In questi giorni, ancora una volta l'Etna fa sentire la sua voce, con episodi parossistici e straordinari, compresa la caduta di cenere che, nelle campagne, continua procurare danni alle coltivazioni, provocando quantomeno costi aggiuntivi per la pulizia straordinaria degli impianti e delle strutture.
Corrado Vigo
"Danni consistenti - afferma l'agronomo di campo Corrado Vigo - si sono verificati sulle coltivazioni alle falde dell'Etna: limoni, avocado, uva da mosto, mele, pere, ortaggi. Insomma, un po' tutte le coltivazioni hanno subìto danni. Soprattutto i disagi si sono avuti laddove, oltre alla cenere, sono caduti lapilli e vere e proprie pietre vulcaniche".
"Nonostante questi fenomeni ricorrenti (e ci ricordiamo ancora i danni del 1975, del 1982 e del 2002) - sottolinea Vigo - questa vera e propria calamità naturale non viene ancora risarcita in alcun modo, ma resta solo e sempre in capo agli agricoltori".
La ripresa dell'attività stromboliana dal cratere sudorientale va avanti da ormai 12 mesi, quasi senza tregua, a partire da febbraio 2021. Qualcuno inizia a parlare di un cambiamento nel "comportamento" dell'Etna e chiede di adottare un approccio diverso nella gestione dell'agricoltura.
Foto di repertorio, risalente all'anno scorso per lo stesso problema.
"Certamente siamo impotenti, di fronte al vulcano - conclude Vigo - Quel che però si può fare è di predisporre l'attuazione di interventi mirati e immediati a protezione delle colture, con l'ausilio di manovalanza messa a disposizione dalla res pubblica. Non è possibile assistere a una vera e propria calamità, con cadenza quasi giornaliera, lasciando che le imprese agricole la affrontino da sole. Gli interventi per la pulizia delle coltivazioni devono essere veloci. A questo si aggiunge la storia senza fine dei consorzi di bonifica, che non erogano l'acqua necessaria per l'ordinaria irrigazione, figuriamoci per questi interventi "ordinariamente straordinari", che ne richiedono tantissima".