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Dal convegno organizzato da Vegetables by Bayer

Il futuro della categoria finocchio

Opportunità, benessere, valore, convinzione ed eccellenza: queste le parole scelte guardando al futuro della categoria finocchio, da parte di produttori e Grande distribuzione organizzata (Gdo), per approcciare al meglio la sfida sul fronte produttivo e dei consumi.

Le hanno scelte i protagonisti dell'evento digitale tenutosi ieri, 4 luglio 2022, dal titolo #FocusFinocchio – Il mercato del finocchio in Italia: produzione e distribuzione a confronto e organizzato da Vegetables by Bayer (vedi news correlata). 

Vittorio Caligari, socio di Ortofrutta Caligari e Babbi, ha dichiarato: "Nonostante tutte le difficoltà, penso che il futuro del comparto sia positivo. Si arriverà a un maggiore equilibrio, che lo si voglia o meno. Penso, infatti che i professionisti prevarranno. Quello del finocchio è un settore che annovera tanti non professionisti. Proprio le difficoltà saranno la nostra opportunità. Vedo luce, speranza e miglioramento, nonostante il momento buio della filiera".

Sulle attività da intraprendere in futuro per capitalizzare il valore raggiunto sia sul fronte produttivo sia nell'area della promo-comunicazione, Rosangela Appio della Op Primo Sole ha riferito: "Concordo sul fatto che gli specialisti strutturati prevarranno ed è quello che noi, come Op, cerchiamo di fare: aggregare produttori per avere una filiera condivisa, e cercare di eliminare le distorsioni di mercato che ci troviamo ad affrontare. Dal punto di vista della promo-comunicazione, invece, siamo sul piede di guerra: riempiamo di valori il marchio DolceLucano, abbiamo una comunicazione sempre attiva, e da ottobre inizieremo promozioni di valore sul punto vendita. Dopo due anni di pandemia, finalmente riusciremo a coinvolgere i consumatori nell'assaggio e in altre attività, direttamente nella fase di acquisto".

Sul futuro, Enzo Talotta, direttore del costituendo Consorzio di Tutela dell'IGP Finocchio Isola di Capo Rizzuto, ha affermato: "Non abbiamo la bacchetta magica, lo sappiamo, ma da qui a un anno, sogniamo di essere sempre più presenti a livello di marketing, commercializzazione, fiere e tanto altro. Vogliamo evitare ciò che è successo finora: quindi no al depauperamento del territorio, ma creare valore aggiunto attraverso un finocchio vestito di tutto punto, che riesca a penetrare i vari segmenti di mercato". 

Dato lo scenario, quali sono i driver più importanti che le aziende dovrebbero cavalcare? A rispondere alla domanda del direttore di SG Marketing, Salvo Garipoli, è stato Giovanni Sansone, responsabile acquisti ortofrutta di Dimar S.p.A. (Gruppo Selex).

"Innanzitutto è da sottolineare che la marca fidelizza il consumatore in un atto di acquisto ripetuto, e lo fa soprattutto nella vendita online. Utilizzando molti brand ortofrutticoli, abbiamo notato una redemption online incredibile - ha detto Sansone - Poi ci sono da valutare i vari livelli di segmentazione: formati, verso nuovi consumi con le famiglie che evolvono; gusto; brand; nicchie di mercato in forte aumento come biologico e residuo zero. Quest'ultimo, in particolare, è una possibilità, ma abbiamo il dovere di spiegarlo accuratamente al consumatore, evitando che diventi un mero slogan pubblicitario e che sia qualcosa di concreto".

Vittorio De Santis, buyer ortofrutta di Magazzini Gabrielli, ha sottolineato come intorno al finocchio, prodotto che esprime al meglio l'italianità, comincia a nascere una razionalizzazione dei modelli organizzativi. "In poche parole, se oggi riesco a segmentare con dei prodotti che mi danno valore (ad esempio Igp, alta vocazione di servizio, prodotto sfuso locale), riesco ad avere una visione più completa e più razionalizzata della categoria. Questo mi permette di fare un'offerta più consona al consumatore finale".

Quarta e quinta gamma per il finocchio
Due aree sulle quali si lavora per generare distintività e approfondire la proposta assortimentale sono IV e V gamma. Ma funzionano per il finocchio?

"Ci sono stati dei timidi tentativi - ha sostenuto Sansone - Sulla IV gamma ci sono grosse difficoltà dovute all'ossidazione del prodotto e, forse, anche un po' di resistenze da parte del consumatore che ama consumare il finocchio crudo, preparandolo in prima persona. Per quanto concerne la V gamma, sia il prodotto cotto a vapore sia quello grigliato mostrano delle evoluzioni e stanno entrando negli assortimenti".

"Anche nel nostro caso - ha aggiunto De Santis - abbiamo provato con la IV gamma, ma confermo il problema enorme dell'ossidazione del prodotto. Per avere dei risultati, il bianco sgargiante del finocchio dovrebbe essere mantenuto. Test sono stati effettuati anche sulla V gamma, ma i riscontri hanno disatteso le aspettative. Il 90% dei consumi si rifà al finocchio crudo".