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Progetto della Op La Diamatina , coordinato dal Crpv, nell'ambito del PSR

Noci: innovazioni per una filiera biologica

In Italia, la nocicoltura biologica rappresenta una superficie marginale, non specializzata e diffusa principalmente nei vecchi noceti promiscui delle regioni centro-meridionali. L'evoluzione dell'attuale situazione dimostra che molta di questa produzione è il risultato di vecchie e ormai marginali coltivazioni nocciole convertite al biologico. Il risultato è che gli standard qualitativi sono molto distanti da quelli considerati come buoni.

in California (USA), paese in cui è esplosa la nocicoltura specializzata moderna e dove si assiste a una crescita continua di quella convenzionale, il segmento bio è ancora relativamente poco sviluppato (pari a poco più del 2% della superficie nocicola totale). In Francia, il comparto delle noci bio ha uno sviluppo relativamente maggiore e di miglior qualità, che tuttavia non supera l'8-10% delle superfici complessive. In Italia, sono registrati circa 1.200 ettari (di cui oltre 800 ha in conversione) di noce da frutto coltivato in biologico.
La nocicoltura moderna specializzata biologica ha quindi pochi concorrenti, in particolare sul prodotto con qualità merceologiche elevate, ma ha anche bisogno di mettere a punto alcuni supporti mirati a contenere i fattori di rischio.

Il progetto della OP "La Diamantina"
La OP La Diamantina ha avviato, grazie al contributo economico della Regione Emilia-Romagna nell'ambito del Psr 2014-2020 Misura 16.2.01, il progetto IN.NO.BIO. coordinato dal CRPV e volto a sviluppare la nocicoltura biologica specializzata da frutto, affrontando alcuni temi chiave che attualmente richiedono approfondimenti. Di seguito, alcuni tra i principali temi trattati dal progetto.

Materiale vivaistico certificato
La filiera della nocicoltura specializzata sta avendo una crescita a livello mondiale e, seppur con ritardo, anche nel nostro paese. Ciò nonostante esiste un certo squilibrio lungo la filiera, per la debolezza dell'offerta vivaistica tradizionale, che non è in grado di offrire materiali con un equilibrato rapporto qualità/prezzo. In particolare, la produzione vivaistica nocicola finalizzata a un prodotto di qualità genetica e sanitaria controllata e di qualità tecnica, idonea ai sistemi moderni di nocicoltura specializzata, non è ancora del tutto consolidata; addirittura nulla è l'offerta di materiali con queste caratteristiche per la filiera delle noci biologiche.

Per cercare di ovviare a queste carenze, negli ultimi anni diverse aziende vivaistiche si sono cimentate nella produzione di piante di noce. L'azienda che ha profuso il maggiore impegno è la Vitroplant, che, da oltre un decennio, produce piante di noce micropropagate e che, nell'ambito del progetto IN.NO.BIO., ha il compito di sviluppare una tecnica in grado di produrre astoni della cv Chandler certificati biologici.

Un modello previsionale contro la batteriosi
Altro elemento di criticità, in grado di rappresentare un potenziale ostacolo allo sviluppo di una moderna nocicoltura (in particolare biologica), è la batteriosi del noce causata da Xanthomonas arboricola pv. Juglandis. Questa malattia, secondo l'andamento climatico stagionale (in particolare delle piogge primaverili), può causare danni di diversa entità che si manifestano con lesioni sui frutti, accompagnati da marciume interno e cascola.

Per combattere questa grave patologia, la ricerca è orientata verso diverse direzioni, tra cui la messa a punto di un modello previsionale capace di supportare i trattamenti a base di fitofarmaci. A oggi, l'unico modello disponibile è quello Xanthocast, sviluppato in California. Si tratta però di un modello disponibile solo commercialmente, i cui algoritmi non sono stati pubblicamente e completamente resi comprensibili (si tratta cioè di un modello "black box"); inoltre, è empirico e pertanto richiede un'accurata valutazione dell'attendibilità degli output, quando usato in aree diverse da quelle di origine: alcune prove condotte in Francia paiono, infatti, indicare che esso non fornisca, in quegli areali, previsioni attendibili.

In Italia, ricercatori dell'Università Cattolica di Piacenza hanno sviluppato una certa esperienza nel mettere a punto modelli di previsione per alcune specie, come la vite. Pertanto, nell'ambito del progetto IN.NO.BIO, sono stati incaricati di sviluppare e validare un nuovo modello capace di prevedere i periodi di rischio d'infezione, da utilizzare per la modulazione dei trattamenti di difesa contro la batteriosi del noce.

Prodotti alternativi al rame e valutazione dell'efficacia dei trattamenti
In genere, il controllo della batteriosi del noce è affidato ai preparati a base di rame, nelle loro varie forme. L'utilizzo continuo di tali prodotti ha però indotto fenomeni di resistenza del batterio; inoltre, vi sono limiti di utilizzo sempre più stringenti. Per cui si rende necessario valutare prodotti alternativi o che agiscono in sinergia con esso.

Da alcuni anni, sono disponibili alcuni prodotti che rientrano nella categoria dei "biostimolanti", recentemente normata a livello europeo, contenenti ioni con proprietà battericide (es. zinco) che potrebbero superare il problema dei ceppi resistenti al rame. Ai ricercatori del Crea-Ofa è stato quindi affidato il compito, in collaborazione con Astra Innovazione e Sviluppo, di verificare il grado di efficacia, sia in ambiente controllato (serra) sia in campo, di alcuni prodotti già in commercio.

Al fine di valutare l'efficacia dei trattamenti a base di prodotti con azione di contatto, come il rame, nelle pareti produttive molto sviluppate, tipiche della nocicoltura specializzata da frutto, vengono effettuate anche prove di efficacia di atomizzatori con ausilio di cartine idrosensibili opportunamente posizionate.

Analisi organizzativa per gestione logistica della filiera noce bio
Le noci sono un prodotto deperibile e pertanto, una volta staccate dalla pianta, per cascola naturale o indotta da scuotimento meccanico, richiedono di essere raccolte da terra e sottoposte prima possibile a una serie di lavorazioni per arrivare in tempi rapidi a un prodotto essiccato e non alterato.

La permanenza del prodotto nel campo, oppure la permanenza del prodotto raccolto dal campo in stoccaggi inopportuni, insieme alle impurità, aumenta il rischio di deperibilità (es. sviluppo di muffe e aflatossine) ma anche decadimenti estetici (macchie sui gusci) che determinano il deprezzamento del prodotto.

Per questo il progetto, tramite un'accurata analisi organizzativa, intende fornire una serie d'informazioni per la migliore organizzazione possibile dei cantieri di raccolta assieme alla programmazione dei flussi di raccolta, combinati alla massima efficienza possibile del processo di lavorazione post-raccolta, al fine di ridurre al minimo i rischi di decadimento qualitativo del prodotto noce biologica.

Aziende che aderiscono al progetto IN.NO.BIO.
Al progetto IN.NO.BIO. aderiscono sei imprese agricole (Società Agricola Volta, Società Agricola Guidi, Società Agricola Porto Felloni, Società Agricola Felicia, Azienda Agricola Colombarini, Azienda Agricola Vertuani) situate fra le provincie di Ferrara e Ravenna e che, tramite il consorzio Noci Delta Po, afferiscono alla OP La Diamantina. Le noci del delta del Po hanno un proprio marchio di riconoscimento ("Terra e Natura") che garantisce la provenienza e la qualità della produzione di noci biologiche, coltivate su una superficie complessiva di circa 150 ha.

Grazie ai risultati del progetto, queste imprese potranno migliorare la gestione logistica delle proprie aziende, utilizzare per i nuovi impianti materiale vivaistico certificato virus esente (idoneo alle coltivazioni biologiche) e più performante in termini produttivi, applicare efficaci e meno costose strategie di difesa contro la batteriosi del noce, produrre e processare noci con uno standard qualitativo elevato e costante.

Iniziativa realizzata nell'ambito del Programma Regionale di Sviluppo Rurale 2014-2020 – Tipo di operazione 16.2.01 "Supporto per progetti pilota e per lo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie nel settore agricolo e agroindustriale" Focus Area 3A – "PROGETTO PILOTA: INNOVAZIONE PER LO SVILUPPO DI UNA FILIERA SULLA NOCICOLTURA BIOLOGICA – IN.NO.BIO".