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Disastro Xylella: quando in agricoltura prevale il disprezzo per il metodo scientifico

"La metodologia scientifica, specie se applicata all'agricoltura, viene spesso snobbata se non posta sotto attacco da parte di vasti settori dell'opinione pubblica e della politica"... con risultati devastanti, aggiungiamo noi. Così Marco Sassi osserva in un articolo dal calzante titolo "Il sonno del metodo genera mostri", pubblicato sul sito Risoitaliano.eu e riferito a una conferenza che ha preso in esame il connubio esistente tra carenze culturali, eccessi ideologici e carestie nella vecchia Unione Sovietica.

Ma questo mix micidiale tra propaganda e rifiuto della Scienza ha avuto effetti anche in epoca contemporanea, anche qui da noi, anche in questi ultimi giorni. E' il caso della devastazione di migliaia di ettari di uliveti a causa di un batterio che poteva essere contenuto e forse anche sconfitto, se non fosse stato per lo "sgambetto" operato dai pregiudizi nei confronti del metodo scientifico. Con danni irrimediabili per un intero comparto produttivo della nostra agricoltura.

Ancora oggi, nonostante un Decreto Ministeriale che obbliga a quattro trattamenti fitosanitari contro l'insetto vettore principale della Xylella, trattamenti importanti e indifferibili, necessari, e che devono essere messi in campo, senza proroghe o ostacoli di carattere amministrativo e legale, ci si trova a doversi scontrare con le ordinanze di alcuni sindaci, che ne vietano l'impiego senza alcuna motivazione plausibile.


L'assessore regionale pugliese all'Agricoltura, Leonardo Di Gioia, reduce da un incontro tenutosi nelle sede di Anci Puglia con i sindaci locali, ha sottolineato: "I trattamenti con i fitofarmaci sugli ulivi per contrastare l'avanzata della Xylella sono obbligatori e dobbiamo farli in questo mese (maggio 2018, NdR): non dobbiamo commettere lo stesso errore di quando ci fu chiesto di tagliare alcuni alberi e si arrivò alle vie legali, tutt'ora pendenti. Dobbiamo avere responsabilità. Sono trattamenti dolorosi, però consentiti e non pericolosi allo stato dell'arte della scienza e della medicina, essendo autorizzati dal ministero della Sanità, e indicati dal ministero dell'Agricoltura come idonei a contrastare l'insetto vettore".

Tra l'altro, esiste una gamma di prodotti utilizzabili, tra cui scegliere: "Anche quei sindaci che avessero particolari sensibilità nei confronti di alcuni prodotti potrebbero chiedere ai propri cittadini di utilizzarne altri, adempiendo così alle prescrizioni del decreto e delle regole regionali", ha aggiunto Di Gioia.



Ma nonostante le indicazioni di Ministero e Assessorato, il braccio di ferro con alcuni sindaci prosegue, amplificando quelle stesse irrazionali resistenze alla tempestiva eradicazione delle piante infette, che hanno condotto alla situazione catastrofica attuale.

Nel frattempo, dall'Europa è arrivata una nuova stretta: lo scorso 23 maggio 2018 il comitato UE per la salute delle piante ha approvato la proposta della Commissione Europea di estendere l'attuale area di quarantena per la Xylella di circa 20 km verso il nord della Puglia, comprendendo quindi anche la provincia di Bari e la Valle d'Itria. L'attuale "area demarcata", ossia la fascia di contenimento della fitopatia, è già larga 20 km e taglia la penisola salentina dalla costa adriatica poco sotto Bari a quella ionica vicino a Taranto.

"Sono arrivati al pettine – ha commentato a tal proposito il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - tutti i nodi provocati da inadempienze e superficialità che risalgono addirittura alla fine del 2015, quando la Commissione inviò all'Italia la prima lettera di costituzione in mora per il mancato adempimento degli obblighi in materia di lotta alla Xylella".

Confagricoltura ricorda che da allora sono trascorsi più di due anni, e lo scorso 17 maggio è arrivato il formale deferimento alla Corte di Giustizia, per non aver impedito in modo adeguato la diffusione dell'organismo nocivo.


In conclusione, l'unica strada rimasta all'Assessorato regionale pugliese sembrerebbe quella di adire la via giudiziaria, impugnando i decreti e le ordinanze comunali che impediscono l'uso dei fitofarmaci, in quanto in contrasto con norme europee, nazionali e regionali. Quando la Scienza va difesa in Tribunale, però, è sempre un brutto segno di tempi oscurantisti... Galileo Galilei docet.