
Una dato che, in relazione all’inesorabile legge della domanda e offerta, fa aumentare i prezzi al chilo del frutto più coltivato e amato in Romagna. Le cifre fornite dal CSO per il mercato estero indicano per le pesche e nettarine di grossa taglia (dette A e AA) dai 0,95 al 1,04 al chilo, mentre per quelle più piccole (dette B e C) dai 0,85 all’1 euro al chilo. Sono prezzi che comunque risentono della presenza sul mercato di pesche greche e spagnole a prezzo minore.
"Il mercato con l’estero - spiega Laura Stocchi del CSO - sta andando bene. Soprattutto a partire dalle ultime settimane che ha visto una aumento delle richieste con l’aumento delle temperature in Germania, in Inghilterra, Austria e Polonia che sono i principali paesi europei importatori di pesche italiane. Inoltre proprio nelle ultime settimane sono diminuite le importazioni delle primizie provenienti dalla Spagna e dalla Grecia. Il mercato interno italiano va molto bene soprattutto perché nelle ultime settimane sono aumentate le produzioni di pesche di grossa pezzatura che sono quelle richieste dagli italiani".
Quindi nella settimana dal 27 giugno al 6 luglio è stata la pesca emiliano romagnola a farla da padrone. In diminuzione quelle provenienti dal sud d’Italia e dall’estero sono entrate sul mercato le 24.500 tonnellate provenienti dalla nostra Regione, cui andranno ad aggiungersi 9.000 tonnellate dal Veneto.
"Sono tutte pesche di grossa pezzatura - spiega Laura Stocchi - è questo, se sul mercato interno è un vantaggio diventa uno svantaggio per quello del nord Europa verso cui esportiamo più della metà della produzione italiana e che invece richiede pesche più economiche e più piccole. Sono infatti di solito quelle confezionate nei cestini. Significa che nella prossima settimane l’Italia potrebbe avere richieste di pesche nettarine di taglia piccola inferiori alle quantità prodotte".
Questo è dovuto al fatto che gli agricoltori italiani hanno scelto di piantare una specie, la Big Top, che produce pesche molto grosse. "Ora si cerca di indirizzare gli agricoltori nelle scelta delle specie da piantare, - continua Stocchi - cercando di eliminare i picchi produttivi e dei buoni bilanciamenti tra domanda e offerta. Rispetto all’anno scorso si è notevolmente ridotto il fenomeno. Infatti nel 2007 alla fine di giugno la produzione aveva sfiorato le 130.000 tonnellate, mentre quest’anno nello stesso periodo si è aggirata intorno ai 100.000".
In questo caso si tratta quindi di programmare per i prossimi anni una maggiore produzione di pesche a pezzatura più ridotta, anche se il clima è comunque determinante per la crescita dei frutti.
Per questa settimana il CSO prevede una diminuzione dell’offerta nazionale che dovrebbe aggirarsi sulle 61.000 tonnellate. In netto calo il sud, mentre il Nord raggiungerà le 49.000 tonnellate con l’80% proveniente dall’Emilia-Romagna e il restante dal Veneto. Mentre per la prossima settimana (14-20 luglio) l’offerta nazionale calerà di 20.000 tonnellate con 29.000 emiliano-romagnole.
Fonte: sabatoseraonline.it