La produzione europea di albicocche è in lieve calo quest'anno, a 508.291 tonnellate rispetto alle 536.167 tonnellate del 2024 (-10%). Se da una parte tutte le zone di produzione hanno risentito di una primavera capricciosa (temperature inferiori agli anni precedenti e precipitazioni), che ha colpito le varietà precoci e ritardato la raccolta di 10-15 giorni, dall'altra la Catalogna, colpita dalla grandine, e la Grecia, colpita dal gelo, potrebbero far rivedere al ribasso le previsioni. A sollevare interrogativi e a minacciare un rimescolamento del mercato è soprattutto l'assenza (virtuale) della Turchia, duramente colpita dal gelo quest'anno.
Francia: ritorno quasi alla normalità
Dopo un anno in cui i volumi sono scesi di quasi il 40%, la produzione francese di albicocche è tornata in attivo. Le previsioni sono di 104.785 tonnellate, rispetto alle 79.700 tonnellate dello scorso anno. Sebbene il fenomeno dell'alternanza facesse prevedere un livello elevato, alla fine l'offerta sarà moderata a causa delle piogge durante la fioritura, che hanno causato un notevole calo fisiologico. La situazione varia molto da un bacino all'altro. Nella regione dei Pirenei-Orientali si prevede una produzione di buona qualità con volumi ragionevoli. Tutti gli indicatori sembrano essere positivi per questa stagione. Nella Valle del Rodano, l'ottimismo è palpabile. Il carico sugli alberi è buono, così come la qualità della frutta. "La produzione è costante e il potenziale c'è".
Per regione: Languedoc Roussillon 34.423 tonnellate, Rodano Alpi 52.000 tonnellate e PACA 18.362 tonnellate, per un totale di 104.785 tonnellate.
Sebbene la produzione sia tornata a crescere, è ancora lontana dalle 150.000 tonnellate di qualche anno fa. Il motivo? I frutteti francesi non crescono più, anzi si riducono. "Non si piantano più albicocchi, o almeno non abbastanza", spiega Raphaël Martinez, direttore della DOP Pêches et Abricots de France. E se compaiono nuove varietà (a scapito di altre, come la Bergeron nella Valle del Rodano, in forte declino), è soprattutto per rinnovare il frutteto e non per avviare nuove campagne di impianto.
Spagna: pioggia e grandine rendono difficili le previsioni
Le previsioni, al momento, si attestano sulle 136.000 tonnellate, un valore stabile rispetto al 2024, ma suscettibile di essere rivisto al ribasso, in quanto le frequenti e talvolta abbondanti piogge durante la fase di fioritura sollevano dubbi sul potenziale produttivo effettivo dopo la differenziazione dei frutti, attualmente in corso. A complicare ulteriormente la situazione, c'è stata la grandine che ha colpito la Catalogna lo scorso fine settimana. Agroseguro ha appena iniziato a valutare i danni, ma le prime notizie indicano che diversi ettari sono stati gravemente danneggiati.
Per regione: Valencia 1.200 tonnellate, Murcia 71.500 tonnellate, Aragona 27.050 tonnellate, Catalogna 17.080 tonnellate, Castiglia-La Mancia 11.500 tonnellate, altre 7.860 tonnellate, per un totale di 136.190 tonnellate.
Grecia: produzione ridotta del 34% a causa delle gelate
Quest'anno la produzione greca è stata gravemente colpita dalle gelate del 21 e 22 marzo (sono stati registrati fino a -6 °C), in particolare nel nord del Paese, in Macedonia, dove i danni sono più gravi: si parla di una perdita dell'80% per le varietà precoci e molto precoci. Nel sud del Paese, nel Peloponneso, le perdite sono invece più contenute, con un leggero calo dei volumi. Con una produzione prevista di 67.750 tonnellate per il 2025, la produzione greca è quindi inferiore del 34% rispetto alle 103.000 tonnellate del 2024 e del 16% rispetto alla media del periodo 2019/2023.
Per regione: Peloponneso/Sterea/Creta 31.250 tonnellate, Macedonia e altre regioni 36.500 tonnellate, per un totale di 67.750 tonnellate.
Italia: continua il calo delle superfici
Dopo una campagna in perdita nel 2023 e un ritorno a livelli produttivi più normali nel 2024 (245.000 tonnellate), la produzione italiana nel 2025 è destinata a diminuire, con previsioni di 199.500 tonnellate, il 20% in meno rispetto all'anno scorso. Attualmente, solo la Campania e la Sicilia presentano volumi superiori all'anno precedente. Questo calo produttivo in Italia è dovuto in particolare alla diminuzione delle superfici (in atto da diversi anni), ma anche alle condizioni climatiche avverse: variazioni di temperatura, piogge e gelate che hanno interessato sia le regioni settentrionali che quelle meridionali. La fioritura è stata buona nella maggior parte delle zone di produzione e l'allegagione è stata positiva, anche se le condizioni climatiche non sono state ottimali.
Per regione: Emilia-Romagna 58.008 tonnellate, Sud Italia/Sardegna/Sicilia 123.115 tonnellate e altre 18.443 tonnellate, per un totale di 199.566 tonnellate.
Che ne sarà della produzione europea in assenza di quella turca?
La Turchia, primo produttore mondiale di albicocche, ha visto ridurre la propria produzione del 70% a causa di un'eccezionale ondata di freddo. Sebbene la maggior parte della produzione turca sia destinata al mercato della trasformazione, una parte significativa viene solitamente esportata nell'Europa dell'Est e in Germania per il mercato del fresco, cosa che quest'anno non avverrà. Un'opportunità per le albicocche europee. Tomas Bosi del CSO Italy lo conferma, indicando una porta aperta per le albicocche italiane verso la Germania (primo mercato di esportazione dell'Italia), così come per le albicocche francesi, il cui mercato di esportazione si è notevolmente ridotto nel corso degli anni.