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A cura di Maurizio Funaro (A.R.S.A.C. - Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese)

Nota sulla fragolicoltura calabrese

In Calabria, la produzione di fragole riguarda la specie a frutto grosso ed è concentrata prevalentemente nella Piana di Lamezia Terme (CZ), un areale dove le condizioni climatiche, pedologiche e socio-economiche sono particolarmente favorevoli per questa coltura.

Superfici limitate sono presenti anche sulla fascia ionica catanzarese e reggina, in provincia di Vibo Valentia, nell'alto Ionio Cosentino e recentemente anche sull'Altopiano della Sila. Dalla metà degli anni '90, quando prevaleva un sistema di coltura in campo aperto con l'ausilio di coperture realizzate in primavera con piccoli tunnel e la superficie complessiva era di circa 50-60 ettari, la fragolicoltura calabrese ha avuto un notevole sviluppo, raggiungendo negli anni 2008-2009 un picco di 260–280 ettari, quasi tutti realizzati in coltura protetta sotto grandi tunnel.

Negli ultimi 4-5 anni, soprattutto a causa della crisi di mercato che ha riguardato tutte le Regioni italiane, le superfici calabresi si sono ridotte a poco più dei 200 ettari attuali, che pongono la Regione per estensione delle superfici al sesto posto in Italia (vedi grafico sottostante).


Evoluzione delle superfici da metà anni '90 ad oggi (CSO – Ferrara).

L'affermazione della fragolicoltura in ambiente protetto ha consentito di sfruttare meglio le condizioni climatiche, al fine di ottenere prodotto in epoca molto precoce e di sfuggire o limitare gli effetti di eventi climatici sfavorevoli, sempre più frequenti nelle ultime annate. Ha prodotto, inoltre, modifiche nella scelta del tipo di piante utilizzate, che si è spostato sull'impiego prevalente di piante fresche (circa il 75%), di diversa provenienza (soprattutto da vivai polacchi e spagnoli), preferite alle piante frigoconservate per i seguenti motivi:
  • maggiore precocità di produzione;
  • possibilità di posticipare la piantagione di circa un mese, con conseguente riduzione dei costi;
  • scalarità nella maturazione dei frutti, che permette un impiego più efficiente e razionale della manodopera;
  • migliori caratteristiche qualitative dei frutti, in genere di pezzatura e forma più uniforme e regolare durante l’intero ciclo produttivo; minore incidenza di prodotto deformato e maggiore dolcezza.
Il trapianto delle piante fresche viene effettuato durante tutto il mese di ottobre, circa un mese dopo rispetto a quelle frigoconservate. Si adottano prevalentemente tunnel multipli di grandi dimensioni, realizzati con archi metallici zincati coperti con film di polietilene additivato, posti in opera prima della messa a dimora delle piantine. I tunnel sono dotati di apertura laterale, al fine di consentire una buona aerazione.

Si opera su terreno fumigato, sistemato in prode baulate, alte 25 cm e pacciamate con film di polietilene nero, forato per file binate di 35 cm tra le file e 20 cm fra le piante lungo la fila, per una densità di circa 60-70.000 piante/ettaro; irrigazione a pioggia dopo la piantagione e poi con ala gocciolante posta sotto il film pacciamante.

La raccolta è ad opera esclusivamente di manodopera femminile e avviene prevalentemente in vaschette da g 125 o 250 poste a loro volta in cassette di legno. Essa inizia in dicembre–gennaio, con frequenza settimanale durante la stagione invernale e si riduce ad intervalli di 2-3 giorni in primavera. Il frutto destinato al consumo fresco si raccoglie fino alla fine di maggio e il ciclo colturale si conclude in giugno con il conferimento del prodotto residuo all'industria del trasformato.

E' da rilevare la diffusione di tecniche di "produzione integrata", che prevedono una riduzione e razionalizzazione dell'uso degli antiparassitari e l'ottenimento di un prodotto di alta qualità esente da residui di prodotti chimici. Inoltre, una migliore valorizzazione e identificazione del prodotto è stata conseguita con l'istituzione da parte di una associazione di produttori, del marchio "Fragole di Lamezia", registrato nel 2001 e utilizzato in fase di commercializzazione.

Dalla fine degli anni '90 e fino al 2008, Camarosa è stata la varietà dominante in Calabria, dove ha rappresentato l'85-90% dei fragoleti. Questa varietà, che per un lungo periodo ha trovato nell'ambiente pedo-climatico della Piana di Lamezia Terme (CZ), più che in ogni altro areale del Sud Italia, un adattamento ottimale, è stata alla base dello sviluppo e del successo della fragolicoltura calabrese, in virtù della precocità di maturazione, dell'elevata produttività e qualità dei frutti la cui buona consistenza della polpa consente di sfruttarne appieno il potenziale produttivo per l'intero arco temporale di raccolta.

Negli ultimi anni, principalmente a causa di andamenti climatici sfavorevoli, è iniziato, per questa varietà, un inesorabile declino che sta costringendo i produttori calabresi a ricercare alternative varietali per diversificare la produzione e, soprattutto, per migliorare la precocità e il livello produttivo nel periodo invernale, epoca in cui Camarosa manifesta un'accentuata tendenza a produrre frutti deformati. Ciò ha provocato una rapida introduzione di diverse nuove varietà e, quindi, una marcata frammentazione dell'assortimento varietale (vedi grafico sottostante).


Standard varietale della fragolicoltura calabrese (CSO – Ferrara, 2014).

La necessità dei produttori calabresi di ricercare valide alternative varietali per differenziare e migliorare lo standard produttivo e commerciale costituisce forse il principale problema attuale della fragolicoltura calabrese. Su questo fronte sono in atto alcune iniziative pubbliche tendenti a ricercare soluzioni innovative a sostegno del sistema fragola.

Tra esse ricordiamo l'attività di sperimentazione varietale realizzata dall'ARSAC nell'ambito del Progetto Mipaaf + Regioni "Liste di Orientamento Varietale in Frutticoltura", coordinato dal CRA-FRF, che valuta nell'area di Lamezia fin dal suo avvio (1993) le nuove varietà di fragola, comprese le nuove selezioni diffuse in Italia quale risultato finale dei programmi di miglioramento genetico condotti nelle aree meridionali.

Inoltre, in questo contesto di profondo cambiamento, l'importanza rivestita dal comparto ha fatto ritenere strategico per questa Regione l'avvio di un programma di miglioramento genetico fortemente legato al territorio lametino, finalizzato a rinnovare la fragolicoltura calabrese con la costituzione di nuovo materiale genetico pienamente adatto all'ambiente.

Avviato nel 2008, inizialmente sulla base di una Convenzione stipulata dall'ARSSA, oggi ARSAC, con il CRA-FRF di Forlì, il programma di miglioramento genetico in Calabria è confluito, a partire da aprile 2010, in un Progetto approvato dalla Regione Calabria nell'ambito del Bando pubblico attuativo dell'APQ – "Ricerca scientifica e Innovazione Tecnologica".

Il progetto include, intensificandole, lo sviluppo di azioni già in corso da anni che riguardano l'intera filiera produttiva (vivaismo nelle aree di montagna, miglioramento genetico, campi sperimentali-varietali, istituzione di un marchio di qualità, ecc.) e ha il pregio di mettere insieme le risorse umane e materiali di soggetti privati (la Cooperativa Ortofrutticola Torrevecchia), di Organismi pubblici di ricerca (CRA-FRF) e dei Servizi in agricoltura (A.R.S.A.C.).
Data di pubblicazione: