassi, dell'Università di Milano, Daniele Missere, del Crpv e Luca Dondini, ricercatore dell'Università di Bologna

Mars ha comunque dato un nuovo slancio alla ricerca sulla Sharka. "Se prima (con SharCo, ndr) si lavorava su 350 piante, oggi lavoriamo in tutta Europa su decine di migliaia di piante", spiega Dondini.

E i primi risultati si sono già visti. In questi mesi infatti sono stati trovati quattro nuovi marcatori genetici di resistenza, tratti del codice genetico dell'albicocco, in un secondo locus (un'area del codice genetico da studiare) diverso da quello che era stato individuato da SharCo. Per intenderci, l'attività di ricerca portata avanti da Dondini e colleghi è molto simile all'esplorazione spaziale: trovare tra una miriade di stelle quella giusta (ironia non voluta il nome del progetto: Mars, in inglese Marte). "C'è – riprende il ricercatore dell'Università di Bologna - un gene di resistenza in un mare di geni di suscettibilità. Non mi era mai capitato prima. E' uno degli argomenti più affascinanti che abbia mai affrontato. E' la lotta in natura tra la pianta e la malattia, dell'una che cerca di sopravanzare l'altra".

Nonostante il buon bagaglio di SharCo, tante domande rimanevano ancora senza risposta. "Perché piante che sulla carta dovrebbero essere resistenti quando le inoculi con il virus si ammalano? Perché nonostante marcatori di resistenza in comune, varietà di albicocco diverse hanno resistenze diverse? (Nel suo codice genetico, ndr) Bora ha ricevuto una resistenza diversa da quella che conosciamo, mentre Harcot ha solo uno dei tre marcatori che conoscevamo, ma è più resistente di altre varietà: perché?".

"Il progetto – continua - ci ha dato la possibilità di cercare un secondo locus di resistenza; un secondo locus di cui nessuno s'era accorto perché molto vicino al primo. Se avessimo continuato con il vecchio sistema ci saremmo impantanati". Ancora da concludere gli studi su questa nuova "regione" del DNA dell'albicocco ha permesso di trovare quattro nuovi marcatori genetici.

"Non c'è un'unica sorgente di resistenza – spiega Dondini - e questo ci può permettere di creare nuove varietà con più possibilità di essere resistenti. E se le future varietà avranno più fonti di resistenza, sarà più difficile per la malattia adattarsi".

Attualmente, grazie a tutti e sette i marcatori individuati, le nuove varietà in test nei laboratori sommano dai genitori due resistenze: il 47% delle nuove varietà risulta essere resistente, mentre prima, usando solo i tre marcatori scoperti da SharCo, la percentuale era minore.


Un momento della mostra pomologica dedicata ad albicocche e pesche dopo il convegno sul progetto Mars. Clicca qui per l'album fotografico completo della mostra.

Nonostante questi risultati, la ricerca continua. Come spiega in conclusione Dondini: "Il materiale buono per la resistenza c'è, ma ci sfugge ancora qualcosa. Ci sono ancora delle domande senza risposta e spero che il secondo locus ce le possa dare".

Oltre ai quattro nuovi marcatori genetici per la resistenza alla Sharka il progetto Mars ha già portato alla creazione di una piattaforma collaborativa sul web: un portale di libero accesso a tutti i partecipanti al progetto, dove condividere le informazioni e i risultati ottenuti da ogni centro di ricerca coinvolto.

Inoltre uno degli assiomi di Mars è il suo essere molto orientato verso l'utente finale, promuovendo incontri come quello di venerdì scorso e lo studio sul campo di nuove varietà, in collaborazione con aziende vivaistiche e produttori. Ma perché i risultati di Mars arrivino in campo servirà ancora tempo.

L'obiettivo della ricerca varietale, spiega Stefano Foschi del Crpv, che per l'ente segue la ricerca di nuove varietà di albicocche, "è trovare nuove varietà di cultivar pensando al consumatore, che siano quindi di qualità per colore, calibro, sapore, e poi che siano resistenti alla Sharka. A oggi i nostri risultati vengono da varietà incrociate sulla base dei primi tre marcatori (quelli del progetto SharCo, ndr), in quanto incrociamo solo materiale con almeno uno dei due genitori resistente". Una ricerca, questa, finanziata dai produttori: Apo Conerpo, Apofruit, Orogel Fresco, Terremerse.

Per informazioni:
Crpv – Centro di Ricerche Produzioni Vegetali
Via dell'Arrigoni, 120
47522 Cesena (FC)
Tel.: (+39) 0547 313571
Fax: (+39) 0547 317246
Email: ortofrutticola@crpv.it
Web: www.crpv.it