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L'agricoltura mondiale deve cambiare per adeguarsi al clima estremo: una sfida che richiede un impegno corale

Ricollegandoci a quanto osservavamo circa l'incognita del cambiamento climatico sulle produzioni ortofrutticole italiane (cfr. FreshPlaza del 31/08/2015), vogliamo segnalarvi oggi uno studio congiunto che ha visto il coinvolgimento, proprio su questo tema, di una task force tra Gran Bretagna e Stati Uniti.

Gli esperti hanno esaminato i rischi che il clima estremo può comportare per il sistema agroalimentare mondiale, così come le conseguenze delle risposte politiche e di mercato di fronte alle crisi innescate dalle calamità naturali (tra cui siccità e inondazioni).



Lo studio sottolinea come le principali materie prime agricole (mais, soia, frumento e riso) si concentrano in un numero limitato di paesi; con ciò amplificando il rischio di pesanti ricadute globali al verificarsi di fenomeni climatici avversi. Crisi dei prezzi agricoli, come già avvenuto nel 2008 e nel 2010, potrebbero dunque ripresentarsi. Gli esperti delineano a tal proposito un possibile scenario circa gli effetti del clima sull'agricoltura globale per l'anno 2016 e uno per l'anno 2026.

Tra le conclusioni dello studio emerge che sarà necessario adattare le produzioni agricole ai mutamenti climatici (pena la sparizione di intere coltivazioni) sia aumentando la produttività e riducendo il divario tra le rese attuali e quelle potenzialmente ottenibili, sia limitando l'impatto ambientale. Sono dunque necessari adeguamenti a tutti i livelli: tecnologico, politico e agrario.

Gli esperti sottolineano la necessità di significativi investimenti da parte del settore pubblico e privato, così come la collaborazione tra istituti di ricerca, agricoltori, specialisti ambientali, fornitori di tecnologia e decisori politici.

Per scaricare lo studio integrale, cliccare qui.