Oggi i prodotti ortofrutticoli sono raccolti, stoccati e lavorati non in relazione al giusto grado di maturazione per il consumo, bensì alla destinazione di vendita, al periodo di tempo necessario per raggiungere lo scaffale, alle rotazioni e alle marginalità per prodotto a punto vendita.
Scegliere l'imballaggio più idoneo per la migliore shelf life dei prodotti ortofrutticoli significa avere più tempo a disposizione per vendere e consumare frutta e verdura, sia per quanto riguarda la distribuzione (mercati generali e supermercati), sia per quanto riguarda il consumatore finale, che acquisterebbe così un prodotto con un grado di conservazione maggiore.
Il ruolo fondamentale dell'imballaggio, pertanto, non si limita a quello di preservare e non danneggiare il prodotto in esso contenuto, ma - oggi più che mai - anche a valorizzare il prodotto nel tempo.
Bestack, consorzio no profit di ricerca che raggruppa le aziende italiane che producono imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta, ha promosso uno studio che indaga proprio questo, ossia l'interazione fra imballaggio e prodotto contenuto, al fine di garantire la migliore shelf life dei prodotti ortofrutticoli e mantenere elevati standard di igiene e sicurezza.
Lo studio, condotto da un'equipe dell'Università di Bologna coordinata dalla professoressa Rosalba Lanciotti del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari di Cesena, è stato presentato ieri, 26 settembre 2013, nel corso di un workshop dal titolo "Imballaggi & Shelf Life: Implicazioni Microbiologiche e Ripercussioni Economiche per l'ortofrutta", in occasione di Macfrut.
L'obiettivo dell'equipe universitaria era quello di valutare le interazioni tra diverse tipologie di imballaggi e prodotto contenuto. In particolare, lo studio ha confrontato l'effetto sulla shelf life delle pesche degli imballaggi in cartone ondulato monouso certificati Bestack rispetto alle cassette di plastica a sponde abbattibili.
La filiera ortofrutticola presenta molteplici e diverse variabili, per questo la ricerca ha previsto condizioni iniziali di igiene identiche per il cartone monouso certificato Bestack e le plastiche riutilizzabili, per poi inoculare in entrambi gli imballaggi la medesima quantità di microorganismi degradativi, questo per valutare l'effetto di imballaggi diversi a parità di contaminazione sul prodotto contenuto.
Il piano sperimentale ha previsto diversi casi di temperatura di conservazione lungo la supply chain, di numero di lesioni e di ore di commercializzazione e ha misurato il tempo che impiegavano le pesche confezionate per raggiungere livelli di contaminazione batterica tali da non consentirne più la commercializzazione.
Tra i tanti casi analizzati - considerando condizioni più favorevoli rispetto a quelle che quotidianamente riscontiamo nei supermercati - la ricerca dimostra che le pesche confezionate nel cartone ondulato hanno una shelf life superiore del 20% rispetto a quelle imballate in plastica riutilizzabile a sponde abbattibili: il che si traduce in un giorno in più a disposizione del consumatore per consumare il prodotto. E in casi di mantenimento non ottimale della catena del freddo (e quindi a temperature più elevate), il dato raddoppia, con una differenza tra le due tipologie di imballaggio superiore ai due giorni.
Una delle motivazioni risiede nelle caratteristiche diverse dei materiali: il cartone ondulato certificato Bestack è per sua natura poroso, ed è in grado quindi di intrappolare i microrganismi degradativi. La plastica invece è un materiale più scivoloso, tale da favorire una migrazione maggiore di microrganismi verso frutta e verdura contenute, dove trova un substrato preferibile da colonizzare.
Senza spingersi in calcoli empirici sulla quantità di pesche che eviterebbero di essere sprecate se tutte fossero imballate in cartone ondulato - un vantaggio evidente, ma di difficile determinazione - risulta comunque chiaro: e cioè che il consumatore ha più tempo a disposizione per consumare le pesche acquistate quando esse sono confezionate in un imballaggio in cartone ondulato certificato Bestack; inoltre, il prodotto ha anche un livello qualitativo più elevato.
E' noto che la logistica di rifornimento nella Gdo è governata dalla velocità di rotazione del prodotto e dalla redditività garantita da quest'ultimo a metro quadro, e non dalla soddisfazione del consumatore: ma se quest'ultima diventasse sempre più una finalità di chi offre frutta e verdura, allora pensare a quali tipologie di imballaggi preferire per migliorare la shelf life dei prodotti ortofrutticoli potrebbe essere un elemento strategico su cui investire, e anche un importante elemento di comunicazione.
Scrivere in un negozio o un supermercato che l'ortofrutta in vendita dura un giorno in più, oltre che un eccezionale elemento di segmentazione dell'offerta, sarebbe un elemento di immediata comprensione e di grande attrattività per il consumatore.
Per maggiori informazioni:
Consorzio Bestack
Via Miller 32
47121 Forlì
Tel.: +39 0543 32441
Email: info@bestack.com
Web: www.bestack.com


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Rapporto fra imballaggi e shelf life dei prodotti ortofrutticoli: Bestack ne ha parlato a Macfrut
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