Al centro nord vi è una catena di supermercati che ha iniziato un'offerta a dir poco "civetta". Si tratta di angurie vendute a 9 centesimi al kg, una cifra che lascia pochi margini di guadagno.
La foto è stata scattata il 27 luglio 2020 in un supermercato del centro-nord Italia
Volendo fare una media generale, i costi di produzione sono attorno a 15 centesimi al kg. Già con liquidazioni a 20 centesimi gli agricoltori faticano a far quadrare i conti. Con 9 centesimi, tutti lavorano in rimessa, ovviamente.
Ma l'aspetto più grave è far pensare al consumatore che 9 centesimi sia un prezzo ragionevole. Perché anche la Gdo è in rimessa con una cifra del genere, ma ha il vantaggio di attirare a sè frotte di clienti che, almeno per uno o due giorni, faranno la spesa nei punti vendita con tale offerta. Si tratta di una fascia di consumatori che possono essere definiti "i transumanti della spesa" o anche "i cacciatori di offerte" o gli "appassionati del volantino".
In fin dei conti, chi fa la spesa spende poco e si accaparra 2 o 3 angurie da 12 kg l'una spendendo due o tre euro; il supermercato lavora in rimessa sull'articolo ma porta gente nel punto vendita. L'anello più debole della filiera, l'agricoltore, è quello che ne paga le spese: se anche gli fosse pagata 15 cent/kg, quell'anguria gli resta indigesta, perché passa al consumatore passa il messaggio che il prodotto non vale nulla.