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Il quadro della situazione nei paesi che possono ancora fornire merci alla Russia

Mentre l'Europa auspica che il presidente ucraino Poroshenko e il presidente russo Putin raggiungano un accordo su un cessate il fuoco bilaterale, grazie al quale il bagno di sangue nell'Ucraina orientale dovrebbe avere termine e il controllo ai confini dovrebbe diventare più efficiente, per il momento nulla cambierà per quanto riguarda le sanzioni elevate dalla Russia contro i paesi occidentali, e perfino un raffreddamento del conflitto ucraino non garantisce un miglioramento della situazione commerciale.

Lo scenario rimane dunque assai complesso, con diversi paesi non interessati dall'embargo che si propongono come nuovi, o potenziati, fornitori dell'enorme mercato russo.

Nuovi fornitori per la Russia
Il ministro russo dell'agricoltura ha pubblicato una lista dei paesi che rimpiazzeranno le nazioni occidentali nelle forniture di generi agroalimentari. La lista include: per gli ortaggi, Turchia, Argentina, Cile, Cina, Uzbekistan e Azerbaigian; per mele e pere Argentina, Armenia, Tagikistan, Israele e Turchia; per gli agrumi Egitto, Marocco, Turchia e Sudafrica.

Il ministro ha sottolineato il potenziale dell'Azerbaigian, che nel primo semestre del 2013 ha esportato ortaggi per un controvalore di 50,5 milioni di euro; nello spesso periodo del 2014, tale quantitativo ha raggiunto quota 76,6 milioni di euro. Anche l'export di frutta è cresciuto del 53,63%. Tuttavia, il paese ha sofferto una grave siccità, che comprometterà il suo potenziale produttivo nell'immediato futuro. E' pertanto dubbio se l'Azerbaigian riuscirà ad assolvere il suo compito.

Nel Tagikistan, imprese e autorità stanno preparandosi ad un significativo incremento (si parla di un +70%) nelle esportazioni di frutta e verdura in Russia. Nei primi sei mesi del 2014, il paese ha esportato in Russia oltre 60.000 tonnellate di verdura, 3.000 tonnellate di frutta e 50.000 tonnellate di frutta disidratata. In termini di fatturato, le esportazioni sono aumentate del 13,6% a 50 milioni di euro.

Bielorussia: falle nei confini
Anche se le autorità bielorusse hanno annunciato di volersi attenere alle disposizioni russe in materia di divieto all'ingresso delle merci sanzionate, pare che i commercianti riescano comunque a fare del contrabbando.

L'aeroporto di Minsk, in Bielorussia, sembra essere diventato il porto franco per le merci UE esportate verso la Russia: i volumi di frutta e verdura gestiti dallo scalo sono esponenzialmente aumentati. Inoltre, caso assai curioso, pare che adesso la Bielorussia produca limoni, pompelmi e ananas (che vengono etichettati come locali), con le autorità doganali che fanno finta di non vedere.

Nelle strade di Mosca si trovano addirittura ostriche e gamberetti della Bielorussia, una nazione che non affaccia sul mare!

Nel frattempo, il locale ministro dell'agricoltura ha assicurato i suoi potenziali partner russi circa le capacità produttive del suo paese, che registra una resa di 26 tonnellate/ettaro per i cavoli, 24,7 ton/ettaro per le patate, rispetto alle precedenti cifre che davano le rese a 17,4 e 20,7 ton/ettaro rispettivamente. Si prevede che 1 milione di tonnellate di patate e 200.000 tonnellate di ortaggi e frutta (di cui 30.000 ton di cavoli, 20.000 ton di barbabietole, 107.000 ton di carote e 27.000 ton di mele) saranno disponibili per le esportazioni senza mettere a rischio l'approvvigionamento interno e che l'export verso la Russia possa aumentare quest'anno del 40%.


Rincaro dei prezzi in Russia a seguito dell'embargo. Clicca qui per un ingrandimento. Fonte: statista.com

Anche la Turchia usata come intermediario
Mentre prima del bando alcuni produttori turchi utilizzavano l'etichetta 'Made in EU' come marchio di qualità, la situazione si è ora rapidamente capovolta, sicché molti produttori europei stanno ora utilizzando l'etichetta 'Made in Turchia' per riuscire a far transitare le loro merci attraverso le dogane. D'altra parte, l'embargo costituisce un'occasione per la Turchia stessa ad incrementare le sue esportazioni agroalimentari.

Kirghizistan e Kazakistan
Il Kirghizistan intende incrementare i volumi di esportazione verso la Russia riportandoli ai livelli del 2008e cioè a 195.000 tonnellate. Negli anni recenti, tale quantitativo era crollato a 13.700 tonnellate nel 2012 e a sole 7.500 l'anno scorso.

Il locale ministro dell'agricoltura ha grandi aspettative per le esportazioni, tra cui sono comprese 15.183 tonnellate di pomodori, 10.830 ton di cipolle, 50.980 ton di patate, 11.013 ton di mele, oltre ad uva, meloni, noci, frutta secca e conserve vegetali.

Anche il Kazakistan ha registrato un incremento della domanda di generi alimentari da parte della Russia e pertanto sta investendo in nuove superfici per la produzione intensiva di frutta. Si parla di 100 ettari quest'anno, per un potenziale produttivo di 4.000 tonnellate di mele.

La Georgia si riaffaccia sul mercato russo

Le relazioni intercorrenti tra Georgia e Russia non sono mai state molto amichevoli, tanto che le importazioni da questo paese sono state soggette a bando per molto tempo. Solo nel 2013 sono state riammesse le importazioni di mele, pere, frutta disidratata e agrumi, tra gli altri e nel 2014 la Georgia potrà esportare in Russia pomodori, cetrioli, cavoli, melanzane, ciliegie, albicocche, pesche, prugne, cachi, kiwi e frutti di bosco.

Negli ultimi sei mesi, le negoziazioni commerciali tra i due paesi hanno fatto passi avanti e, secondo il ministro georgiano all'agricoltura, le esportazioni di agrumi, pesche, mele e pere verso la Russia potranno aumentare significativamente.

Export di frutta dall'Africa favorito dall'embargo
Se i produttori africani saltassero la tappa europea e vendessero direttamente ai consumatori russi potrebbero triplicare se non quadruplicare le loro esportazioni di frutta verso la Russia. E' quanto evidenziato dalla Trade Alliance of African countries in Russia (Tacr), l'Alleanza commerciale dei paesi africani in Russia nella scia del boicottaggio annunciato da Mosca nei confronti delle importazioni di prodotti europei e statunitensi, in seguito alla crisi ucraina.

Secondo la Tacr, si potrebbero esportare direttamente in Russia banane, mele, noccioline, agrumi, avocado e, senza passare tramite intermediari europei, il prezzo delle derrate potrebbe diminuire anche del 20%.

Secondo i dati della dogana russa, nel 2013 sono entrate 261.000 tonnellate di frutta proveniente dall’Africa Orientale, per un valore di 258 milioni di dollari.

La Tacr comprende Paesi dell’Africa australe e orientale, ossia: Kenya, Uganda, Tanzania, Zambia, Zimbabwe e Sudafrica.

India e Brasile
Il commercio indiano può anch'esso trarre benefici dalle sanzioni: il paese ha già ricevuto dalla Russia richieste per forniture di patate e uva da tavola. L'India rimane al contempo un mercato interessante per molti paesi europeo.

In quanto al Brasile, la Russia ha allentato le restrizioni sul settore delle carni, cosa che darà al paese sudamericano uno sbocco in più, visto che esporta principalmente carne verso il mercato russo.

La Cina invita tutti alla calma
Le autorità cinesi hanno condotto un esperimento che prevedeva l'interruzione dei controlli al confine tra Russia e Cina. Secondo gli accordi, la Cina avrebbe potuto introdurre facilmente frutta e verdura in Russia, mentre i russi avrebbero potuto esportare legname. Pare però che i controlli doganali siano apparsi subito in forte disequilibrio, con l'ortofrutta cinese soggetta a severe ispezioni, mentre il legname russo passava il confine senza ostacoli; ciò ha condotto la Cina ad interrompere l'esperimento.

La previsione è che in inverno, dato che la Russia dipende dalle importazioni di frutta e verdura cinesi, un simile test possa essere nuovamente ripreso. Per inciso, la Cina ha accordi simili anche con limitrofi Kazakistan, Kirghizistan e Mongolia.

D'altra parte, la Cina ha dichiarato di non voler prendere parte alla guerra delle sanzioni in corso tra Russia e Occidente. Gli Stati Uniti avevano infatti cercato di tirare la Cina dalla loro parte, ma il paese orientale si è rifiutato di aderire ad una parte come all'altra, esortando entrambe a "mantenere la calma e tentare la via della soluzione diplomatica".
Data di pubblicazione: