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Distretto Agrumi di Sicilia

Gli accordi di filiera: uno strumento dal quale ripartire per il rilancio della filiera del trasformato di agrumi

"Il Distretto produttivo Agrumi di Sicilia è pronto a riprendere il ruolo che stava svolgendo già nel recente passato, coordinare l'interlocuzione tra le parti, i documenti già redatti ed emendati dalle rappresentanze di categoria, per giungere finalmente alla sigla di contratti di filiera prodotto trasformato, a cominciare dalle produzioni Dop, Igp e Biologiche". A ribadire la mai cessata disponibilità del Distretto Agrumi di Sicilia è la presidente Federica Argentati.

Federica Argentati

"I tempi sono maturi – aggiunge Argentati - per riprendere il lavoro svolto e che, nel marzo 2014, aveva portato il Distretto Agrumi a firmare con l'allora assessore all'agricoltura, Dario Cartabellotta, l'accordo quadro di filiera per la produzione di succhi di qualità siciliani. All'accordo era allegata una bozza di contratto (in bianco) che le aziende di produzione (OP in particolare) e gli industriali avrebbero dovuto siglare. Non se ne fece nulla, perché forse nessuna della parti in causa ne aveva compreso l'importanza. A nulla è valso, inoltre, negli anni successivi, il tavolo tecnico sul prodotto trasformato, coordinato da Distretto Agrumi e Assessorato Agricoltura, con la presenza di tutte le rappresentanze di categoria (dalla produzione fino al commercio)".

"Siamo dunque disponibili a riprendere il lavoro avviato – continua Argentati - ma l'importante è che ci sia la volontà di tutte le parti in causa, a cominciare da tutti gli industriali della trasformazione che si erano allora sottratti alla firma e che anche da parte dei produttori ci sia la giusta apertura al dialogo. Fare sistema significa anche riuscire a pensare in modo lungimirante e il contratto di filiera sul prodotto trasformato significherebbe proprio questo: guardare in prospettiva senza badare a interessi contingenti dettati dall'annata di produzione".

"Tutti - prosegue Argentati - dovrebbero ricordare solo una cosa: le campagne agrumicole si alternano in quantità, qualità e da ciò deriva il prezzo del prodotto alla trasformazione. Un anno sono avvantaggiati i produttori e magari l'anno dopo i trasformatori. Nel complesso, la filiera non riesce a valorizzare come si dovrebbe il prodotto trasformato in succo o nelle spremute espresse, che deve essere tracciato, di qualità, con quantità certe e comunicato in maniera adeguata".

"La gestione del trasformato e del fresco sono strettamente collegate. Ed equilibri troppo mutevoli, anno per anno, non garantiscono più nessuno. Ecco perché, se vogliamo guardare avanti, essere credibili sui mercati e rispettare i consumatori, la filiera agrumicola deve fare un passo avanti e lavorare dentro un sistema che soddisfi e garantisca tutti, a prescindere dalla singola annata di produzione. Sarebbe un segnale di maturità, efficienza, sviluppo. Il Distretto - conclude Argentati - è pronto a fare la sua parte".

Sull'argomento, abbiamo sentito chi, in seno alla Regione Siciliana, ha le competenze in materia.

Dario Cartabellotta

"Gli accordi di filiera – afferma Dario Cartabellotta, Direttore generale del Dipartimento regionale per l'Agricoltura - sono stati previsti dall'82 della L.R 11/2010 con l'obiettivo di garantire il reddito degli imprenditori agricoli quali primi componenti delle filiere produttive e prevedendo che i soggetti beneficiari di aiuti pubblici o altri interventi regionali debbano rispettare l'accordo di filiera".

"Nel 2014 fu sottoscritto il primo accordo di filiera promosso dal Distretto degli Agrumi di Sicilia e le OP ad esso aderenti e l'Assessorato Agricoltura per accompagnare l'organizzazione della filiera agrumicola siciliana per la produzione di succhi di agrumi di qualità prodotti in Sicilia. Lo strumento è normativamente valido e si sposa perfettamente con le strategie della nuova politica comunitaria, che mirano al miglioramento della posizione degli agricoltori nella catena del valore".