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La siccità ha messo sotto scacco i produttori tunisini

Quattro anni consecutivi di siccità hanno messo sotto scacco i produttori tunisini e li hanno costretti ad abbandonare diverse colture a favore di altre, motivati anche da misure governative a supporto di queste coltivazioni. Selmi Mohameddhia, agronomo tunisino, commenta la situazione.

"Il minimo che si possa dire è che la stagione agricola in Tunisia è stata molto difficile a causa dello stress idrico, che ha impattato sulle aree coltivate e sulla resa. Tutto il territorio tunisino è stato classificato a rischio, ad eccezione di alcune località soprattutto vicino al confine algerino, grazie alla falda freatica collegata a questo Paese confinante, il che ha comportato un calo dei volumi del 50%, complessivamente per tutte le colture".

Continua Selmi: "I danni sono evidenti nelle aree arboricole, ma il calo di densità ha contribuito a migliorare la qualità dei frutti. Nelle cucurbitacee, come meloni e angurie, il calo raggiunge il 60% della superficie coltivata. Le solanacee, come pomodori e peperoni, si sono ridotte della metà".

La situazione ha spinto il governo tunisino a regolamentare l'uso dell'acqua, razionando anche l'acqua del rubinetto nelle abitazioni. Selmi ha dichiarato: "Queste misure nel settore agricolo hanno incluso il divieto d’esportazione di alcune colture definite strategiche o di primaria importanza, come i pomodori di cui è stata vietata l'esportazione anche in Libia, Paese che dipende molto dai pomodori tunisini, ad eccezione di poche aziende localizzate prevalentemente nel Sud. Ciò ha spinto la clientela abituale ad approvvigionarsi in gran parte dall'Egitto".

"Il governo ha anche introdotto quest'anno nuovi sussidi sulla coltivazione del grano, che hanno spinto i produttori ad abbandonare le loro colture a favore delle colture strategiche sostenute dal governo".

Selmi si dice preoccupato per la situazione che si potrebbe verificare nei prossimi anni. "I produttori hanno già raggiunto profondità significative dei pozzi, e stanno affrontando anche la salinità dell'acqua. In queste condizioni, solo gli impianti di desalinizzazione dell'acqua di mare potrebbero essere una soluzione. Per un Paese emergente, questo è molto costoso ma fattibile. Inoltre, bisognerà orientarsi verso il riciclo dell'acqua e utilizzarla almeno per irrigare le aree arboree e le colture foraggere".

Le piogge che sono cadute recentemente non sono bastate, conclude Selmi: "Sono arrivate tardi e in quantità insufficiente. Ne hanno beneficiato alcune colture come le drupacee, la cui maturazione è coincisa con le piogge, ma i loro prezzi sono ancora molto alti sul mercato".

Per maggiori informazioni:
Selmi Mohameddhia
+21696711802
dhiaselmi2018@gmail.com

Data di pubblicazione: