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"Sugli agrofarmaci, Vernocchi: "Autorizzare un prodotto significa vantaggi per qualcuno, ma svantaggi per altri"

Varieta' stony-hard, nuove tecnologie e agrofarmaci, il lato tecnico del Convegno Peschicolo Nazionale

Il Convegno Peschicolo Nazionale del 23 e 24 ottobre 2014 è stata l'occasione anche per approfondire aspetti tecnici nel campo della peschicoltura: dall'utilizzo di agrofarmaci alle nuove tendenze del breeding, alle nuove tecnologie per l'estensione della shelf-life.

Nuove varietà: il futuro è nelle stony-hard?
Le richieste di mercato impongono ai breeders nuovi standard come la consistenza della polpa o ancora la lunga tenuta in pianta insieme a qualità organolettiche ai vertici. A queste richieste la risposta potrebbe arrivare dalle varietà stony-hard, caratterizzate da scarsa o nulla emissione di etilene alla maturazione, sicché una volta mature possono restare in pianta anche un mese senza che marciscano, rendendole ideali anche per la commercializzazione.


Un momento del pomeriggio tecnico di giovedì al Convegno Peschicolo.

Ma da qui a 20 anni quali saranno le sfide dei breeders? Un'indagine (a cui hanno risposto 22 breeders negli Stati Uniti, in Europa, America del Sud e Cina) ha cercato di dare una risposta. Per il 41% di loro sarà prioritaria la qualità, segue l'elevata rusticità e adattabilità della varietà (25%).

Parlando di miglioramento della qualità del frutto, il 50% è interessato ad aumentare la dimensione, il 23% a sviluppare nuove varietà piatte, il 22% al miglioramento del sapore e il 19% allo sviluppo di varietà a lento intenerimento.

E' possibile una peschicoltura più sostenibile?
Uno dei campanelli d'allarme lanciati è quello dell'impoverimento dei suoli di coltivazione: basso contenuto di sostanza organica, funzione nutritiva compromessa, così come la capacità d'immagazzinamento idrico. Luca Corelli Grappadelli e Cristos Xiloyannis, rispettivamente delle Università di Bologna e della Basilicata, hanno provato a invertire l'impoverimento dei suoli usando tecniche sostenibili come l'uso di compost, il riciclo in loco del materiale di potatura, la non lavorazione e nuove tecniche d'irrigazione.


Un momento del Convegno Peschicolo 2014.

Nei suoi 7 anni la ricerca ha dato buoni risultati, portando a un incremento della sostanza organica, un forte contenimento dei nitrati, aumento della popolazione microbica.

C'è una soluzione al marciume bruno?
Chi non conosce il marciume bruno? Così è definita la più grande piaga delle pesche, capace di portare anche a consistenti perdite in fase di post raccolta. Dal Dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna e dal CRA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura) hanno testato due sistemi con discreti risultati: la termoterapia e il DA-meter.


Il tavolo dei relatori durante il pomeriggio di approfondimento tecnico.

Il primo consiste nel trattare con acqua calda le pesche appena raccolte. Questa ricerca è stata condotta anche su scala semi-commerciale e commerciale immergendo le pesche in acqua calda a 60° rispettivamente per 20 e 60 secondi. Dai test condotti le pesche così trattate hanno evidenziato una riduzione del marciume di oltre il 70%.

Il secondo sistema invece è un piccolo (quindi portatile) strumento per la spettroscopia che 'legge' in maniera assolutamente non invasiva la buccia e la polpa fino a una profondità di 4-5 millimetri. Sulla base dei dati è possibile suddividere i frutti in classi che in fase di post raccolta manifestano una diversa velocità d'intenerimento della polpa.

Agrofarmaci
Nella giornata conclusiva del Convegno Peschicolo Nazionale si è parlato anche di agrofarmaci.

In Spagna, ha spiegato Joachin Gomez, di Fepex, in rappresentanza del mondo produttivo spagnolo, "abbiamo grosse lungaggini burocratiche nell'autorizzazione di nuovi prodotti fitosanitari e i ritardi arrivano anche a 4 anni, così oramai la prassi per risolvere il problema è quella dell'autorizzazione all'uso eccezionale per 120 giorni", pratica prevista del regolamento comunitario, ma sulla carta riservata solo ai casi più estremi, di fitopatologie che non si riescono a curare altrimenti.


Joachin Gomez (a sinistra), rappresentante dei produttori spagnoli, interviene all'appuntamento di venerdì mattina dedicato agli agrofarmaci.

Sul tema lo stesso Gomez ha sollevato un altro problema che come produttori devono affrontare con la Gdo estera: "Alcuni ci vogliono imporre limiti più bassi di quelli stabiliti dalla legge, richieste che per l'agricoltore fanno lievitare i prezzi. Molti di loro ci impongono i laboratori in cui fare le analisi, ignorando quelli regolarmente riconosciuti. Ci siamo lamentati a Bruxelles, che però ha dato ragione alla Gdo: la legislazione comunitaria dovrebbe salvaguardare sì la legge, ma pure le tasche degli agricoltori".

Davide Vernocchi, di Apo Conerpo e Fedagri-Confcooperative, ha invece denunciato le "disparità all'uso degli agrofarmaci da paese a paese, disparità che si traducono in vantaggi o svantaggi commerciali. Lo scopo dovrebbe essere arrivare a una certa uniformità nell'uso di alcuni principi attivi".


Davide Vernocchi, a sinistra, al Convegno Peschicolo Nazionale.

L'esempio fatto da Vernocchi è quello dell'etossichina, vietato in Italia ma "autorizzato in via eccezionale in Spagna, per il secondo anno di fila. Così noi non possiamo usare l'etossichina, mentre loro possono esportare in Italia pere trattate con quella sostanza".

Serve, ha continuato Vernocchi, "oltre a pari opportunità sulle deroghe all'uso dei fitofarmaci, anche avere la 'cartuccia pronta' perché spesso, quando scoppia un focolaio, i tempi di risposta per l'uso eccezionale sono eccessivi. C'è poi bisogno di controllare maggiormente il materiale vivaistico, perché non è possibile avere delle seconde foglie già infestate dalla Sharka; se partiamo così non è certo come partire con la pianta al 100% del suo potenziale".


Un momento della sessione dedicata agli agrofarmaci.

Nella lista dei desideri del rappresentante del mondo produttivo italiano, c'è anche l'uso degli agrofarmaci in fase di post raccolta. "La termoterapia? - ha commentato riferendosi al progetto presentato il giorno prima al convegno e di cui abbiamo parlato poco sopra - L'abbiamo testata anni fa con risultati pessimi. Sarebbe bella una ricerca un po' più vicina alle nostre aziende. Ci dicono 'l'uso eccezionale non è possibile sempre'? Perché mi chiedo? Per le drupacee e le susine anche per l'anno prossimo ci servirà l'autorizzazione all'uso in post raccolta del fluidioxonil, che nel 2014 ha dato tanti ottimi risultati, permettendoci di raggiungere mercati più lontani, là dove si vince la sfida. E gli interventi in campo sono certamente più numerosi, più costosi e dispersivi di un unico intervento in post raccolta".