Le immatricolazioni delle macchine agricole per l'anno che si è appena concluso segnano una forte contrazione rispetto al 2019, anche se negli ultimi due mesi del 2020 si è avuto un recupero significativo, con una crescita delle trattrici vendute pari a 38,5% a novembre e 38% a dicembre, oltre all'incremento del 43% a novembre e di quasi il 38% a dicembre sulle trattrici con pianale di carico.
Un bilancio che appare meno grave del previsto, grazie all'impennata delle vendite registrata nella parte finale di un'annata che viene considerata come una delle peggiori per il mercato delle macchine agricole; un settore in cui la domanda di mezzi nuovi si riduce notevolmente ogni anno, a causa di un continuo aumento della tendenza nel preferire macchine usate.
La pandemia ha provocato un crollo delle vendite tra marzo e maggio. In quel periodo, infatti, sempre meno agricoltori hanno scelto di investire in mezzi agricoli, nonostante fossero presenti crediti d'imposta che permettevano di finanziare una parte della spesa sostenuta, agevolazioni che sono state rinnovate anche per il 2021.
L'incremento delle immatricolazioni a fine 2020 - osserva FederUnacoma - potrebbe anticipare una fase di ripresa, anche in virtù del rinnovo del credito d'imposta per il 2021, destinata a caratterizzare i primi mesi del nuovo anno. L'andamento del mercato resta comunque subordinato agli effetti della pandemia, che registra una recrudescenza e che continua a pesare come una grave incognita sui settori produttivi.
All'interno del trend generale si notano comunque andamenti diversi da Regione a Regione, dovuti in parte ai meccanismi locali di finanziamento per l'acquisto delle macchine e alle condizioni delle imprese agricole nelle differenti realtà. Nel bilancio di fine anno alcune importanti Regioni hanno subito per le trattrici un calo di vendite maggiore rispetto al dato medio nazionale (Emilia Romagna -34,3%, Lombardia -8,9%, Veneto -9,7%), mentre altre Regioni, sempre tra quelle di maggior peso nel mercato della meccanica agricola, hanno addirittura chiuso con significativi incrementi (Piemonte +24,6%, Puglia +9,1%, Sicilia +5,5%).