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Giorgio Balestra (Universita' della Tuscia): ecco come il Sistema Italia puo' rispondere in modo efficace alle malattie batteriche

Dal Psa del kiwi alla Xylella dell'ulivo, la difesa deve essere agronomico-colturale

Dalla batteriosi dell'actinidia, determinata da Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa), al complesso del disseccamento rapido dell'ulivo (CoDiRO) correlato a un altro batterio, la Xylella fastidiosa, l'Italia deve far fronte a emergenze fitosanitarie ad eziologia batterica.

Mentre però per l'ulivo la patologia, a livello europeo, è stata segnalata in pieno campo soltanto in Italia (dal 2013, nel Salento), dal 2008 a oggi la batteriosi del kiwi si è rapidamente diffusa a livello mondiale con danni e perdite rilevanti in tutte le principali aree di produzione.

In Nuova Zelanda, tra l'altro, pochi giorni fa è comparsa la resistenza del Psa agli antibiotici, il cui uso contro la batteriosi è autorizzato già dal 2011 nel paese australe (cfr. articolo correlato). Vietati nella UE, gli antibiotici sono invece ammessi in alcuni Paesi extra-comunitari su differenti coltivazioni orticole e frutticole. (Nella foto accanto, sintomi da cancro batterico su actinidia).

"Purtroppo - afferma Giorgio M. Balestra, ricercatore del Dafne dell'Università della Tuscia - lo sviluppo di popolazioni batteriche antibiotico-resistenti, a causa della pressione esterna dell'uomo, è risaputo e i danni che ne derivano sono sempre gravi. In questi casi, infatti, si alterano i naturali equilibri biologici dell'ecosistema in cui si manifesta la resistenza, la quale può poi diffondersi anche in areali più remoti. Le popolazioni batteriche che acquisiscono la resistenza agli antibiotici per azione dell'uomo diventano predominanti a discapito delle altre popolazioni batteriche, normalmente presenti nello stesso ecosistema e spesso fondamentali in innumerevoli processi biologici".

Oltre al danno ambientale, l'impiego degli antibiotici determina un errore irreversibile anche nelle strategie di lotta fitosanitaria per contrastare in modo efficace il batterio specifico. Infatti, la resistenza sviluppata oggi in Nuova Zelanda a un determinato dosaggio di streptomicina, domani sarà riscontrabile anche a dosaggi maggiori, poi a un altro antibiotico o a un eventuale mix di differenti antibiotici.

"Così – prosegue Balestra - in tempi molto rapidi, la resistenza risulterà evidente e, di conseguenza, tutte le azioni di difesa poste in atto inutili. Non solo. Gli antibiotici registrati nella lotta al Psa in Nuova Zelanda sono stati autorizzati solo nel periodo della fioritura ma, alla luce di quanto accaduto, non sembra così improbabile siano stati utilizzati anche in altri momenti".

Le strategie di difesa e di lotta al Psa sono in fase di implementazione, ma numerosi studi e sperimentazioni di pieno campo, sviluppati da alcuni gruppi di ricerca italiani, evidenziano come la convivenza con il Psa sia possibile.

L'aspetto fitosanitario deve necessariamente inserirsi in un approccio agronomico-colturale complessivo che minimizzi i rischi d'infezione e di diffusione del patogeno; il tutto, in un contesto "allargato" e non di singolo frutteto.

Allo stesso modo, la problematica a carico degli uliveti interessati da Xylella fastidiosa deve tener conto di tutti gli aspetti legati all'intera filiera senza tralasciare specifici aspetti di carattere fitosanitario, sostenibili da un punto di vista ambientale e, soprattutto, nel rispetto di quanto autorizzato.

Come nella difesa da Psa - dove insieme a differenti e mirati approcci agronomico-colturali è possibile intervenire con formulazioni a ridotto impatto ambientale caratterizzate da una registrazione definitiva (sali di rame, un antagonista naturale) - anche rispetto al complesso del disseccamento rapido dell'ulivo, è auspicabile poter minimizzare l'impiego della chimica, operando parallelamente con opportuni interventi di carattere agronomico-colturale.

"In questo senso – spiega Balestra - le linee guida divulgate dalla Regione Puglia, vista la complessità della patologia che attacca l'ulivo, offrono una serie di indicazioni fitosanitarie precise per l'impiego di sostanze attive da utilizzare, ad esempio, nei confronti dei vettori coinvolti. Allo stesso tempo, pur tenendo nella dovuta considerazione il piano degli interventi pubblicato lo scorso marzo dal Commissario Silletti, Federbio consiglia specifici principi attivi al fine di salvaguardare il settore del biologico e l'intero ecosistema olivo nel suo complesso". (Nella foto a lato, sintomi da CoDIRO su ulivo).

"Prendendo atto delle indicazioni di Bruxelles, il Sistema Italia sta rispondendo a differenti livelli: dalla delimitazione delle aree interessate a differente livello, a dove intervenire per l'eradicazione delle piante affette da determinati patogeni, alla compensazione economica per i soggetti penalizzati rispetto alle differenti emergenze fitosanitarie. Nel rispetto ambientale, dei produttori, dei consumatori, e anche a tutela di filiere di eccellenza uniche – conclude Balestra - è auspicabile una crescente sinergia d'intenti tra tutti i protagonisti, per superare determinate criticità e mantenere il ruolo di leader internazionale che compete al comparto agroalimentare Made in Italy".

Contatti
Giorgio M. Balestra
DAFNE – Università della Tuscia
Via S. Camillo de Lellis
01100 Viterbo
Tel.: (+39) 0761 357474
Fax: (+39) 0761 357434
Email: balestra@unitus.it
Skype: giorba5618
Personal Web: www.dafne.unitus.it/web/interna.asp?idPag=1118