Nel commercio al dettaglio alimentare italiano si trova oggi una varietà di mela che esiste da due millenni, nonostante debba essere fatta maturare manualmente all'aperto dopo la raccolta: non è una favola, ma una realtà affascinante della melicoltura meridionale italiana. Durante il viaggio di studio 2025 dell'Associazione Vivaisti Altoatesini, gli 11 partecipanti hanno potuto apprendere molte informazioni interessanti su questa perla del Sud, la cui storia risale all'epoca romana. È già raffigurata in dipinti antichi a Ercolano: nel corso dei secoli la denominazione è passata da "anorcola" a "annorcola" fino a quando il botanico Giuseppe Antonio Pasquale nel 1876 coniò il termine "Annurca".
© Claudio Di Vaio Una gioia per gli occhi sono i cosiddetti melai, a sinistra i frutti immaturi, a destra quelli maturati all'aperto pronti per la vendita
L'area di coltivazione originaria intorno a Napoli è oggi in gran parte urbanizzata, per cui negli ultimi decenni la coltivazione si è spostata verso l'entroterra e le zone collinari fino a 450 m s.l.m., soprattutto nella provincia di Caserta. La coltura frutticola più importante in questa provincia sono le drupacee con circa 18.000 ettari coltivati. La corilicoltura è stata notevolmente ampliata a causa della domanda da parte di Ferrero. Le mele sono coltivate su circa 2.000 ettari, di cui l'Annurca rappresenta l'80% della produzione.
La varietà Annurca ha una crescita piuttosto vigorosa, un portamento eretto e tende all'alternanza. A causa del peduncolo molto corto, è molto soggetta alla cascola preraccolta. Il frutto è di dimensioni medio-piccole, appiattito e asimmetrico. Le dimensioni variano tra 60-80 mm, le rese sono modeste tra 20 e 30 t/ha. Ha una buccia rossa con striature su fondo giallo-verde, poche lenticelle e tipica rugginosità del peduncolo. Esistono varie mutazioni di colore, ma oggigiorno si mette a dimora prevalentemente la "Annurca Rossa del Sud". La polpa è bianca, il calice aperto aumenta la suscettibilità ai marciumi del cuore. Il sapore è dolce-acidulo, speziato, con un aroma delicato e profumato. La polpa è moderatamente succosa e di consistenza media.
© Claudio Di Vaio Frutti tipici dell'Annurca
Unica al mondo è la pratica della maturazione all'aperto nei cosiddetti "melai". I frutti, a causa dell'elevato rischio di cascola preraccolta, vengono raccolti acerbi nei mesi di settembre/ottobre e fatti maturare in apposite aree (fig. 1). Si tratta di piccoli appezzamenti larghi al massimo 1,50 m. Per evitare ristagni d'acqua, vengono stesi materiali soffici: in passato si usava la canapa, oggi si impiegano aghi di pino, trucioli di legno o altri materiali vegetali oppure teli in tessuto. Per proteggerli dall'eccessiva esposizione al sole, i melai sono coperti con reti antigrandine; in passato si usavano rami di castagno. Se le temperature di settembre sono troppo alte, si utilizza la nebulizzazione d'acqua per temperare. Le escursioni termiche dell'autunno campano favoriscono la sintesi dei pigmenti colorati, così che i frutti acquisiscono la loro tipica colorazione rossa completa dopo circa 10-30 giorni. Durante questo processo, l'acidità diminuisce, si sviluppano ulteriori aromi, la polpa diventa più tenera e l'amido viene quasi completamente degradato. I frutti vengono disposti singolarmente e girati almeno una volta a mano. Si possono verificare perdite fino al 20% a causa della perdita di peso e di altri scarti. Nell'azienda visitata, Giacciofrutta, uno dei due maggiori produttori di Annurca insieme a Luce, sono disponibili 12 ettari per questa pratica, che si svolge in modo continuo in rotazione per diversi mesi. È stata notata una forte presenza di lavoratori stagionali indiani, che sembrano progressivamente sostituire gli africani.
Il consorzio "Melannurca Campana IGP" commercializza circa il 40% della produzione totale stimata in 70.000 t con la denominazione di origine protetta. Le linee guida prevedono l'etichettatura di ogni singolo frutto (fig. 2). La stagione di commercializzazione inizia a novembre e dura fino a febbraio/marzo, al massimo aprile. Alcuni lotti vengono trattati con 1-MCP prima e dopo la permanenza nei melai per prolungarne la conservabilità.
L'Annurca è una specialità per intenditori e appassionati sul mercato italiano, il 40% della produzione viene consumata nella regione Campania. In commercio si colloca nella fascia di prezzo medio-alta, a partire da 2,5 euro/kg, non viene prodotta in coltivazione biologica. I prezzi pagati ai produttori, secondo informazioni delle aziende visitate, variano a seconda dell'annata e delle condizioni tra 50 centesimi e 1 euro al kg.
© Claudio Di Vaio Il gruppo di viaggio presso l'azienda Giaccio Frutta
Nonostante l'attaccamento alla tradizione, anche per la varietà Annurca si cerca di modernizzare la coltivazione e introdurre innovazioni. L'Università di Napoli Federico II, con il coordinamento scientifico del Prof. Claudio Di Vaio e in collaborazione con il Vivaio Agromillora e l'OP Giaccio Frutta, sta conducendo una prova con portinnesti G41 e G213 come alternativa a M9. Inoltre, sono già stati sviluppati alcuni prodotti trasformati specifici, dall'aceto di mele monovarietale agli integratori alimentari con estratti di questa varietà, visto l'elevato contenuto di polifenoli. La presunta tardiva entrata in produzione dell'Annurca potrebbe probabilmente essere migliorata con materiale vivaistico di qualità superiore – i vivai locali producono prevalentemente astoni non ramificati – e con adeguate misure agronomiche nei giovani impianti.
Ringraziamenti: il gruppo di viaggio desidera ringraziare il professor Claudio Di Vaio (Università di Napoli) e Giuseppe Giaccio per l'organizzazione e l'ospitalità.
A cura di Walter Guerra, Centro di Sperimentazione Laimburg e Peter Laimer, Associazione Vivai Alto Adige BSB