Da una parte gli scarti derivanti da coltivazioni agricole o materie prime di natura vegetale; dall'altra, il mondo del fashion che è sempre più amico dell’ambiente. D'istinto uno direbbe: e quindi? Cosa c'entra una cosa con l'altra? A unirle ci ha pensato H&M Foundation che con il suo Global Change Award, una sfida all'innovazione avviata nel 2015, ha l'obiettivo di rendere la moda circolare e di proteggere il nostro Pianeta.
La passione per l'abbigliamento e per i materiali eco-compatibili e sostenibili sembra ormai una tendenza consolidata, destinata a crescere e durare nel tempo (cfr. FreshPlaza del 06/03/2015). Vediamo qualche esempio.
L'azienda americana Circular Systems utilizza la tecnologia a ciclo chiuso a basso costo Agraloop per il suo progetto Crop-A-Porter e trasforma scarti agricoli, da alberi di banane o foglie di ananas tra gli altri, in biofibra utile per tessuti.
L'azienda olandese Neffa è andata alla "radice" del problema con Fungi Fashion e ha trovato una risorsa inaspettata nel micelio combinato alla tecnologia 3D. La novità sta non solo nell'aver trovato un modo per produrre vestiti su misura da questa nuova fibra naturale senza la necessità di tagliare e cucire ma, una volta che si è deciso di dismettere il capo, questo può tornare alla terra per decomporsi.
I due progetti - americano e olandese - sono tra i vincitori 2018 del Global Change Award. Il 3 aprile 2019 verranno svelati i nuovi vincitori.
(Fonte foto: orangefiber.it/blog)
Per far sì che il nostro Paese non venga messo in secondo piano, ricordiamo uno degli esempi virtuosi made in Italy, datato 2012, che meglio rappresentano il binomio insolito frutta-moda: Orange Fiber, l'azienda creata dalle imprenditrici Adriana Santanocito ed Enrica Arena, le quali hanno brevettato un tessuto ricavato dalle bucce d'arancia con cui realizzare abiti vitaminici che rilascino addirittura i loro principi attivi sulla pelle.