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Intervista a Jordi Mor, il promotore del modello rivoluzionario Zaragoza

Mandorlicoltura: 'un metodo che si sposa con i tempi moderni'

Jordi Mor è un agrotecnico spagnolo con diversi anni di esperienza sulla coltivazione di drupacee, ed è anche il promotore del modello Zaragoza, il nuovo metodo rivoluzionario di gestione dei mandorleti sperimentato per la prima volta nell'area mandorlicola prossima alla città di Saragozza. Trattasi di un modello che, già da alcuni anni, sta riscuotendo successo non solo in Spagna e in Italia, ma anche in altri continenti.

Jordi Mor

FreshPlaza (FP): Come e quando nasce l'idea di realizzare il modello innovativo Zaragoza?
Jordi Mor (JM): Fino al 2014, la mandorlicoltura avveniva in 2 modi: o con il sistema tradizionale, che prevede poche piante per ettaro (circa 350 piante/ettaro) e di conseguenza basse rese, oppure con il sistema superintensivo, fino a 2500 piante/ettaro e un costo iniziale dell'investimento notevole, per il quale però sono state evidenziate alcune problematiche. Infatti, con il passare degli anni e con il crescente interesse verso il superintensivo, la disponibilità di piante ha iniziato a scarseggiare, mentre negli impianti già avviati, dopo un primo periodo di elevata efficienza (circa 7 anni), le piante tendevano a essere sempre meno produttive. Sono partito proprio da qui, con l'intento di realizzare un metodo di coltivazione che fosse una via di mezzo tra tradizionale e superintensivo, capace di abbattere i costi di investimento, far entrare precocemente in produzione l'impianto e aumentare le rese in termini di qualità e quantità.

Mandorleto al secondo anno dal trapianto gestito con il metodo Zaragoza (Spagna).

FP: Quali sono i punti di forza e di debolezza del modello Zaragoza?
JM: Tra i punti di forza, è opportuno ricordare: la necessità di poca manodopera e poche ore di lavoro, un alto grado di meccanizzazione, una pianta totalmente formata già dopo i 30 mesi (meno di 3 anni), investimenti contenuti, quindi maggiori possibilità di accedere ai prestiti da parte delle banche, e un rischio ridotto ma con rendimento produttivo simile al superintensivo, se non addirittura superiore con il passare del tempo.

Per il modello Zaragoza ho realizzato un vero e proprio business plan, che mi è stato utile soprattutto verso gli agricoltori più scettici. All'inizio ho faticato, ma quando il produttore si è reso conto che riusciva comunque a ottenere un anticipo di entrata in produzione (a partire dal secondo anno dal trapianto), ottimi volumi e un recupero dei costi d'investimento iniziale già al 3°- 4° anno, la promozione del modello è andata da sé.

Produzione, pianta al terzo anno dal trapianto.

L'unico punto debole era quello relativo alla raccolta, poiché la mia idea era di velocizzare le operazioni attraverso sistemi totalmente meccanizzati, evitando di ricorrere al braccio scuotitore, a reti o all'impiego di molta manodopera. Questo è un problema che abbiamo quasi risolto. Insieme a un team di ingegneri e imprese, infatti, stiamo lavorando a una nuova macchina progettata per la raccolta che chiameremo proprio 'Raccoglitrice Zaragoza'. Trattasi di una macchina scavallatrice per la raccolta in continuo delle mandorle, molto facile da utilizzare, economica e dalle grandezze ridotte, che permetterà la raccolta dalle piante allevate a forma libera cespugliosa (e non a parete), con densità di impianto che possono arrivare fino a 1000 piante per ettaro (sesto 5m x 2m).

FP: Quando verrà messo in commercio questo nuovo macchinario?
JM: Crediamo non prima del 2022. Stiamo facendo passi da gigante, al riguardo. Occorre perfezionarla e poi collaudarla. Per accorciare i tempi, verrà utilizzata già dalla prossima campagna mandorlicola sia nell'emisfero nord sia in quello sud, così da poterla provare anche in ambienti e con varietà diverse.

FP: Qual è l'imprenditore tipo che solitamente decide di adottare questo metodo?
JM: Il modello di gestione Zaragoza si adatta sia al piccolo agricoltore sia alle grandi imprese che vogliono mettere a dimora centinaia di ettari. Stiamo parlando di un modello che non necessita di chissà quanta manodopera specializzata.

FP: Quanto è importante affidarsi a tecnici/agronomi per poter avere ottimi risultati?
JM: Sostanzialmente abbiamo un percorso semplice e comprensibile, ma non scontato e banale. Il tecnico, in questo nuovo sistema di gestione, è fondamentale specie nelle prime fasi, quando si va a impostare la pianta con specifiche potature (potatura di formazione), affinché si ottenga una chioma cespuglioso-cilindrica, di 180-200 cm di diametro, 220-240 cm di altezza totale posta su un tronco di circa 75-80 cm. In Italia avete un ottimo ambasciatore, l'agronomo Vito Vitelli, il quale ha promosso il metodo Zaragoza in diverse aree mandorlicole, dal Nord al Sud del Paese.

Potatura di formazione (topping) su piante al primo anno dal trapianto.

Il sistema di gestione Zaragoza si sposa molto bene con i tempi moderni, in quanto, con piccoli investimenti e una ridotta manodopera, si riescono a ottenere risultati straordinari. Non si tratta di una mia idea, ma di un'elaborazione delle esigenze concrete che arrivano dal campo, dalle imprese che non inseguono le tendenze o gli interessi dei fornitori di mezzi agricoli. Il modello Zaragoza offre soluzioni che portano benefici all'intera filiera, adattabili e proponibili in qualsiasi contesto.

Per maggiori informazioni
Jordi Mor
+34 650817711