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In questo periodo c'è chi preferisce produrre per l'industria invece che per il mercato del fresco

L'attuale situazione generata dall'incertezza, dalla maggiore propensione al risparmio da parte delle famiglie anche sulla spesa alimentare, dall'aumento insostenibile dei costi aziendali e da altre motivazioni macroeconomiche, ha comportato uno stravolgimento organizzativo in termini agronomici e commerciali per molte imprese agricole. Cresce ad esempio il numero di quelle aziende che preferiscono destinare le proprie superfici alla coltivazione di ortofrutta da conferire all'industria. Le ragioni, oltre a quelle sopracitate, sono anche altre. A parlarcene è un imprenditore agricolo della Basilicata, che però preferisce rimanere nell'anonimato.

"Sono circa 20 gli ettari che, a rotazione, dedico ad orticole, sia invernali sia estive, vendute alle grandi industrie alimentali italiane per la produzione di vegetali freschi surgelati o altre categorie di trasformati. Una scelta aziendale pensata già da tempo, ma che, con il perdurare degli spiacevoli avvenimenti commerciali, è andata sempre più affermandosi. Produco zucchine, melanzane, peperoni, rape, cavoli, zucche rosse e tanto altro. Si sottoscrive un contratto e si parte con le forniture. Garantire la quantità è indubbiamente una prerogativa fondamentale".

"La coltivazione in campo aperto desta crescenti preoccupazioni, in qualsiasi periodo dell'anno, non solo per i possibili eventi climatici distruttivi, sempre più frequenti e violenti, ma soprattutto per l'incertezza commerciale e le basse remunerazioni cui noi produttori non riusciamo a opporci".

"Lavorando per l'industria, si ha perlomeno la certezza di raccogliere tutto il prodotto e di non dover abbandonare i campi. Nessuna inutile contestazione, nessun mancato pagamento. Se si lavora bene, la soddisfazione economica non manca. L'aumento generalizzato dei costi di produzione e in particolare del packaging rende sempre più difficile e dispendioso fare affari nel mercato del fresco. La carenza di manodopera e i conseguenti problemi di maturazione del prodotto complicano ulteriormente le cose. Certo, nell'industria i prezzi di vendita sono sicuramente più contenuti, ma non possiamo lamentarci".