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Un inizio anno nero per i carciofi pugliesi a causa dei prezzi stracciati

Il 2022 non inizia molto bene per i produttori pugliesi di carciofi, l'ortaggio più coltivato nella regione, con oltre 100mila tonnellate raccolte nelle diverse province, prima fra tutte quelle di Brindisi e Foggia.

"Subito dopo Capodanno - commenta Ermanno Barletta di Biemme Srl, società leccese specializzata nella fornitura ortofrutticola ai mercati generali - abbiamo visto crollare il prezzo dei capolini di oltre il 50%. Attualmente, infatti, le quotazioni al produttore variano da 0,15 a 0,20 €/pezzo, al quale poi vanno aggiunti i costi di traporto, di imballaggio e le commissioni dei commercianti. La realtà è che molti  agricoltori, per non perdere il raccolto, stanno conferendo anche alle industrie di trasformazione a 0,04-5 €/carciofo. E' un vero disastro!".

"Gli ingenti carichi di prodotto tunisino ed egiziano arrivano sulle nostre tavole in un fase in cui questi volumi d'importazione non servono. I carciofi provenienti dalla Tunisia e dall'Egitto, esteticamente anche più belli di quelli italiani, vengono venduti a prezzi stracciati (0,08-9 €/capolino). E' per questo che si crea un caos commerciale, con conseguenti deprezzamenti per le coltivazioni italiane. Il problema è che, nella maggior parte dei casi, non sappiamo quanto il prodotto che giunge dall'estero risponda agli stessi criteri che disciplinano la produzione nazionale ed europea".

"Tra le varietà colpite dal crollo dei prezzi troviamo il Violetto di Brindisi Igp, ma anche i carciofi Opal e Madrigal hanno subito un netto calo delle quotazioni. Si arriva a sperare in un ritardo nei traporti marittimi e quindi in un eventuale deperimento del prodotto fresco d'importazione. Ma al contempo serve sensibilizzare i buyer nazionali ad acquistare esclusivamente carciofi italiani, seppur con ordinativi limitati, purché sia merce nazionale. E' una situazione difficile, resa ancora più complicata dai rincari generalizzati".