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Potatoes New Zealand chiede delle misure di emergenza per vietare le importazioni dall'UE

Potatoes New Zealand chiede al governo della Nuova Zelanda di prendere urgentemente in considerazione l'imposizione di misure a breve termine, che limitino l'importazione in Nuova Zelanda di patatine surgelate a prezzi molto ribassati, onde evitare una minaccia alla sicurezza alimentare.

I coltivatori di patate della Nuova Zelanda forniscono circa l'85% del mercato interno. Una grande parte delle patatine fritte (chips) viene consumata nel settore dell'ospitalità, che dà lavoro a un gran numero di persone in tutto il Paese ma che, a causa delle restrizioni di livello 3 e 4 per il Covid-19, è stato chiuso per 2 mesi e, anche per il livello 2, stiamo assistendo ad aperture parziali e alcune aziende più piccole (fino al 25%) chiuderanno definitivamente. Ciò ha appiattito le vendite di patate neozelandesi fresche e trasformate.

A livello globale, l'interruzione della catena di fornitura, e in particolare le vendite al settore dell’ospitalità in virtù delle restrizioni Covid-19, ha portato al crollo totale dei prezzi delle patate nei principali centri di produzione, in particolare l'Unione europea (UE). Ciò porterà presto a un calo straordinario dei prezzi delle patatine surgelate provenienti dall'UE, e si prevede che succederà la stessa cosa in altre parti dell'emisfero settentrionale, in particolare nel Nord America. Attualmente, l'UE ha circa 2,6 milioni di tonnellate in eccesso di patatine surgelate.

Se non vengono messe in atto misure urgenti per impedirlo, è probabile che la Nuova Zelanda venga sommersa dalle importazioni di patatine congelate a prezzi straordinari. Questo, insieme all'impatto dell'attuale pandemia, causerebbe a sua volta danni gravi e prolungati alle industrie neozelandesi produttrici di patate e alla trasformazione delle patate. Questa situazione potrebbe indurre i coltivatori di patate a piantare colture alternative e, a sua volta, portare a una carenza di tuberi coltivati in Nuova Zelanda, che, data la dipendenza del Paese dalle patate come fonte di cibo, rappresenterebbe un serio rischio per la sicurezza alimentare (intesa come autosufficienza, NdR).

Come esempio di intervento in un singolo Paese europeo, il governo olandese sta formulando un programma di finanziamento che prevede un importo di 50 milioni di euro per sostenere i coltivatori di patate che devono far fronte a un surplus di tuberi, provocato dal calo della domanda. I coltivatori con un surplus di prodotto potranno fornirle, secondo un programma che ne assorbirà le eccedenze, con un corrispettivo per i coltivatori di ca. 50 - 60 euro per tonnellata. Senza tale intervento, il prezzo del mercato aperto non sarebbe probabilmente stato superiore a 10 euro per tonnellata, rispetto al normale prezzo di 150 euro per tonnellata.

Nel frattempo, i produttori neozelandesi di patatine surgelate hanno creato livelli significativi di scorte e stanno già gestendo un eccesso di fornitura di patate crude. Di conseguenza, i contratti con gli agricoltori per la futura produzione di tuberi avranno volumi ridotti, a prezzi più bassi.

I trasformatori locali potrebbero anche dover prendere decisioni in merito alla chiusura temporanea delle strutture di produzione, per far fronte ai livelli di scorte in aumento e a una domanda notevolmente ridotta. La gamma di soluzioni correttive che prenderanno in considerazione includerà riduzioni dei turni, chiusure temporanee degli impianti e un numero di esuberi potenzialmente significativo.

Per maggiori informazioni:
Potatoes New Zealand
www.potatoesnz.co.nz 

Data di pubblicazione: