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Agrumi italiani: si temono ripercussioni sulla produzione per il caldo e la siccità

L'estate 2022 si preannuncia particolarmente calda, ma quello che preoccupa è soprattutto la carenza di risorse idriche che, se dovesse ancora perdurare, potrebbe influenzare seriamente molte colture, inclusi gli agrumi.

L'agronomo Vito Vitelli ci ha illustrato la situazione circa lo stato fenologico delle coltivazioni e sulle conseguenze che temperature elevate e siccità potrebbero generare.

"Nelle principali regioni meridionali, ci sono migliaia di ettari destinati ad agrumi, in particolare in Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia ionica. Tutte le coltivazioni si trovano nello stadio di allegagione-accrescimento dei frutti. Da poco è terminata la caduta dei petali, e ora il frutticino è entrato nella fase di moltiplicazione cellulare, pertanto la pianta necessita di molte risorse. Sbalzi idrici, in questo specifico periodo, non fanno altro che accentuare la cascola dei frutti, poiché generano scompensi alla pianta. Qualora la situazione dovesse prolungarsi anche nella imminente fase della distensione cellulare, gli effetti negativi si ripercuoterebbero sulla pezzatura e sulle rese unitarie".

"Tra le ultime due settimane di giugno e la prima di luglio, avviene la cascola fisiologica dei frutti, ma la carenza di acqua potrebbe accentuarla. Non fornendo acqua per alcuni giorni, anche settimane, perché razionata, la pianta si mette in uno stato di difesa, cercando di sfruttare quelle che sono le scarse risorse ancora contenute nel suolo. Poi, però, quando si ritorna a irrigare, magari perché è arrivato il turno stabilito, la pianta subisce una forte e rapida idratazione, con immediate ripercussioni sulla tenuta dei frutti. Si passa così da un eccesso all'altro".

"Di solito, il caldo eccessivo e la siccità determinano un aumento dei costi di produzione, oltre che una comparsa anticipata di alcuni parassiti a causa dello stato di stress della pianta. Una buona parte degli agrumeti sul territorio nazionale impiegano ancora sistemi di irrigazione obsoleti dotati di erogatori ad alta portata, che non consentono di localizzare le risorse all'apparato radicale. Purtroppo, gli esempi di spreco e di uso non razionale dell'acqua sono ancora tanti, mentre sono poche le aziende che adottano impianti a micro-portata (sotto i due l/h) con tubi dotati di gocciolatori che assecondano la capacità di assorbimento dei terreni di qualunque natura e tessitura. Anche la gestione della chioma è importante; piante ridimensionate correttamente ottimizzano le risorse. Dobbiamo inoltre iniziare a parlare di vasche di accumulo, così da poter erogare l'acqua nei periodi di maggiore crisi, sposando il concetto del poco ma frequente".