Desta grande preoccupazione la siccità, che sta continuando ormai da mesi. La portata del fiume Po, a metà marzo, è paragonabile a quella di luglio. Il fiume non solo è utilizzato per l'irrigazione nelle aree limitrofe al suo letto ma, tramite canali di derivazione, cede acqua anche a decine o centinaia di km di distanza.
"Siamo a metà marzo, ma la situazione idrica del fiume Po è grave, come se fossimo già in luglio". Lo afferma Carlo Carli, vicepresidente del Canale Emiliano Romagnolo.
"Il fiume Po è in crisi, in quanto non ci sono state piogge importanti né nevicate intense sulle Alpi. Il Canale Emiliano Romagnolo ha circa un metro di livello da ‘sfruttare’ per gli attingimenti, poi sarà crisi totale".
E' ormai il Centro sud l'area complessivamente più "bagnata" d'Italia: la conferma arriva dall'Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, analizzando i dati annuali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR IBE Climate Service), che indicano come il catanese, nell'area orientale della Sicilia, sia addirittura la zona più umida d'Italia, avamposto di una progressiva tropicalizzazione del clima.
"Incrociando i dati - commenta Francesco Vincenzi, presidente Anbi - emerge in grande evidenza la priorità del problema infrastrutturale per l'isola, dove è necessario non solo raccogliere l'acqua piovana, riducendo il rischio idrogeologico, ma trasferirla in quelle zone, che sono paradossalmente a rischio desertificazione".
E' il percorso del fiume Po, invece, a certificare la "grande sete" del Nord Italia: la leggera ripresa di portata a monte scompare lungo il percorso, non riuscendo a incidere sui flussi, che dal tratto lombardo-emiliano fino al delta segnano i nuovi record di minimo storico; ne è campione il rilevamento di Piacenza (-69% sulla media mensile), dove portate invernali così ridotte sono pari a quelle registrate a inizio luglio di un anno molto siccitoso come il 2021.
L'analisi dei dati piemontesi (le principali portate fluviali sono più che dimezzate rispetto allo scorso anno) ben disegna scenari di grande preoccupazione sul fronte dell'approvvigionamento idrico. A febbraio, le precipitazioni sono calate dell'87,1% sulla media (con punte anche oltre -90%), dopo un gennaio che aveva registrato addirittura -92,7%.
Una situazione di inusuale siccità si sta registrando in Valle d'Aosta, dove ai minimi livelli della neve si accompagna l'assenza di precipitazioni, che si riflette sul calo di portata della Dora Baltea, che scende sotto il livello dello scorso anno (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d'Aosta)
Situazione idrica largamente deficitaria anche in Lombardia, dove le riserve nivali segnano -53,5 % sulla media (fonte: ARPA Lombardia) ed il fiume Adda tocca il minimo del decennio.