La compagnia siciliana Ortogel, nel confermare le difficoltà già preannunciate per la campagna agrumaria 2019/20 - conseguenti a fattori climatici oltre che, peggio ancora, a causa di dinamiche di mercato che sviliscono il prodotto nazionale - conferma una carenza dei volumi quantificabile intorno al 50%.
"Purtroppo il comparto è afflitto, dagli altri problemi, anche dal fatto che l'arancia rossa siciliana sia quotata alla stessa stregua del prodotto che arriva da Sudafrica, Brasile o Argentina". Così dichiara a FreshPlaza Salvatore Imbesi direttore tecnico della Ortogel, azienda storica e importante player internazionale del settore agrumicolo.
In foto sopra e in quelle successive, particolari degli impianti di trasformazione della Ortogel Spa.
Ortogel è storicamente un'azienda che riesce a valorizzare la propria produzione, arrivando sino al cliente finale con referenze di alta qualità. I suoi impianti tecnologici e le linee di lavorazione di alto livello, costantemente aggiornate, di pari passo con la ricerca e le innovazioni per migliorare la qualità dei prodotti siciliani, consentono all'azienda di raggiungere mercati italiani ed esteri.
"I produttori, pur di rispettare gli impegni con i propri clienti - dice Imbesi - vendono gli agrumi sulla pianta a prezzi più bassi rispetto ai costi che sono stati necessari per coltivarli. Stesso ragionamento vale per l'industria, che acquista solo agrumi a basso prezzo, perché vessata dalle quotazioni internazionali dei derivati, notevolmente al di sotto dei costi di produzione. Il paradosso è che tutti vogliono l'Arancia Rossa, con tanto di certificazioni, a prezzi tuttavia insostenibili per il produttore".
"Quotazioni che, di anno in anno, risultano sempre più depresse, perfino in un'annata come questa, dove volumi e disponibilità di frutta sono dimezzati rispetto alla stagione precedente. Nonostante ciò, i grandi big internazionali pretendono che i prezzi dei derivati siano uguali a quelli della passata stagione".
"Oggi - precisa Imbesi - come ho già detto qualche anno fa, il paradosso sta nel fatto che assistiamo perfino al ribaltamento delle regole economiche, quindi del rapporto stesso tra domanda/offerta e dell'equilibrio di mercato. Ciò a causa della mancanza di una logica interna che colpisce in primis l'anello debole della catena, cioè le aziende che commercializzano gli agrumi e forniscono il prodotto alle industrie di trasformazione per la produzione di semilavorati destinati alla Gdo e, a seguire, tutti gli altri attori della filiera".
Vincenzo Rizzo, amministratore unico della Ortogel, dichiara: "Da anni Salvatore Imbesi porta avanti battaglie per far emergere un settore certificato e trasparente, che bisogna sostenere dal basso. Innanzitutto monitorando e certificando flussi e volumi di prodotto; stabilendo quindi prezzi minimi coerenti con i costi di produzione e le reali quantità. Unica soluzione per ridare respiro a un comparto che è a rischio collasso".
Tra i progetti futuri, sul versante dell'innovazione la Ortogel sta investendo in Ricerca e Sviluppo, nell'ottica della valorizzazione degli scarti dei prodotti agroalimentari del territorio, a vantaggio della sostenibilità ambientale: ciò che infatti è considerato un rifiuto in un dato settore, può diventare materia prima da mettere a valore per un altro.
Il ficodindia, nella fattispecie, è uno dei simboli più importanti della Sicilia, oltre a essere una pianta multifunzionale destinata a svolgere un ruolo importante in un mercato sempre più esigente e attento sia alle novità che alla qualità dei prodotti.
"Stiamo lavorando - conclude Imbesi - su due progetti che prevedono la produzione di succhi, puree e semilavorati di ficodindia, pesche, nettarine e albicocche, con materia prima proveniente dalla provincia di Catania, da destinare soprattutto al segmento della gelateria e della pasticceria. Stiamo testando, inoltre, per una linea di prodotti di bellezza naturali, le proprietà cosmetiche e idratanti delle mucillagini ricavate dalla spremitura dei cladodi (i rami rigonfi, carnosi e piatti del ficodindia)".
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