La situazione del mercato delle cipolle al nord Italia non è semplice. La domanda non è elevata, anche per via delle alte temperature che non invogliano a consumarne in grandi quantità. La disponibilità non manca, almeno a detta di alcuni commercianti, e i prezzi non sono soddisfacenti. Specialmente per gli agricoltori, che devono fare i conti con costi di produzione in forte rialzo.
"La cipolla precoce del nord d'Italia - spiega Davide Marmocchi, operatore con sede in Emilia Romagna - sconta una congiuntura non facile. Le richieste non sono alte, mentre il prodotto non manca e questo crea un appesantimento nelle contrattazioni. Nelle scorse settimane, è arrivato sui mercati il prodotto del Veneto che ha aumentato ulteriormente l'offerta. Occorre trovare un equilibrio fra le esigenze degli agricoltori e quelle degli acquirenti, con i confezionatori che, nel mezzo, scontentano sempre tutti".
In questi giorni sono in raccolta le varietà semitardive, in attesa del prodotto 'invernale' che si raccoglierà al nord dopo il 20 luglio. "C'è un rischio concreto - dice Marmocchi - di avere tanti tuberi sottomisura. Le temperature altissime stanno mandando in stress le piante e le cipolle ne risentono, anche se si irriga. Alte temperature fanno sì che i bulbi non crescano e la preoccupazione è che vi sia molto prodotto al di sotto del classico '50'. Agli agricoltori sto raccomandando di non portare in magazzino il sottomisura, perché averne molto significa aumentare le spese senza alcun ricavo, quindi meglio lasciarlo in campo".
Il prodotto tardivo entrerà in commercio una volta terminate le cipolle precoci ma, in questa strana annata, non sarà facile districarsi fra prodotto novello, conservato, italiano o estero: i compratori cercano sempre il miglior rapporto qualità/prezzo, sbilanciandosi più verso il prezzo che non verso la qualità.