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Il Sudafrica si prepara ad avviare una controversia in sede WTO contro le barriere fitosanitarie UE

Il vertice biennale dell'industria agrumicola sudafricana (Citrus Summit) si è tenuto nell'11ma settimana del 2019 nella città costiera di Port Elizabeth. L'incontro, che riunisce tutti gli anelli della filiera agrumicola (anche internazionale) per una visione d’insieme, dalla produzione al mercato, ha visto la partecipazione di oltre 600 delegati.

La prima giornata è stata dedicata alle presentazioni sul benessere dei lavoratori e lo sviluppo, sulla possibile scarsità di navi frigorifere e l'imminente minaccia della malattia del citrus greening (HLB) per l'industria sudafricana.

Critiche ai protocolli fitosanitari imposti dall'UE
Il summit è iniziato in maniera spedita dal momento che, nel suo discorso di apertura, il vicedirettore generale del Dipartimento di Agricoltura, Foreste e Pesca, Mooketsa Ramasodi, ha annunciato che il Sudafrica si prepara ad avviare una formale controversia in sede di Organizzazione mondiale del commercio (WTO).

Il vice direttore generale del dipartimento dell'agricoltura, delle foreste e della pesca, Mooketsa Ramasodi

"L'industria agrumicola sudafricana ha dovuto affrontare degli ostacoli sulla strada verso il libero scambio. Da circa trent'anni, il Sudafrica sfida l'Unione europea sulle prescrizioni riguardanti la macchia nera degli agrumi (CBS-Citru Black Spot), nell'ambito della legislazione sulle importazioni".

"Sulla base delle sue ricerche, e su quelle condotte a livello globale, il Sudafrica ritiene che le prescrizioni siano ingiustificatamente severe perché la frutta, una volta raccolta e spedita, ha un ruolo trascurabile nella diffusione della malattia".

"Nel 2010, il Sudafrica ha contestato le misure sulla CBS in materia di importazione, attraverso il processo di risoluzione delle controversie della Convenzione internazionale per la salute delle piante. Purtroppo ci sono stati pochissimi progressi, sicché ora abbiamo formalmente ricevuto la richiesta del settore agrumicolo sudafricano di svincolarsi dalle procedure adottate dall’International Plant Protection Convention (IPPC) ".

"Nel 2013, il Sudafrica ha sollevato, presso il comitato fitosanitario del WTO, a Ginevra, le sue preoccupazioni di ordine commerciale, in merito ai requisiti richiesti dall'UE", ha proseguito Ramasodi. "Nel 2016, l'UE ha implementato misure di emergenza sulla CBS che sarebbero dovute scadere alla fine di marzo 2019. Tuttavia, secondo un comunicato stampa della Commissione europea del 22 febbraio 2019, tali misure dovrebbero essere prorogate per altri tre anni, il che è molto deplorevole. Il mantenimento della conformità a tali misure si stima abbia infatti un costo annuale di 1,8 miliardi di Rand (circa 112 milioni di Euro) per il produttore sudafricano di agrumi. E' inconcepibile che i produttori continuino a sostenere il costo di misure che riteniamo scientificamente ingiustificate".

La questione è stata discussa a livello presidenziale, durante il vertice Sudafrica-UE del novembre scorso, e ancora a febbraio di quest'anno tra il ministro del commercio e dell'industria Rob Davies e il commissario europeo per il commercio, Cecilia Malmström.

"Nessuno degli interventi tecnici e politici in Sudafrica sulla CBS ha prodotto il risultato desiderato. Di conseguenza, il Sudafrica si sta attualmente preparando ad avviare una controversia formale attraverso la procedura di risoluzione delle controversie del WTO"

Nonostante le condizioni fitosanitarie estremamente restrittive in cui si svolge il commercio di agrumi sudafricani con l'Europa, ha detto Ramasodi, il commercio del Sudafrica ha raggiunto le 599.000 ton, durante la stagione delle esportazioni del 2018. "Spesso l'UE sostiene che questo volume non va a supporto della tesi del Sudafrica secondo la quale il commercio viene danneggiato dalle misure sulla CBS ma, chiaramente, in questa argomentazione si trascura il costo di conformità alla normativa".

Data di pubblicazione: