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Una fotografia sul momento commerciale

Nuova stagione pataticola italiana al via: la Sicilia chiude col sorriso, in Puglia cresciuti gli investimenti

Ormai manca poco: in Italia si è pronti per chiudere la stagione pataticola 2015/16, mentre al Sud quella nuova, la 2016/17, ha già mosso i primi passi. Qual è dunque la situazione italiana?

Una risposta è stata fornita venerdì scorso (il 6 maggio), in occasione dell'Osservatorio nazionale della Patata, che si è svolto all'interno di Fruit&Veg Systemvedi articolo correlato per una fotografia della situazione europea. A relazionare sul momento italiano Fausto Bosca, direttore di U.N.A.P.A.–Unione Nazionale delle Associazioni dei Produttori di Patate. I dati e le informazioni che seguiranno sono tratti dal suo intervento, a eccezione dei due grafici poco sotto e dei dati sulla produzione 2015.

Le premesse: la stagione 2014/15 era stata caratterizzata da una grande offerta di patate in tutta Europa; questo ha avuto conseguenze anche per l'Italia, con prezzi al produttore che spesso non hanno permesso di coprire le spese. A causa della pesantezza della stagione di allora, in previsione della 2015/16 gli investimenti in Europa sono stati più contenuti. Questo si è tradotto in una minore pressione anche sul nostro Paese.


La produzione italiana di patate per consumo fresco nel 2015. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico: rielaborazione FreshPlaza su dati Luciano Trentini)

Nel 2015 – da dati di Luciano Trentini, coordinatore del Cepa - il nostro paese ha prodotto poco più di un milione di tonnellate di patate per il consumo fresco (1.087.330 per l'esattezza). Più del 70% della produzione nazionale è venuto dalle 6 principali regioni produttrici, dov'erano stati seminati 25mila dei 35.530 ettari riservati al tubero.


Gli ettari seminati a patate per il consumo fresco nel 2015. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico: rielaborazione FreshPlaza su dati Luciano Trentini)

Ma tra poco la produzione 2015 sarà già storia passata; qual è dunque la situazione a oggi, visto e considerato che al Sud si è già partiti con gli scavi e che in alcuni areali si è già ormai alla fine?

Sicilia: solitamente sull'isola si semina tra ottobre e dicembre, con il grosso concentrato a novembre. Quest'anno, però, è andata diversamente. Per avere il prodotto novello in commercializzazione a Pasqua, periodo in cui è molto richiesto e festività che quest'anno cadeva abbastanza in anticipo (27 marzo), la semina per la produzione 2016 è stata anticipata. In Sicilia si è partiti a seminare a ottobre 2015, con volumi importanti; si è continuato a novembre con volumi più limitati di seme, per poi riprendere e concludere con quantità importanti a dicembre.

Al che, però, anche il meteo ci ha messo lo zampino. Praticamente sull'isola non c'è stato inverno, con temperature medie di 18/19 gradi; sicché a gennaio si è verificato un ingente anticipo vegetativo. Inoltre è stata ritardata l'irrigazione; ma quando i produttori sono partiti è arrivata anche acqua dal cielo, una somma di fattori che ha portato prima alla spaccatura dei tuberi, poi a calibri troppo grossi. A febbraio i campi erano già pronti per la raccolta, troppo presto però per commercializzare a Pasqua. Sono quindi partiti dei trattamenti ritardanti.

Quando le prime novelle siciliane sono arrivate sul mercato, i prezzi erano elevati, complice qualche problema di qualità delle patate in stock. Questo si è tradotto in prezzi dell'ordine di 60, anche 65 eurocent/kg. Man mano che la stagione proseguiva, le condizioni meteo e climatiche si sono normalizzate: se prima la qualità non era eccelsa, poi è migliorata e le rese si sono normalizzate (circa 40 ton/ha). Idem per i prezzi che si sono livellati a 50/52 eurocent/kg. Ora il prodotto fresco è in esaurimento, fatti salvi gli stock per rifornire la Gdo a maggio.


L'osservatorio nazionale della patata, durante il Fruit&Veg System. Da sinistra a destra: Luciano Trentini, coordinatore del Ce.Pa. - Centro Documentazione per la Patata, Antonio Boschetti, moderatore dell'incontro, Fausto Bosca, direttore U.N.A.P.A., Sante Cervellati, presidente U.N.A.P.A., Luciano Torreggiani, presidente del Ce.Pa.

"La stagione – spiega Bosca – è stata positiva per i pataticoltori siciliani, dopo cali degli investimenti, negli ultimi anni, a un tasso del -10/15% annuo. Questo creerà le premesse per una ripresa degli investimenti nell'isola".

Campania: si è seminato a gennaio 2016 e "per la prima volta", sostiene Fosco c'è stato un aumento: +15/20% per il fresco, che ha compensato un calo del -5/8% delle semine di patate destinate all'industria. "Si tratta di un'inversione di tendenza rispetto agli anni passati", commenta il direttore dell'U.N.A.P.A.

Da un paio di settimane sono partite le scavature, per un prodotto che non è ancora maturo a dovere (tant'è che le rese sono ancora basse: 20/25 ton/ha), ma che viene destinato a un mercato di nicchia dell'Est Europa che, in questo periodo (lì di festività), chiede prodotto novello di questo tipo. A oggi, i prezzi sono dell'ordine di 37/38 eurocent/kg franco partenza per l'Est. Il grosso della raccolta partirà a giugno, per concludersi nei primi 10 giorni di luglio.

Per questa regione è da notare come, similarmente a quanto capitato in Francia, siano cresciuti i prezzi delle patate destinate alla trasformazione, stabiliti nei programmi di fornitura. In franco partenza, il prezzo delle patate destinate a diventare chips è cresciuto di 1 eurocent al chilo, arrivando a 18/19 eurocent/kg; per le patate destinate a french fries è invece cresciuto di 2 eurocent/kg, arrivando a circa 15 eurocent/kg.

Puglia: le semine sono partite a fine gennaio, per protrarsi poi per tutto febbraio. Si è assistito a un aumento delle semine per il prodotto novello. Ultimamente, spiega Bosca, "registriamo un'inversione di tendenza nella regione: ci sono operatori professionali, più che produttori, che investono molto e con nuove tecnologie; ciò sta determinando anche una ripresa delle commercializzazioni. Prima si veniva da anni in cui in Puglia c'era stata un'involuzione: essendo poco redditizia, molti produttori avevano abbandonato la coltivazione della patata, oppure avevano iniziato a risparmiare sugli investimenti, seminando di meno, oppure tagliando molto il seme".

Nelle altre regioni: più a Nord si registrano aumenti degli areali seminati a patate in Abruzzo e in Veneto, meno in Emilia Romagna. In quest'ultima regione – conclude Bosca – gli investimenti sono stati maggiori nelle aree periferiche (Romagna e ferrarese).