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Continua il dibattito: dopo Ilenia Nordera, interviene Roberto Pinton

Biologico, ecco altri motivi per la frenata dei consumi

Quali sono i motivi della frenata dei consumi nel settore del biologico? Ieri è stato pubblicato l'intervento di Ilenia Nordera, esperta del comparto e membro del Consiglio di Fruitimprese Veneto (cfr. Freshplaza del 22/08/2022). Al riguardo interviene oggi Roberto Pinton (Organic Consulting). "Sulla necessità di differenziare l'assortimento delle linee biologiche - scrive a FreshPlaza - rafforzare la trasparenza dei sistemi di tracciabilità e assicurare una comunicazione esauriente sulla sostenibilità concordo: sono aspetti del tutto condivisibili. Ho qualche dubbio, invece, sull'analisi dei motivi che stanno alla base della frenata dei consumi".

"L'Osservatorio permanente sull'andamento dei consumi elaborato da Confimprese-EY indica che, intercettando "la piena libertà degli italiani", a giugno la ristorazione è ripresa (+11,4%), così come è in forte recupero il travel (+65,5%); in tutta Italia, nei mesi successivi la stampa ha riferito la soddisfazione degli operatori turistici per l'andamento della stagione. Dopo due anni sofferti, sono comprensibilmente inarrestabili la voglia di entertainment (concerti estivi da 50mila e più spettatori) e di fuori casa (stime di Istituto Piepoli per Enit di 25 milioni di italiani in vacanza), mettendosi così alle spalle mesi di rinunce".

Continua Pinton: "Ma come i lockdown e la forte frenata del fuori casa hanno portato a uno speculare incremento nei consumi domestici di prodotti biologici, così la ripresa della "normalità" riporta a… consumi "normali". Dato che il peso dei prodotti biologici nella ristorazione (forse escludendo il vino, la cui presenza nelle carte anche dei locali di taglio medio è in costante crescita) è ancora contenuto - ottimo motivo per mettersi a ragionare sul canale - i conti sono banalmente e presto fatti: una cena fuori casa che tutti abbiamo ripreso a concederci è una cena in meno a casa con prodotti biologici e vale un -5% dei consumi domestici settimanali, una settimana di vacanza al mare, ai monti o nelle città d'arte comporta un -25% dei consumi domestici mensili, due settimane comportano un secco -50%, che sarebbe però azzardato inquadrare come crisi strutturale".

E aggiunge: "Se era avventato attribuire un carattere strutturale a cambiamenti contingenti determinati da situazioni eccezionali (boom di consumi domestici in lockdown), insomma, rischia di essere avventata una lettura da crisi dei consumi biologici, anch'essa intimamente legata a elementi fuori dall'ordinario. Non posso comunque che essere totalmente d'accordo con questa affermazione: in questa fase di crisi climatica e geopolitica, nel mezzo di una transizione culturale, la produzione biologica si conferma la scelta opportuna: rinunciando ad un'agricoltura basata sulla dipendenza dei combustibili fossili, producendo in maniera sostenibile, attraverso un uso responsabile delle risorse, riducendo l'inquinamento, dando un contributo importante per la sicurezza alimentare, creando nuove opportunità per produttori, trasformatori, lavoratori e generando nel contempo un positivo apporto all'intero settore agroalimentare, all'ambiente e alla società" conclude Pinton.