Il batterio Pseudomonas syringae pv actinidiae (Psa), inizialmente caratterizzato da una virulenza modesta, era già stato isolato più di vent’anni fa nel continente asiatico. Successivamente, una mutazione più virulenta (Psa-V) - riscontrata a Latina nel 2008, e più recentemente in Nuova Zelanda, nella regione di Te Puke - sta mettendo a rischio la sopravvivenza della produzione actinidicola a livello mondiale.
Il batterio si moltiplica per scissione binaria: ogni venti minuti dà origine a una nuova generazione e dopo solo sette ore, partendo da un singolo batterio se ne originano 2 milioni. Inoltre, nel corso della sua moltiplicazione, è in grado di mutare il genoma a seconda delle condizioni ambientali.
Il batterio Psa vive su superfici organiche e inorganiche. E' in grado di sopravvivere per 8 giorni sulla plastica (materiale inerte), formando un biofilm protettivo, resiliente ai disinfettanti; sopravvive inoltre per 2 settimane sul legno e per 2 mesi sui residui colturali. Può sopravvivere anche per brevi periodi nell’acqua e nel suolo. Per questo sono essenziali il lavaggio e la disinfezione degli strumenti agricoli e di potatura.
La dispersione del batterio avviene tramite materiale propagativo infetto, per probabile diffusione naturale (schizzi di pioggia, vento, insetti, api, uccelli) e anche tramite abiti, calzature, strumenti e macchinar.
Ancora da chiarire il ruolo del polline nella diffusione del batterio. Nel novembre del 2010 il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste della Nuova Zelanda ha riscontrato campioni di polline positivi al batterio Psa, raccolti nel 2009 e nel 2010. Nonostante il ritrovamento del patogeno su granuli pollinici, però, non vi sono ancora evidenze sulla sua capacità di trasmissione.
La forma virulenta Psa-V penetra anche all’interno delle pianta attraverso aperture naturali come stomi fogliari e lenticelle e da ferite di potature, legature, gelo e grandine. Solamente le elevate temperature estive sono in grado di ostacolarne la diffusione: infatti, pur presente, il batterio non riesce a moltiplicarsi e a diffondersi.
Le infezioni primarie si sviluppano in autunno – primavera, in presenza di ferite provocate dal distacco dei frutti, dalla caduta delle foglie e dai tagli di potatura, abbinate a basse temperature e precipitazioni abbondanti.
Fattori predisponenti sono dunque una temperatura tra i 10 e i 20 °C e il clima umido e fresco. Nella pianta, il batterio sopravvive come epifita sulla superficie. In una prima fase, definita asintomatica, i batteri risiedono negli spazi tra le venature sulla superficie fogliare e usano i nutrienti delle piante.
Quindi il batterio penetra attraverso ferite e aperture naturali (infezione) e nella cosiddetta fase di transizione i batteri colonizzano gli stomi diffondendosi, attraverso le venature, allo stelo e al tronco. Dopodiché si registra l'invasione avanzata: avvizzimento, con necrosi dei germogli e dei tralci. Le elevate popolazioni sulle foglie provocano evidenti maculature.
Quando, infine, i batteri colonizzano i tessuti e raggiungono il sistema vascolare (xilema e floema) si ha la morte cellulare. Ancora non è chiaro cosa accade alle radici.
Il ciclo vitale di Pseudomonas syringae pv actinidiae.
In primavera, sulle piante colpite si manifesta l'avvizzimento primaverile da infezione invernale, oltre all'avvizzimento di gemme e germogli da infezione primaverile e dei giovani rami. E' in questo periodo che avviene la migrazione sistemica.
In estate, invece si registrano prima la colonizzazione stomatica e poi, in piena estate, la formazione di cancri sul cordone e tronco. La penetrazione del batterio avviene tramite lenticelle.
In autunno, dopo la raccolta, la penetrazione avviene attraverso le cicatrici del peduncolo del frutto e i batteri migrano dal peduncolo al ramo. In inverno sono ben evidenti gli essudati.
Quindi, nella sua relazione, Spadaro ha mostrato i risultati dell’isolamento in capsula, la caratterizzazione morfologica, funzionale, biochimica e nutrizionale del batterio Psa e infine, PCR specifica e sequenziamento ITS ottenuti negli studi realizzati da Agrinnova e le principali finalità del progetto sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino per il contenimento della batteriosi dell’actinidia in Piemonte: "Aspetti epidemiologici, Difesa, Caratterizzazione molecolare e Divulgazione dei risultati".