Oltre 1,2 milioni di euro per coltivare fragole con meno trattamenti antiparassitari. E' lo scopo del progetto Med-Berry, uno di quelli presentati dall'Italia e vincitori dei Bandi PRIMA 2018. La fragola è un frutto molto sensibile agli sbalzi di umidità e ai marciumi; di conseguenza, la difesa con agrofarmaci è piuttosto laboriosa.
La fragola è una coltura diffusa in tutta l'area del Mediterraneo ed è uno dei frutti più amati dai consumatori. In quest'area se ne coltivano 35mila ettari, pari al 26% della produzione mondiale con una realtà industriale e una comunità scientifica attive e influenti sull'economia e la società della zona.
Ma la fragola è anche un frutto suscettibile a marciumi fungini che vengono controllati con l'impiego di agrofarmaci. Con l'aumento delle temperature è stimato che la gestione di queste malattie sarà ancora più complessa: diventa quindi sempre più urgente lo sviluppo di strategie alternative.
"Il progetto ha un coordinamento italiano - spiega Elena Baraldi, responsabile scientifico Università di Bologna - attraverso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie AgroAlimentari dell'Università di Bologna e una durata prevista di 36 mesi a partire dal 1 maggio 2019, con un budget previsto di 1.238.561 euro. Attraverso Med-Berry vogliamo trovare soluzioni innovative per la prevenzione e il controllo di malattie della fragola in modo sostenibile sia dal punto di vista economico, sia a livello ambientale, diminuendo l'utilizzo degli agrofarmaci".
I Paesi partecipanti al progetto (clicca qui per maggiori dettagli) sono cinque in totale: l'Italia (che conta tre soggetti partecipanti), Spagna e Francia (con due soggetti), Marocco e Turchia (entrambi con un soggetto partecipante).
I partecipanti italiani sono: l'Università di Bologna (Dip. di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari), responsabile scientifico Elena Baraldi; l'Università Politecnica delle Marche (Dip. di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali), responsabile scientifico Bruno Mezzetti; l'Università di Milano (Dip. di Scienze Politiche e Ambientali), responsabile scientifico Dario Frisio.
Fra le soluzioni individuate, la costituzione di varietà resistenti attraverso l'uso di tecnologie di manipolazione genetica (breeding) sia tradizionali, sia innovative. "Puntiamo a sviluppare nuovi agrofarmaci a base di RNA - prosegue Baraldi - che, sfruttando meccanismi molecolari molto specifici, siano a basso impatto ambientale. Innovativo è l'utilizzo di RNA come agrofarmaco, da poco regolamentato negli Stati Uniti per uso medico, mentre in agricoltura è ancora necessario sperimentarlo. Le ricadute in ambito ambientale sono importanti, perché le innovazioni di Med Berry consentiranno l'utilizzo di meno agrofarmaci per questa coltura".