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Mai una campagna agrumicola cosi' controversa

Mai si era verificata una campagna agrumicola controversa come quella di quest'anno. La vendite delle arance in campagna avvengono a prezzi che cambiano anche a brevissimi intervalli. Si parla una volta di 25 centesimi di euro, un'altra di 30 centesimi e, per qualche partita, anche di 50 centesimi, ma senza che si possa mai fare un minimo di programmazione.

Il tutto si somma a un esubero di produzione, quest'anno, che vede al contempo una stagione caratterizzata da 55 giorni di pioggia invernali e una conseguente cascola del 30% di frutti (sia sul prodotto precoce sia su quello tardivo). Un contesto generale in cui l'incontro tra domanda e offerta fa fatica a trovare un qualsivoglia equilibrio. Eppure i costi di produzione ci sono e devono sostenere anche quelle raccolte che presentano un ulteriore 15 % di perdita di prodotto, il cosiddetto scarto di lavorazione, costituito dalle arance danneggiate da vento e altri fattori contingenti.

Cionondimeno, i volumi ancora sugli alberi sono enormi e le industrie di trasformazione lavorano a pieno regime, acquistando il prodotto a 17 centesimi di euro, franco magazzino, quindi a 08/09 centesimi all'origine. Insomma una situazione difficile da sostenere per molti produttori, anche se c'è chi fa rientrare queste dinamiche nel naturale andamento altalenante delle stagioni.

La confusione che però regna tra la maggior parte degli operatori ha generato approcci diversi: da una parte ci sono quelli che hanno mantenuto un atteggiamento attendista, centellinando le raccolte e sperando in un cambiamento delle condizioni mercato; dall'altra ci sono operatori che, forse più consapevoli della situazione, hanno continuato a lavorare come hanno sempre fatto - seppur con i dovuti distinguo legati alla situazione del momento - commercializzando il prodotto alle migliori condizioni possibili.

A peggiorare la situazione è la chiusura del settore Horeca e la minore richiesta da parte dei mercati all'ingrosso che lascia, per i noti motivi di Covid, ampio spazio alla GDO; è quest'ultima che regola i prezzi di mercato. I margini, di conseguenza, sono bassissimi, laddove inesistenti, con sacche di invenduto.

Secondo uno dei diversi operatori che abbiamo sentito per commentare la situazione, "l'importante, in momenti come questi, è andare avanti e cercare di lavorare senza rimuginare troppo. La situazione è quella che è; e atteggiamenti scomposti non risolvono assolutamente nulla. Altra cosa è la legittima esternazione e rivendicazione di alcuni criteri d'indirizzo che però, sia chiaro, esulano dalle regole di mercato in un regime di libera concorrenza".

Insomma, mancano circa 60 giorni alla fine di questa campagna arancicola e qualcuno non vede l'ora di lasciarsela alle spalle!