E' in corso la raccolta del pomodoro Riccio di Parma, un'antica varietà recuperata, ma che potrebbe diventare una coltivazione diffusa nelle colline parmensi. Al momento sono tre le aziende che si sono associate, ma l'esperienza è aperta anche ad altri interessati.
"Quest'anno stiamo coltivando circa 14mila piante - dice Gabriele Colla, presidente dell'Associazione di valorizzazione - con metodo biologico. Il meteo ci ha dato una mano e le bacche sono sane, con elevato °Brix e intenso colore rosso. Nel mercato del fresco, lo vendiamo attorno a 3,80 euro/kg".
Le piante sono coltivate con sostegni per lo sviluppo verticale e ogni pianta produce 2-3 frutti che, nella prima fioritura, possono arrivare anche a 1,2 kg l'uno. Poi il calibro diminuisce leggermente negli ultimi stacchi, rimanendo comunque sempre molto grosso.
"Il pomodoro Riccio di Parma presenta solcature e spalla verde - continua - ed è molto dolce, con una punta leggermente acidula. La buccia è sottile, il che lo rende adatto solo a una raccolta manuale: ecco uno dei motivi per cui è andato in disuso, in quanto non è possibile raccoglierlo meccanicamente. Le piantine, a sviluppo indeterminato, possono raggiungere anche i due metri e mezzo di altezza. Ottimo per essere consumato in insalata da solo o con altre verdure, è indicato anche sotto forma di passata".
Le aziende associate sono Agricola Colla (di Corcagnano), Agricola Centrale della Frutta (a Bannone di Traversetolo) e all'Agricola La Torre a Pilastro di Langhirano. L'Associazione degli agricoltori custodi del Riccio, seguendo le tracce del professor Carlo Rognoni, ha effettuato studi e selezioni di semi in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, riportando in auge la coltivazione della varietà autoctona.
Il professor Rognoni ne intuì in seguito le potenzialità, soprattutto sotto forma di conserva (le prime prodotte erano in forma di panetti). Grazie alla sua determinazione, furono in tanti a seguirlo e la produzione del Riccio di Parma divenne parte integrante dell'economia locale, per poi essere abbandonata e, oggi, di nuovo riscoperta.
Per maggiori informazioni: www.pomodororicciodiparma.it