Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

I prodotti a basso contenuto di zucchero e grassi non sono la soluzione per frenare l'obesita'

Gli Stati Uniti d'America sono uno dei 12 Paesi che, secondo le previsioni elaborate e diffuse da Euromonitor International riguardanti l'introito calorico proveniente da cibi confezionati e soft drink, nei prossimi quattro anni sarà interessato da un benefico calo nell'assunzione calorica giornaliera.

In controtendenza rispetto alla media globale, infatti, si prevede che gli Stati Uniti d'America tra il 2014 e il 2019 vedranno scendere notevolmente l'introito calorico della propria popolazione. 

Si pensa infatti a un brusco calo dei volumi di vendita di pane, latte, bevande zuccherate, olio vegetale e di semi, biscotti e prodotti confezionanti. Un calo che si stima possa corrispondere a circa 45 calorie in meno rispetto a quelle che vengono introdotte attualmente.

Nonostante questa notizia positiva, negli Stati Uniti d'America continua a registrarsi il più alto numero al mondo di persone obese. C'è quindi ancora molto da fare.

Incoraggiare i consumatori a effettuare scelte d'acquisto salutari e orientate al benessere è la strategia migliore per tutti: per i produttori, per i rivenditori e per i capi di Governo.

Ciononostante, negli Stati Uniti d'America, le vendite degli articoli "better for you products" ("prodotti migliori per te") cioè cibi e bevande a minor contenuto di zuccheri, grassi e sale, hanno già mostrato una tendenza negativa, con il valore delle vendite in flessione di 4,3 miliardi di dollari americani, in termini reali, tra il 2009 e il 2014.



Il problema sta nel fatto che i prodotti commercializzati come "reduced" (a basso contenuto di ingredienti non salutari) vengono percepiti da molti consumatori come poco saporiti rispetto ai prodotti "full fat" (contenenti gli ingredienti tradizionali, tra cui anche i grassi). In molti pertanto non sono propensi all'acquisto di generi alimentari diversi da quelli ai quali sono abituati, anche se questi ultimi contengono più grassi e zuccheri.

I consumatori più consapevoli, invece, si stanno orientando sempre più verso gli alimenti freschi o verso alimenti che sono commercializzati come "naturalmente salutari". Un fenomeno degno di nota per le industrie alimentari al momento di rivedere il proprio assortimento di prodotti, orientandosi verso l'incremento dell'offerta di cibi più salutari.

Euromonitor International ha dunque fornito un'analisi circa la quantità di calorie che introduciamo nel nostro organismo ogni giorno derivante dal consumo di cibi confezionati e soft drinks e circa quello che potrebbe accadere nei prossimi anni.

La ricerca ha coinvolto 54 diversi Paesi andando ad analizzare le diverse categorie di prodotti da cui arriva l'apporto calorico (cfr. FreshPlaza del 22/06/2015), il ruolo dei soft drink (cfr. FreshPlaza del 24/06/2015), il trend di crescita calorica previsto dal 2014 al 2019 (cfr. FreshPlaza del 26/06/2015) e molti altri aspetti legati a un argomento di stretta attualità per le scelte politiche e sanitarie di ogni Paese. 

Rielaborazione FreshPlaza su fonte: www.blog.euromonitor.com