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Uva da tavola senza semi del Monviso: una nuova avvincente sfida di conversione varietale

Le difficoltà possono trasformarsi in opportunità: è il caso del progetto di produzione di uva da tavola nella zona pedemontana della provincia di Cuneo, lanciato in risposta alle problematiche provocate dall'avvento della batteriosi dell'actinidia intorno al 2010. "L'ortofrutta è un mondo fatto di relazioni: è stato proprio tramite una rete di contatti universitari e di amicizie che, quattro anni fa, sono stato contattato da un gruppo di giovani imprenditori del Nord che mi ha posto questa fatidica domanda: si può produrre uva da tavola nel cuneese?". Così racconta a FreshPlaza Giuseppe Tagliente, agronomo pugliese che da oltre trent'anni si occupa degli aspetti tecnici di questo prodotto.

Lo studio di fattibilità
Da questa prima domanda sono scaturiti alcuni sopralluoghi: la prima visita è stata effettuata presso gli impianti di prodotto pugliese, per conoscerlo e valutarne anche il contesto ambientale; poi è stata la volta, per il dott. Tagliente, di recarsi nel circondario tra Saluzzo, Costigliole Saluzzo, Piasco, Falicetto e Revello, che include l'estensione produttiva oggi dedicata a questa nuova coltura del Monviso.

Continua l'agronomo: "L'approccio è stato tutt'altro che improvvisato, seppure mosso da una grande passione e da una profonda volontà di risorgere da un mercato che già andava preannunciando crisi e problemi sui prodotti tradizionali, fino ad allora di riferimento per l'offerta cuneo-piemontese. Abbiamo quindi provveduto ad analizzare i dati climatici, le temperature, i millimetri di pioggia e la fertilità dei terreni, oltre a realizzare un giro di interviste agli agricoltori locali per poter costruire una base di lavoro dalla quale partire. L'incrocio dei vari risultati emersi da questo primo studio di fattibilità mi ha indotto a dire il mio sì a questa start-up".

Sud e Nord d'Italia uniti per risultati d'eccellenza
Un progetto di conversione colturale che ha il merito di raccontare una storia di "solidarietà produttiva" tra il Sud e il Nord Italia, come sottolinea Tagliente: "Questo bel lavoro italiano di squadra ha portato alla migliore conclusione che si potesse auspicare: l'uva da tavola senza semi prodotta nel cuneese ha una marcia in più e si distingue nettamente dal prodotto pugliese grazie all'intensa colorazione della frutta, per via dell'escursione termica tipica della zona pedemontana. Da qui, la scelta di puntare sulla varietà rosata Crimson Seedless, che qui assume tendenze cromatiche quasi violacee - un valore aggiunto importante verso il mercato - oltre ad una consistenza della polpa che definirei quasi burrosa".

Nasce la cooperativa "Monvisofruit"
Coraggio, competenza e cooperazione sono stati i tre valori che, in quattro anni di lavoro, hanno portato alla nascita della cooperativa "Monvisofruit", con sede a Piasco (CN) e associata a Confcooperative Cuneo.


Da sinistra a destra: il tecnico Franco Monge, Mario Mellano, Claudio Capitini (Agri Valle Bronda) e il presidente della cooperativa Claudio Monge.

Racconta il neo-presidente Claudio Monge: "Abbiamo voluto interpretare il dopo-batteriosi del cuneese offrendo al nostro territorio una nuova possibilità, cercando al contempo di recuperare gli impianti di sostegno del kiwi, mantenendone intatta la struttura e riadattandoli semplicemente alla nuova coltura. In fondo, abbiamo rinnovato una tradizione che agli inizi del Novecento già faceva parte di questo areale, dove si produceva uva da vino nei cosiddetti autin (vigneti di uva da vino). Da oggi, invece, vorremmo che il nostro Monviso diventasse il simbolo di una nuova opportunità per l'economia frutticola piemontese, dove l'uva da tavola potrà sicuramente rappresentare un'alternativa di rilievo a kiwi e pesche: d'altronde, è proprio la fascia ai piedi del Monviso che ha registrato performance produttive ottimali, a dispetto di aree più umide".



Dubbi, incertezze e rischi imprenditoriali non hanno fermato la carica di entusiasmo del giovane e determinato gruppo dei soci fondatori, mosso dall'intuizione di Claudio Capitini, titolare del commercio di mezzi tecnici Agri Valle Bronda, che sottolinea: "Grazie alla sua maturazione medio-tardiva, l'uva da tavola del Monviso va ad occupare uno spazio esclusivo nel calendario dell'offerta non solo italiana, ma anche europea: il nostro periodo di commercializzazione, infatti, va da ottobre a dicembre, uno spazio senza eccessiva concorrenza e tendenzialmente libero da merce di altre provenienze".



Sarà proprio "Uva da tavola del Monviso" il marchio di riconoscibilità verso il consumatore finale del neonato prodotto cuneese, con una chiara scelta di marketing territoriale evidenziata anche sui social network (clicca qui per accedere alla pagina Facebook).



"Commercialmente – spiega Franco Monge, Responsabile tecnico di Monvisofruit - siamo partiti quest'anno con il primo raccolto effettivo delle nove aziende associate, a sedici mesi dall'impianto, corrispondente a 100 tonnellate di prodotto tecnicamente perfetto, di colore sia bianco, sia rosato, destinato in prevalenza al Nord Europa, in special modo Inghilterra, Scandinavia, Germania e Danimarca, mercati dove l'uva da tavola apirene è molto quotata e ricercata, e il nostro prodotto ha riscosso da subito un alto indice di gradimento".



"Sul versante italiano, visto il quantitativo ancora modesto, ci siamo concentrati sui dettaglianti specializzati della zona, anzitutto perché crediamo che – insieme al lavoro commerciale – si debba contribuire a un'educazione al prodotto all'interno di tutta la filiera, motivo che ci ha spinti tra l’altro a partecipare a una giornata dell'ultima edizione del Salone del Gusto di Torino, nell'area espositiva della Regione Piemonte".


L'uva senza semi del Monviso al Salone del Gusto di Torino.

"Ma il nostro vero biglietto da visita – continua il tecnico - vuole essere la qualità del frutto, che nasce quasi 'coccolato' per via della grande attenzione e della cura che richiede, partendo dalla totale copertura degli impianti, fino al distacco manuale dalla pianta e alla lavorazione prevalentemente non meccanizzata; senza tralasciare l'alto valore di servizio che esprime grazie all'assenza dei semi, che la rende perfetta per bambini ed anziani, oltre che per preparazioni di dolci e confetture. Se l'occhio del consumatore vuole la sua parte, questa uva è poi certamente bella da vedere, grazie ai grappoli carichi e compatti, con gli acini allungati per via del diametro della bacca, che qui risulta naturalmente maggiorato rispetto ad altre zone, oltre a risultare croccante al palato, con un gusto dolce intenso (da 17 a 19 gradi Brix di tenore zuccherino) e una punta di acidità. La viva cromaticità e la consistenza superiore alla media, che ne facilita la conservabilità, la rendono oltretutto perfetta per la destinazione alla quarta gamma, senza contare le numerose virtù nutrizionali e terapeutiche che la contraddistinguono sul piano del benessere".



Conclude il presidente Monge: "Per noi, quest'uva non rappresenta solo una sfida produttiva di territorio: dopo aver visto tanti estirpi forzati causati dalla batteriosi, significa tornare a lavorare con entusiasmo. Questo è il frutto della nostra rinascita".

Contatti:
Cooperativa Monvisofruit

Tel.: (+39) 0175 276001
Web: www.monvisofruit.it

Clicca qui per una puntata di Telecupole dedicata a Monvisofruit